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Cronache
La morte a Venezia in un giorno di festa, annega un 28enne: racconto infernale
Riccardo Nardin

Di certo è che la Festa del Redentore, per secoli la festa più sentita e importante per i veneziani, nota come la Festa famosissima – anche se adesso per ragioni di marketing è chiamata ‘Notte Famosissima’-, celebrata ogni anno la terza domenica di luglio per ricordare la fine dell'epidemia di peste del 1575-1577, mai come quest’anno è stata disertata dai veneziani doc e presa d’assalto dai turisti. Molti abitanti, infatti, hanno preferito lasciare agli ormeggi i loro tipici sandoli, mascarete, tope, cofani e ritirarsi chi a casa, chi addirittura fuori dalla città.

Una scelta dettata dal senso di estraneità con una festa che ormai, come tutto il resto in città, è stata svenduta, resa un “brand” per turisti che hanno pagato cifre assurde - alcuni anche 1800 euro - per essere in prima fila, in gondola, in taxi o in orrendi lancioni a godere della ''magia dei foghi'', come a Venezia sono chiamati i fuochi d’artificio.

E che ieri sera la tragedia potesse scappare è un pensiero cha ha sfiorato la mente di molti fra quelli presenti in laguna, compresa la mia. Dicono fossero centomila le persone appollaiate sulle rive per vedere i fuochi. E 30mila quelli che li hanno visti dalle oltre 4000 mila barche. Certo è che rispetto all’anno scorso le imbarcazioni sono aumentate di almeno 300/400 unità e che il moto ondoso causato da quest’invasione oceanica di scafi era chiaramente ed evidentemente pericoloso.

28enne muore annegato a Venezia, la festa infernale del Redentore e la tragedia che si poteva evitare 

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