Culture
"La Voce di Impastato": mostra fotografica alla Camera dei Deputati
LA VOCE DI IMPASTATO RACCONTATA DAGLI AUTORI FALASCHI E VADORI
"La Voce di Impastato": mostra fotografica alla Camera dei Deputati
La Camera dei Deputati ospita la mostra fotografica di Elia Falaschi “La Voce di Impastato - Volti e Parole contro la Mafia” La Camera dei Deputati omaggia l’attivista e giornalista Peppino Impastato - barbaramente ucciso dalla Mafia nel maggio 1978 - con una mostra a lui dedicata, realizzata grazie alla collaborazione di due autori friulani, il fotografo Elia Falaschi e il giornalista d’inchiesta Ivan Vadori. L’evento è promosso dall’Associazione Culturale Coro “Le Colone” di Castions di Strada (Ud) che ha creduto fortemente nell’opera di Falaschi e Vadori.
Martedì 4 febbraio 2020 alle ore 16, presso la Sala del Cenacolo nel complesso di Vicolo Valdina a Roma, viene inaugurata la mostra fotografica “La Voce di Impastato - Volti e Parole contro la Mafia” del fotoreporter Elia Falaschi. La selezione di immagini, ospitata dalla Camera dei Deputati, fa parte delle sezioni fotografiche in bianco e nero curate dall'autore per l'omonimo volume: i ritratti "Vedo, Sento, Parlo… Sono", in cui figure come don Luigi Ciotti, Carlo Lucarelli, Gian Carlo Caselli e Giovanni Impastato si prestano alle pose delle "tre scimmie sagge", contrapposti a un'immagine di grande formato quale simbolo del rifiuto all'omertà; l’altra sezione è composta dagli scatti di Cinisi e dei luoghi chiave della vita di Peppino Impastato. Il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico ha subito accolto l’iniziativa di ospitare questi scatti nella prestigiosa sede di Governo, per condividere il grande e importante lavoro giornalistico ed educativo di Peppino Impastato, testimoniato da coloro che oggi portano avanti il suo messaggio di Legalità nel proprio quotidiano. All’inaugurazione, oltre all’autore Elia Falaschi e al giornalista Ivan Vadori, sarà presente anche la nipote di Peppino Impastato, Luisa, che oggi ricopre il ruolo di presidente di Casa Memoria, l’associazione con sede nella casa di Peppino Impastato (Corso Umberto I a Cinisi) che testimonia l’impegno dell’attivista siciliano e di sua madre, Felicia Bartolotta, che non si è mai piegata al volere di Cosa Nostra.
Giancarlo Caselli (foto Elia Falaschi)
L’evento inaugurale sarà accompagnato da un momento musicale creato ad hoc per l’occasione dai musicisti friulani del Coro “Le Colone”: Francesco Tirelli (voce solista), Giovanni Di Lena (violino), Marco Bianchi (chitarra), Nicola Tirelli (tastiere), con la direzione artistica di Giuseppe Tirelli.
(foto Elia Falaschi)
La mostra conta ad oggi diverse esposizioni temporanee: UDINE, Festival Vicino/Lontano maggio 2018; LAMEZIA TERME (Cz), Trame Festival giugno 2018; CAPO DI PONTE (Bs), Segni Festival Fotografia settembre 2018; BRESCIA, Museo Ken Damy Visual Art ottobre e novembre 2018; CASALECCHIO DI RENO (Bo), Festival Politicamente Scorretto novembre 2018; PAVIA, Università degli Studi maggio 2019. Le immagini della mostra sono tratte dall’omonimo saggio “La Voce di Impastato” (Ed. Nuovadimensione 2018), scritto dal giornalista d’inchiesta Ivan Vadori; un'inchiesta giornalistica che dipana i fili del rapporto tra Stato e Mafia nel corso dei decenni, partendo dall'attivismo di Peppino Impastato per arrivare a Mafia Capitale e alle mafie del nord. I fatti vengono ricostruiti a partire dalle testimonianze, raccolte nel corso di sei anni di lavoro, di chi la mafia l'ha combattuta e la combatte in casa propria, nel proprio lavoro, nelle aule dei tribunali o sulle pagine stampate: magistrati come Gian Carlo Caselli e Franca Imbergamo, giornalisti come Lirio Abbate, Antonella Mascali e Sandro Ruotolo, oltre naturalmente a chi è stato vicino a Peppino Impastato, gli amici Salvo Vitale e Danilo Sulis, e la stessa Famiglia Impastato, coloro che tutt’oggi sono impegnati a tramandare l'impegno dell’attivista alle nuove generazioni. Il saggio è un’evoluzione della tesi di laurea di Vadori presso l’Università degli Studi di Udine (aprile 2012), poi diventato documentario autoprodotto (agosto 2013) con il crowdfunding dallo stesso autore friulano e fatto circolare in 77 proiezioni, in alcune tra le principali città italiane e all’estero tra Parigi, Barcellona e l’Università di Harvard (USA). Un progetto culturale che, tra le proiezioni del lungometraggio e le presentazioni del saggio, ha già superato le 140 tappe dal 29 agosto 2013, data della prima proiezione del film a Cinisi. L’esposizione nella sede della Camera dei Deputati è realizzata a cura dell’Associazione Culturale Coro “Le Colone”, con il sostegno della Fondazione Friuli e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e la collaborazione del Consiglio Regionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Roma Camera dei Deputati Sala del Cenacolo, Complesso di Vicolo Valdina Ingresso di Piazza in Campo Marzio, 42 Dal 5 al 14 febbraio 2020 dal lunedì al venerdì ore 10-18 Ingresso libero
