Culture
Massimo Foschi, intervista al protagonista dell'Orlando furioso di Ronconi
Nell'occasione della serata di gala della prima edizione del Graal Cult Fest, Massimo Foschi racconta alcuni aspetti del celebre personaggio che interpreta
Massimo Foschi è un totem del panorama teatrale italiano. Un affascinante signore di 83 anni con oltre sessant’anni di carriera alle spalle e gli occhi ancora pieni di passione quando parla del “suo” Orlando Furioso diretto da Luca Ronconi, che ha mirabilmente interpreto sia teatro e che in televisione. L’ho incontrato nello splendido teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana, città dove Ariosto fu governatore dal 1522 al 1525.
L’occasione è la serata di gala che ha chiuso, con lo spettacolo “Orlando il teatro e… le Donne” Conversazioni musica e teatro per celebrare il capolavoro dell'Ariosto e la versione teatrale ideata da Ronconi, la prima edizione del “Graal Cult Fest” - un viaggio alla ricerca del Graal che ha proposto, in Garfagnana, più di 60 eventi: cinema, teatro, incontri, poesia degustazioni e stage fra storia e mistero – ideato. Una kermesse destinata ad un vasto pubblico ideata e diretta da Consuelo Barilari.
Come sono le donne di Orlando?
Sono tante, tantissime e rappresentate da Ariosto in una grande varietà, molto più degli uomini. Il poeta frequentava la corte degli Estensi dove, in quel periodo, ce n’erano di tutti i colori e caratteri. Molte le aveva conosciute personalmente. Ariosto era un amante discreto tanto che la sua ultima donna, Alessandra, il suo grande amore, fu tenuta nascosta nonostante la frequentasse continuamente. Per finta disprezzava l’amore ma, nel canto 24.mo, dopo la pazzia di Orlando, si definisce con un uomo che non può essere esempio di virtù perché il male, ovvero l’amore, lui che l’ha addosso ed è penetrato fino all’osso.
Era una sorta di Casanova?
Non proprio. Ariosto era un grande osservatore, aveva un occhio portato a questo, era un uomo molto colto per che aveva a che fare con molti ambienti altolocati essendo stato ambasciatore e governatore. Era un uomo di mondo ma che guardava il mondo con occhio limpido e critico.
Che effetto Le fa essere oggi a Castelnuovo di Garfagnana, città di cui Ariosto è stato governatore?
Quando mi è stato proposto di venire qui per questo spettacolo ho accettato molto volentieri, ero molto curioso perché ho frequentato tutti i luoghi dell’Ariosto e mi mancava questo. E’ stato come concludere un pellegrinaggio. Mi piaceva anche l’idea di rievocare lo spettacolo di Ronconi che rappresenta un momento particolare della mia vita. Sia lo spettacolo che il personaggio rappresentano un fatto particolare per me, soprattutto per la preparazione del racconto della pazzia, di come è diventato pazzo. Orlando è un uomo fuori dal suo tempo anche se ha tutte le doti del grande uomo che sa vivere ma è convito che tutto dipenda dalla sua forza.
San Giovanni, quando Astolfo va sulla Luna con l’ippogrifo, dice che il povero Orlando è condannato ad essere pazzo perché non ha rispettato le leggi ecclesiastiche in vigore. La sua colpa era di aver fatto la corte ad una donna pagana non avendo avuto da lei il si; era convito che lei lo amasse semplicemente perché era Orlando, era l’uomo, era la forza. Questo personaggio rappresenta la crisi del Rinascimento. Il suo mondo di Ariosto è favolistico lo inventa e lo reinventa sopra gli autori precedenti però ha già l’occhio verso un avvenire che non sarà più lo stesso.
Dopo 46 anni dallo sceneggiato televisivo di Ronconi è stato proiettato qui a Castelnuovo. Quanto è ancora vivo per il pubblico?
