Culture
Gli artigiani della Val Camonica in mostra a Ginevra
Un’esposizione poetica e di grande bellezza che ha visto il coinvolgimento di tutta la comunità, con il coordinamento dello scultore Stefano Boccalini
In Italia, in numerosi settori, vengono attivate iniziative sostenute da fondi pubblici di cui spesso solo gli addetti ai lavori sono a conoscenza. Alcune sono veramente significative e permettono di offrire al mondo il meglio dell’ingegnosità e del talento del nostro Paese. Una di queste, sostenuta dal MiBACT, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, e dalla sua Direzione Generale Creatività Contemporanea, è l’Italian Council, che sostiene progetti di produzione, promozione, diffusione e conoscenza dell’arte contemporanea italiana nel mondo, promuovendo internazionalmente artisti, curatori e critici, favorendo lo sviluppo dei talenti e incrementando le pubbliche collezioni. Il tutto finanziando i progetti più interessanti che vengono sottoposti a una prestigiosa commissione di valutazione (nella nona edizione di dicembre 2020 ne sono stati presentati 204 e finanziati 37, tra cui 9 borse di studio).
Tra i vincitori nella sezione dedicata alle opere destinate a finire nei musei italiani dell’ottava edizione – luglio 2020 – figurava la proposta ideata dallo scultore Stefano Boccalini e presentata dalla Comunità Montana di Valle Camonica dal titolo La ragione nelle mani, destinata alla GAMeC, Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Il lavoro ha raccolto anche l’attenzione di vari partner internazionali, dalla Art House di Scutari, in Albania, alla Sandefjord Kunstforening, in Norvegia, dall’Accademia Belle Arti di Bologna al Musée Maison Tavel-Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra. Proprio in quest’ultima istituzione è aperta fino al prossimo 27 giugno la prima esposizione del suggestivo progetto artistico.
Si tratta dell’elaborazione e della “traduzione” in forma di manufatti-sculture di nove parole che, nelle più diverse lingue, identificano il rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani. Con la guida dello scultore e docente alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, quattro artigiani di Monno, in collaborazione con otto bambini (i migliori di un laboratorio che ha coinvolto tutti i piccoli del comune dell’alta Val Camonica dedicato alla scelta degli intraducibili vocaboli), hanno realizzato dei magnifici manufatti, grazie alle antichissime pratiche appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, il ricamo, l’intreccio e l’intaglio del legno.
A Ginevra, e prossimamente a Bergamo, se ne ammirano nove. Dal raffinato ricamo Anshim (dal coreano “sentirsi in armonia con sé stessi e con il mondo”) bianco su bianco a “punto intaglio”, montato come un quadro, al legno di noce sapientemente intagliato per Gurfa (dall’arabo “acqua che si riesce a tenere nel palmo di una mano come metafora di qualcosa di molto prezioso”); dal pezzotto, tappeto fatto con tessuti lavorati a telaio manuale, Balikwas (dal filippino “abbondonare la propria sicura routine”) al manufatto di legno nocciolo intrecciato Ohana (dall’ hawaiano “la famiglia che comprende anche gli amici e non lascia indietro nessuno”), realizzato con la tecnica utilizzata per la creazione di cestini e gerle.
Il tutto a formare una grande installazione, legata all’ecosostenibilità di un’antichissima comunità, che, dalle incisioni rupestri preistoriche (il primo Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO all’Italia) in poi, ha saputo mantenere un’identità precisa e unica, pur sapendo confrontarsi, come in questo caso, con la ricchezza e i portati delle culture etniche del mondo.