LA VOCE DI IMPASTATO RACCONTATA DAGLI AUTORI FALASCHI E VADORI
Volti di donne e uomini che hanno scelto di stare dalla parte della legalità: magistrati, attivisti, giornalisti che hanno condiviso la storia di Peppino Impastato. C’è chi l’ha conosciuto, come il suo amico Salvo Vitale o chi ha scavato nella sua attività attraverso le carte del processo, come il Procuratore Gian Carlo Caselli e la dott.ssa Franca Imbergamo, ora alla Direzione Nazionale antimafia. Questi scatti sono stati magistralmente realizzati dal fotografo friulano Elia Falaschi.
Elia Falaschi
“La Voce di Impastato è un progetto che esprime una necessità – racconta Elia Falaschi, autore della mostra fotografica – una necessità mia, di Ivan e di tutti coloro che hanno scelto di non restare indifferenti rispetto ad un tema così delicato e costantemente attuale come quello della mafia: la necessità di conoscere per capire, condividere e farsi cittadini attivi. Ivan, proponendomi di collaborare alla realizzazione del suo saggio, mi ha dato un’opportunità unica. In cinque anni di ricerca, tra interviste, reportage fotografico, dialoghi e il confronto con le tante personalità coinvolte e la gente con cui abbiamo condiviso il progetto, sono riuscito a fare miei nuovi punti di vista e modi di considerare la corruzione, l’agire mafioso e i fenomeni di criminalità organizzata, onnipresenti nella cronaca mondiale e in continua evoluzione. La storia di Peppino Impastato è una storia senza tempo e dimensione, la Voce di Impastato è la voce di noi tutti, che non ci stiamo a fingere di non vedere e di non sapere. Forse oggi non avrei il coraggio di prendere certe posizioni, se non avessi avuto in questi anni la possibilità di ascoltare la voce e conoscere le esperienze di persone come Franca Imbergamo, Luisa e Giovanni Impastato, Gian Carlo Caselli e tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare il progetto: giornalisti, attivisti, storici, magistrati, amici e familiari di Peppino, uomini e donne che, raccogliendo i frutti di chi per primo ha scelto di portare alla luce la verità, hanno deciso di opporsi al principio mafioso ognuno secondo la propria personale predisposizione o competenza professionale, uomini e donne che nel tempo hanno dato parola e volto alla denuncia e alla lotta antimafia. È di loro che parla questa mostra, che trae spunto dall’apparato fotografico del saggio di Vadori. Il mio desiderio era quello di poter dare anch’io una voce a questi guerrieri della parola e dell’azione. Ho cercato di farlo nella maniera che mi era più congeniale, attraverso i miei occhi e l’obiettivo fotografico. Ritrovarmi oggi a presentare la mostra nei locali della Camera dei Deputati è, oltre che un’emozione, un privilegio che cinque anni fa avrei detto inimmaginabile. Uno dei luoghi simbolo del sistema politico italiano, uno dei bracci operativi del nostro Parlamento, il luogo dove il popolo italiano viene rappresentato e dove, chi ci rappresenta, lavora ogni giorno per tutelare l’interesse della collettività. Pensare che un contesto come questo ospiti una mostra che promuove la legalità è particolarmente significativo, assume un valore ancora più importante, in quanto dimostra la volontà nelle nostre massime Istituzioni di divulgare una “cultura” dell’onestà e della legittimità contro ogni forma di collusione. Ringrazio di cuore quanti hanno fatto in modo che questo cammino mi portasse qui, a partire da Ivan per il percorso di crescita personale, oltre che professionale, che mi ha permesso di intraprendere; l’Associazione Culturale “Coro le Colone” per aver creduto fortemente nel progetto; la Regione Autonoma FVG che ha patrocinato l’iniziativa, il Consiglio Regionale del FVG per la preziosa collaborazione e la Fondazione Friuli, per la fiducia ed il fondamentale sostegno; non ultima la Segreteria della Camera dei Deputati per la disponibilità e l’onore concessomi.
