Culture
Il mito di Troia diventa museo
di Paola Serristori
La scultura gigante di un cavallo di legno accoglie i visitatori all’entrata del parco archeologico di Troia. La città stretto dei Dardanelli e la sua storia mitologica, cantata da Omero nell’Iliade, citata nell’Odissea, ma anche all’inizio dell’Eneide, tramandate ai posteri, ancora materia di studio ai giorni nostri, infine risorgono interamente dalle rovine nel 2019 in un museo creato sul sito. Un’emozionante occasione per gli studiosi e tutti coloro che hanno appreso sui libri le vicende di Troia di vedere i reperti ed attraversare l’area millenaria.
Il professore Aslan Rustem, archeologo e direttore del nuovo museo di Troia, invitato dalla delegazione permanente della Turchia presso l’UNESCO – il sito è patrimonio mondiale – ha presentato l’importante progetto diventato realtà.
Ci troviamo nel Nord-Ovest della Turchia. Fondata nel 3000 avanti Cristo, fu rasa al suolo dagli Achei secondo i cronografi nel 1194 a.C. al termine di un assedio epico durato nove anni. Nell’VIII° secolo vi si insediarono alcune colonie romane e divenne luogo d’incontro tra popoli occidentali ed asiatici. Soltanto nel 1798 le ricerche archeologiche avevano dato impulso alla riscoperta della civiltà di Troia, nel 1871 erano cominciati gli scavi per portare alla luce i resti della città, completamente rasa al suolo, come descrive Omero. Nel 1893 sono state trovate le rovine dell’edificio del tesoro di Priamo.
L’area rivela i perimetri degli edifici, il percorso si snoda su passerelle sopraelevate che consentono il passaggio (oltre il sessanta per cento del percorso anche ai disabili) senza degradare le fondamenta. L’ottantacinque per cento del sito è occupato dalle originali vestigie. La parte restante ospita il museo, allestito su 5000 mq, dove sono tornati reperti di Troia conservati sinora al museo di Istanbul. Al primo piano sono esposti gli oggetti portati alla luce negli scavi, i monili del tesoro di Priamo, sarcofaghi tra cui quello di Polluce.
L’ambasciatore turco Altay Cengizer ha sottolineato l’importanza della valorizzazione del patrimonio, a cui s’impegna il governo: “Esistono area di instabilità nel Sud del Paese, ma i militari hanno ordine di preservare i siti archeologici.” Un mecenate privato, la compagnia petrolifera Opet, ha avviato un programma di recupero e sviluppo di progetti, con finalità turistico-sociali. Nurten Öztürk, co-fondatrice della compagnia, ha spiegato: “Io e mio marito avevamo cominciato con una piccolissima rivendita di oli minerali, l’attività è cresciuta sino a che l’impresa è diventata il quarto gruppo industriale. Ci siamo detti che il nostro successo deve contribuire al benessere del Paese. Così abbiamo finanziato aree verdi lungo i viali dove si trovano i distributori di carburante, nel campo sociale la creazione di toilette in tutta la Turchia, ed ora pensiamo che lo sviluppo del turismo sia di aiuto economico alla popolazione. Abbiamo cominciato col villaggio Kilitbahir, sulla riva dei Dardanelli opposta a Troia. Su consiglio del professore Aslan, è stato recuperato il villaggio vicino all’area di Troia. Non trascurando di diffondere corsi di lingua inglese, per accogliere i visitatori.”
Il villaggio di Tevfikiye, sulla strada verso Troia, dove Opet ha inaugurato Bigali Village, è costituito da duecento case ristrutturate e decorate coi colori e nello stile storico, attività di ristorazione che propongono il menù troiano (oltre al tradizionale gözleme turco), e pernottamento. La riscoperta di attività artigiane offre pregiati souvenir ai turisti. “Gli abitanti si definiscono ‘gli ultimi troiani’– sottolinea Öztürk – e questo ci fa immensamente piacere. Continueremo a finanziare progetti nel settore turistico.”