Vivissimo, perché è un’opera di fantasia realizzata usando un’opera di fantasia. L’opera di Ronconi è la libertà assoluta: tutto è finto i cavalli, le spade usate come se fossero finte. Lui riusciva ad entrare nell’animo di un testo e chiedeva all’attore l’impossibile per rappresentare questo testo e, siccome il palcoscenico è il luogo deputato all’impossibile tutto può accadere. Ad esempio nell’Oristiade facevo tanti personaggi fra cui Agamennone che torna dopo la vittoria su Troia ed era la figura divina 5000 anni prima A quel tempo le nuove figura divine sono Apollo ed Atena. Ora è destinato alla morte perché le idee sono state consumante ma è talmente pieno di sé che dimentica tutto. Luca mi disse: “ecco sei arrivato a casa la tua terra ti inginocchi, baci la terra. Ti alzi e passano 5000 anni indietro.” E io ce l’ho fatta.
Fra Orlando in palcoscenico e in tv a quale è stato legato?
A tutti e due Orlando era sempre quello. Recentemente ho avuto l’occasione di fare una lettura al teatro di Ferrara per celebrare Ariosto e Ronconi. Abbiamo fatto un montaggio cinematografico e uno teatrale della pazzia teatrale. Io ho preparato la pazzia che ha dei versi maggiori perché le immagini in cinema raccontano. Michele Placido che aveva organizzato tutto ha deciso di fare un montaggio iniziando da me in teatro: ero sul lato del palcoscenico mentre sullo schermo passava l’Orlando cinematografico. Quando non parlava il cinema, di nuovo dalla sala intervenivo. Quando nudo si butta contro la luce accecante e scompare io declinavo gli ultimi versi. E’ stato un bellissimo montaggio che la gente ha applaudito.
Nell’anno che celebra Dante non crede che l’Ariosto messo in ombra?
No, non credo. Certo Dante più universale nel mondo rispetto ad Ariosto. Sono due poeti che, in epoche diverse, colgono, in maniera diversa la realtà. Amo molto Dante recitato, nell’arco dei miei 60 anni di carriera molti recital di Orlando, ma anche molti di Dante perché ho avuto la fortuna di avere in accademia un maestro come Orazio Costa che mi ha fatto conoscere i versi di Dante li ho portati in giro nel mondo. Li amo tutti e due ma in maniera profonda. Spesso quando non so come occupare i minuti notturni mi rispetto o pezzi dell’Orlando o canti di Dante.
Lei ha recitato anche in molti film. Farebbe ancora il cinema?
Il cinema è il completamento. Non ne ho fatto molto, ho partecipato solo a 35 film. L’ultimo è stato “Romulus” prodotto dalla Netflix dove interpreto una specie di sacerdote etrusco con un linguaggio difficilissimo da imparare il testo, vecchio come si confà ai miei 83 anni; l’ho fatto molto volentieri. A fine riprese un macchinista dal fondo della sala mi ha urlato: “A’ Massimo quando che stai à dì la forza sia con te”. Ecco sono conosciuto al grande pubblico più per il doppiaggio di Darth Fenner in Guerre stellari che per i film che ho interpretato. Ma va benissimo così. Il mio mestiere dell’attore si fa con passione, questo ci permette di trasmettere qualcosa agli altri.
Suo figlio Marco ha seguito le sue orme….
Si, è un attore anche lui. Tanti anni fa, quando faceva l’accademia gli ho detto: “Marco se tu vuoi fare l’attore devi volerlo fare con passione.” Lui mi ha risposto dopo due mesi che voleva farlo. Oggi è un attore molto bravo, più bravo di me.
A quali progetti sta lavorando ora?
Dovrei realizzare un programma la Televisione. Si tratta delle interviste impossibili tratte dal libro di Giorgio Manganelli che una volta erano trasmesse alla radio. Incontri inverosimili con personaggi famosi passati a miglior vita. Saremo una squadra di attori giovani fra cui mio figlio Marco, Alvirone, Musulla, ed anche vecchi come me.