Ivan Vadori
Le foto della mostra sono accompagnate dalle dichiarazioni dei 18 protagonisti, tratte dall’omonimo libro, scritto dal giornalista d’inchiesta Ivan Vadori. “Quando ho contattato Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, per attingere al materiale radiofonico scritto e prodotto per le trasmissioni di Radio Aut, luogo principe d’attività di Peppino, ho appreso che gliarchivi del fratello erano stati presi e fatti scomparire dai carabinieri. Ci poteva stare che lo avesse fatto Badalamenti -continua Vadori-, ma che fossero responsabili esponenti dello Stato, l’ho trovato estremamente grave. Dalle mie ricerche emergono molti collegamenti tra le indagini di Peppino e la strage di Alcamo Marina del 1976, dove furono uccisi due carabinieri. L’attivista cercava la verità dei fatti, mentre altri lo accusavo di essere un terrorista addossandogli addirittura d’essere colpevole di questo misfatto. Ancora oggi si cercano i veri responsabili mentre quattro innocenti hanno pagato con o con parte della loro vita. Gli intrecci della vita di Impastato arrivano ai giorni nostri, ad Andreotti, a Carminati, ai legami tra la politica e la mafia del Brenta. Questo lavoro di ricerca è divenuto prima la mia tesi di laurea, poi approfondito ha preso forma di documentario ed infine attualizzato nel libro “La Voce di Impastato. Da Peppino Impastato a Mafia Capitale, l’Italia sotto inchiesta”, corredato dalle fotografie dei testimoni e dei luoghi ad opera di Elia Falaschi. Un’immagine racconta più di mille parole ed anche Peppino denunciava i malaffari con le fotografie, ad esempio quando contrastava la realizzazione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi. Il metodo giornalistico d’Impastato era: raccogliere più fonti possibili, confrontare i dati e cercare il filo rosso che collegava Politica, Denaro, Mafia. Dopo aver realizzato le sue inchieste, informava il suo paese divulgandole con ogni mezzo possibile (incontri, stampa, radio) e attaccava i mafiosi con la sua pungente ironia. Finché si trattava di perdere denaro il boss Badalamenti non reagiva, poiché disponeva di ingenti somme; ma non poteva accettare di perdere consenso sociale. Peppino conosceva nei dettagli Cosa Nostra poiché suo padre ne faceva parte e ciò fa di lui il primo attivista antimafia discendente da una famiglia mafiosa. Dopo tante tappe e incontri con l’Italia migliore e all’Estero, che ci hanno accolto a braccia aperte alle presentazioni di questo progetto, oggi siamo tra le mura della Camera dei Deputati, nello Stato, il posto che questo attivista merita. A 15 anni Peppino ha scoperto cosa fosse la mafia ed ha preso l’impegno con sé stesso di contrastarla per tutta la durata della sua vita. Così ha fatto. Come sappiamo la sua esistenza terrena è stata purtroppo breve e se non ci fossero state la rettezza morale, il coraggio e la determinazione di mamma Felicia per scoprire la verità e rendere giustizia a suo figlio, egli rischiava di essere archiviato come terrorista. Oggi ravvedo in Paola Deffendi, mamma di Giulio Regeni, a cui il libro è dedicato, lo stesso dramma e la stessa lotta di mamma Felicia. Peppino è un modello di coerenza e determinazione per le nuove generazioni. Sono felice di essere riuscito, insieme ad Elia Falaschi, ad omaggiare la figura e la persona di Impastato portando questa mostra nella Sala del Cenalo della Camera dei Deputati, nel cuore delle Istituzioni, il luogo che dovrebbe essere, prima di ogni altro, improntato su questi valori. Peppino è lo Stato in cui credo, quello che chiude le porte alla malavita e contrasta la mafia giorno dopo giorno e le apre alla cultura e alla partecipazione collettiva.”