Le sante di Fertilio, una risposta al femminismo #Me Too
Dario Fertilio presenta ad Affari la nuova antologia di racconti "Le sante dei miracoli"
Spiazzando probabilmente i suoi lettori, Dario Fertilio dedica una nuova antologia di racconti ("Le sante dei miracoli", 153 pagine, euro 14, pubblicata da "La fontana di Siloe", in libreria da oggi, 26 luglio) alle forze misteriose del bene che, non solo per i credenti, agirebbero nella vita quotidiana.
Non è un po' brusco, per un autore di saggi politici e romanzi storici, questo tuffo nella spiritualità e nell'invisibile, addirittura ispirandosi alla santità femminile?
Forse sì, eppure sono convinto che anche la più laica delle persone, normalmente presa dalle esigenze della quotidianità e della concretezza, provi di tanto in tanto la sensazione di non essere sola nella vita; senta confusamente la presenza di forze che l'accompagnano, al di fuori della sua esperienza materiale. Mi ha spinto a raccontare simili momenti, perciò, un desiderio di testimonianza diretta riguardo alla nostra condizione umana, una esigenza di verità.
Se ne deduce che lei crede nei miracoli.
Riguardo a questo non ho dubbi. Basta dare un'occhiata alla storia, non solo religiosa: si procede per salti improvvisi, cui nessun calcolo statistico, scoperta scientifica o deduzione logica avrebbero potuto prepararci: il crollo spontaneo del comunismo, avvenuto all'improvviso nel secolo scorso, è stato uno di questi.
Ma che cosa intende precisamente per miracolo?
Nei racconti che compongono la raccolta compaiono personaggi colti in situazioni diversissime, tutti immersi nella contemporaneità: ragazzine schiave di social network e chat line, adolescenti problematici, registi ed escort, campioni sportivi e malati cronici, immigrati africani e professori d'università, signore della buona società e pensionati, imprenditori e potenziali assassini. Li ritroviamo in Italia, Romania, Germania, Africa, Stati Uniti, Cile, Giappone, persino a Tahiti: ma tutti scoprono alla fine di avere in comune qualcosa, l'esperienza di una rivelazione, la certezza di poter essere salvati nel momento della massima difficoltà. Questa rottura rispetto alla logica corrente, questo salto nel soprannatutale, è alla portata di tutti: è il messaggio complessivo del libro.
Che cosa c'entrano le sante? E di quali poi stiamo parlando: sono quelle canoniche della chiesa cattolica?
Molte delle sante che fanno da sfondo, e danno il titolo ai racconti, sono venerate sugli altari non solo della chiesa cattolica, come Agnese, Hildegard, Lucia o Cecilia. Altre sono mitiche, generate probabilmente dalla tradizione popolare. Altre ancora rappresentano la santità naturale che può nascondersi anche nella vicina della porta accanto. Ma ognuna di loro esercita un influsso decisivo, e proprio per questo misterioso e non quantificabile, su chi ha la forza, o l'occasione, di evocarle.
Ma come mai si è limitato a figure di sesso femminile? E' perché le trova più interessanti dei loro colleghi maschi?
Io credo che nella femminilità viscerale e indomabile - non quella ostentata e volgare del tipo #Me Too - risieda la forza più formidabile dell'universo, capace di donazione totale, e proprio per questo salvifica. Rispetto ai santi maschili, a loro modo rassicuranti e prevedibili, esse incarnano un'energia più radicale, incapace di compromessi, direi quasi selvaggia. Le sante rappresentano il contrario, insomma, del femminismo corrente, delle rivendicazioni di ugualitarismo transgender, di omologazione dei sessi. Questo perché le figure femminili che presiedono ai racconti esaltano la diversità dell'altra metà del cielo, la sua natura irriducibile, e allo stesso tempo quel rifiuto degli schemi ideologici che è insito nell'essere donne.
I racconti si basano su episodi reali, o sono immaginari?
Molti prendono spunto da episodi realmente accaduti. C'è, ad esempio, il caso della neonata abbandonata dalla madre nella toilette di un supermercato; quello della moglie di un manager risvegliatosi dopo decenni di coma vegetativo; quello della coppia di giovanissimi fidanzati tentati dal suicidio nel lago di Bolsena; o ancora quello della domestica del Mali lasciata dal fidanzato italiano dopo la rivelazione della sua gravidanza. Ma le situazioni reali assumono il loro vero significato soltanto alla fine delle narrazioni, quando i fili che collegano realtà e immaginazione si annodano in forme impreviste.
Come le è riuscito di scrivere intorno ad argomenti così diversi, e delicati, senza cadere nella rappresentazione devozionale, oppure nella più completa arbitrarietà?
Per esprimere quello che volevo sono ricorso a uno stile insolito, che potrei definire "realismo sacro": tutto si svolge nella più completa normalità, perché normali sono i miracoli in cui ci imbattiamo, almeno a prima vista, prima di renderci conto di ciò che realmente rappresentano.
Come classificare allora questo libro? E a chi si rivolge?
Non è un libro religiosamente ortodosso, e tanto meno confessionale. Forse potrei azzardare la definizione di "cristianesimo naturale", quello a cui nessuno di noi, laico, ateo o agnostico che sia, può negare di essere debitore.