Culture
Bologna, l'Ottocento avrà il suo museo: pronta una collezione di 85 opere






Apre a Bologna un nuovo spazio culturale dedicato ai maestri locali che sarà centro di ricerca e formazione. In programma anche mostre temporanee ed eventi
Un altro tema interessante è quello dell’Orientalismo, che ebbe importanti echi sia nell’arredamento che nella moda del tempo. Tra gli artisti che ben intercettarono la tendenza ci furono Alberto Pasini (1826-1899), Fausto Zonaro (1854-1929) e i fratelli Alberto (1858-1906) e Fabio Fabbi (1861-1945) che mutuarono la propria passione dai frequenti viaggi in luoghi esotici. La sezione si apre con un acquerello recentemente riscoperto di Alberto Fabbi, La venditrice di fiori che reca curiosamente un cartiglio dei magazzini “Abraham & Straus” di Brooklyn, segno che l’artista, dall’Egitto, dove risiedette per diversi anni, inviò opere in tutto il mondo. C’è anche il grande dipinto La stanza del piacere di Fabio Fabbi, che riprende volutamente un’opera del pittore Hermann Fenner-Behmer (1866- 1913) dal titolo Nonchalance, esposta alla Grosse Berliner Kunstausstellung del 1907. L’opera di Fabbi è caratterizzata da potente esotismo e sensualità.
La sezione dedicata al Simbolismo comprende opere fondamentali per lo sviluppo della corrente a livello nazionale. L’alunna, di Mario De Maria, opera che apre la sezione, rappresenta visivamente una poesia di Gabriele D’Annunzio contenuta nella raccolta Isaotta Guttadauro (1886). Il dipinto a olio su seta nera a forma di ventaglio, con la dedica a Vera Angeli, moglie del critico d’arte Diego Angeli, rappresenta i Giardini di San Lorenzo, sede della Biennale di Venezia, di cui De Maria fu tra i fondatori.
Mentre il dipinto Pomeriggio di un fauno (Sinfonia bionda), esposto alla Biennale del 1909, si ispira al poema del simbolista Stéphane Mallarmé Il pomeriggio di un fauno (1876) che fu uno dei manifesti del Simbolismo mondiale oltre che riecheggiare il Prélude à l’après-midi d’un faune (1891-94) di Claude Debussy. Un altro importante autore, soprattutto per Bologna, è Augusto Sezanne (1856-1935), che ideò, nel 1888, l’effige dell’Università in occasione dell’VIII Centenario dell’Alma Mater, e di cui sono esposti tre capolavori: Calle veneziana, Faro della Laguna e La settimana della passione. Si segnalano anche le due opere simboliste: Serenata, di Raffaele Faccioli (1845-1916) e I sette vizi capitali, del già citato Fabio Fabbi.
Una rappresentanza della Secessione (termine che indicava una “rottura” con il passato: la prima fu a Vienna nel 1897, poi a Monaco e così nelle maggiori città europee, tra cui Roma: 4 edizioni tra il 1913 e il 1916) si può rintracciare nel lavoro degli artisti bolognesi Carlo Corsi (1879-1966), Emma Bonazzi (1881-1959), Alfredo Protti (1882-1949), Guglielmo Pizzirani (1886-1971), Garzia Fioresi (1888-1968), Giovanni Romagnoli (1893-1976). Nella sezione sono presenti tre significativi autoritratti di Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani e Giovanni Romagnoli. Emma Bonazzi (1881-1959) fu tra le artiste più importanti del “Déco bolognese”. A rappresentare la sua arte, che fu influenzata da Egon Schiele e Gustav Klimt è l’opera La giovinezza.
Trovano posto nel percorso di mostra anche alcune opere a sfondo religioso, come l’Ecce Homo di Fabio Fabbi, in cui il volto emaciato di Cristo emerge potente dalle tenebre, e la sezione dedicata alla ritrattistica, inaugurata dal Ritratto della moglie di Alessandro Scorzoni (1858-1933). Degno di nota è anche lo Zuavo di Alberto Fabbi (1858-1906), un artista che si specializzò in ritrattistica celebrativa, come nella serie dei Ritratti dei Bolognesi illustri (1896-1900). La sezione è arricchita da numerose altre opere, come il Ritratto della Signora Clara Pasquini di Antonio Maria Nardi (1897-1973) o la serie dedicata ai personaggi dell’arte di Gino Marzocchi (1895-1981) che vede un Giorgio Morandi sagacemente sottoposto a giudizio dallo stato maggiore dell’arte degli ultimi secoli. Tra le figure si riconoscono Leonardo Da Vinci, Tiziano, Giorgione, Raffaello, Michelangelo, Perugino e Caravaggio e gli autorevoli storici dell’arte Giulio Carlo Argan, Lionello Venturi e Roberto Longhi.