Polarquest2018, spedizione alle Svalbard alla ricerca del dirigibile Italia
Umberto Nobile, il dirigibile Italia e la ricerca scientifica in Artico: celebrazioni al Museo della Scienza
Giusto novanta anni fa, tra il 23 e il 25 maggio 1928, avveniva il terzo e ultimo volo del dirigibile Italia al Polo Nord. Partito dalla Baia del Re nelle isole Svalbard, dopo aver sorvolato il Polo, il dirigibile Italia, appesantito da uno strato di ghiaccio e avvolto in una spessa coltre di nebbia si schiantava su pack trascinando nella caduta l’intero equipaggio: 18 uomini. L’ambizioso sogno del generale Umberto Nobile finiva in pochi minuti e iniziava invece il calvario dei superstiti recuperati, non tutti purtroppo, dal rompighiaccio russo Krassin guidato da un vecchio amico di Nobile, il comandante Samoilovich, il 12 luglio. Un ‘avventura sulla quale si è scritto molto perché se è vero che ha segnato la conclusione, amara per la verità, dell’esplorazione italiana nell’Artico iniziata nel 1900, ha tuttavia dato inizio a una serie di missioni scientifiche dedicate alla ricerca in Artico alle quali l’Italia partecipa da anni insieme a partner internazionali con oltre 20 progetti.
Al Museo della Scienza di Milano si ricorda oggi quell’avventura presentando Polarquest2018, spedizione di ricerca ed esplorazione che prende ispirazione appunto dall’impresa di Umberto Nobile e che partirà per la circumnavigazione delle isole Svalbard nel mese di agosto, con lo scopo di effettuare campionamenti di microplastiche dell’ipotetica “sesta isola” in oceano Artico, rilevare il flusso di raggi cosmici oltre gli 80°N e cercare per la prima volta i resti del dirigibile Italia a Nord-Est dell’arcipelago.
Lo spunto nasce da un oggetto simbolico, la Tenda Rossa, rifugio dei superstiti del dirigibile per 48 lunghissimi giorni, bene di proprietà del Comune di Milano, che è stata esposta al Museo fino dal 1953, anno della sua apertura al pubblico. In questi anni, con la supervisione della Soprintendenza di Milano la mitica tenda rossa è stata oggetto di un lungo e delicato restauro, che sta per concludersi, finanziato da Regione Lombardia. E tra coloro che perirono viene ricordato Aldo Pontremoli, -da cui ha preso il nome l’Istituto di Fisica di Milano-, fisico di punta degli anni Venti, che prese parte alla spedizione come giovane professore di fisica teorica.
L’incontro al Museo, dedicato a custodire la memoria, ma soprattutto a ricordare ai giovani alcuni episodi emblematici legati alla ricerca, vuole con questa celebrazione sottolineare l’importanza delle ricerche in Artico, attività cruciale per capire i cambiamenti climatici, ricerche che la base italiana del Cnr, che si chiama appuntodirigibile Italia, conduce da anni con esperimenti che interessano la chimica, la fisica dell’atmosfera, la meteorologia.