Culture
Etica per la tecnologia, nuovo insegnamento al Politecnico di Milano
Etica per la tecnologa, così il Politecnico di Milano apre gli orizzonti a nuovi insegnamenti

Ethics for Technology: questo l’insegnamento universitario che il Politecnico di Milano ha deciso di attivare già dal prossimo semestre per formare futuri ingegneri consapevoli dell’impatto etico della progettazione ingegneristica. Il nuovo insegnamento è stato inserito nel programma didattico dei Corsi di Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica, ngegneria Chimica, Ingegneria Energetica, Ingegneria Nucleare e Ingegneria Fisica. A tenere il nuovo corso sarà Daniele Chiffi professore di logica e filosofia della scienza del Politecnico. Nello spiegare il perché di questa scelta il rettore Ferruccio Resta ha evidenziato le sfide di carattere sociale che la pervasività della tecnologia sta mettendo sempre più in evidenza: dalla salute alla sicurezza; dalla mobilità alla sostenibilità; dall’urbanizzazione al clima. Sfide le cui risposte sono sempre più spesso, e a volte con disinvoltura, demandate agli algoritmi, imperfetti, poco trasparenti, non rispondenti alla realtà sociale. Per questo si rende necessario comprendere in profondità sia le potenzialità che i rischi delle scelte tecnologiche, e si ritiene quindi indispensabile partire dalla formazione per giungere a una nuova etica della responsabilità. Responsabilità, parola troppo spesso trascurata che occorre coniugare con un’altra parola, etica, attraverso il potenziamento dei curricula ingegneristici con curricula di impronta umanistica. Se è vero che la vita di domani sarà sempre più legata al progresso della scienza e della tecnologia, occorre sapere dove questa tecnologica ci condurrà per scegliere e decidere in modo responsabile.
Molti sono i casi emblematici: dall’eccessivo affidamento su algoritmi che spesso inglobano messaggi socialmente sbagliati, all’analisi dei Big Data finalizzata alla medicina di precisione che sollevano seri problemi di privacy. Così come la ricerca di materiali innovativi, che non può prescindere da una strategia di sostenibilità o all’utilizzo di un veicolo senza guidatore che comporta tuttavia un inevitabile ulteriore sfruttamento delle risorse energetiche.Questo in sintesi il messaggio emerso dalla conferenza stampa, alla quale hanno dato un contributo significativo e chiarificatore Helga Nowotny, sociologa, per anni Presidente dell’European Research Council che ha evidenziato come sia l’incertezza a fare da padrone nel paradigma tecno-economico attuale: lavori perduti/lavori nuovi; e come sia necessario spacchettare per così dire il funzionamento degli algoritmi per cercare di spogliarli dai vizi di carattere sociale presenti nei dati che gli stessi algoritmi utilizzano.
A sfatare alcuni pregiudizi sull’Intelligenza Artificiale è stata Mariarosaria Taddeo - filosofa, vice direttrice del Digital Ethics Lab dell’Università di Oxford,- che nel suo intervento ha sottolineato come gli errori nell’impiego dell’IA siano sempre riconducibili all’uomo e che l’IA è solo un mediatore, importante e utile, ma pur sempre un mediatore tra uomo e ambiente. Uno strumento di aiuto fondamentale per l’uomo che ci consente di utilizzare al meglio la tecnologia per aumentare le capacità umane e liberare tempo. Anche qui un accento particolare sull’etica: etica dei dati, etica degli algoritmi, etica delle professioni per capire da un’analisi preventiva cosa sarà socialmente accettabile, legalmente definito, umanamente preferibile. Insomma un codice deontologico in un contesto sempre più globalizzato. Messaggio riassumibile in una nuova dimensione del rapporto tra uomo, scienza, ricerca e ambiente: non più homo habens che modifica a suo piacimento senza tener conto delle conseguenze, ma homo sapiens guidato dal presupposto di cosa la tecnica può fare per noi e non cosa possiamo fare noi con la tecnica.