Culture

Quarant’anni senza Luchino Visconti

“Non dobbiamo mai dimenticare il grande apporto di Visconti al cinema italiano, a cominciare da quel periodo nero che è stato il Fascismo, quando con Ossessione è riuscito a creare su un testo americano lo stesso realismo che il suo maestro Jean Renoir gli aveva insegnato. Realismo portato a perfezione con il capolavoro "La terra trema", girato in Sicilia con autentici pescatori. Visconti aveva rivisitato il testo letterario "I Malavoglia" di Giovanni Verga facendo in modo che i protagonisti - tutti scelti tra veri pescatori di Aci Trezza – non recitassero le battute del romanzo, ma invece dicessero quelle frasi che lui ascoltava proprio da loro quando chiedeva: ‘In questa situazione, che cosa direste?’. Ho assistito personalmente a queste scene: lui con i suoi aiuto registi Franco Zeffirelli e Francesco Rosi annotava tutte le risposte dei pescatori, che poi venivano ripetute davanti alla macchina da presa. La terra trema è stato il culmine. In occasione di un incontro in televisione, poco prima che venisse ritrasmesso La terra trema, fu lo stesso Visconti a dirmi: ‘Il neorealismo è nato con me e poi non c’è più stato’”.

Parla così Gian Luigi Rondi, Presidente a vita del David di Donatello e decano dei critici cinematografici italiani. Che, a quarant’anni esatti dalla morte di Luchino Visconti, il 17 marzo 1976, ricorda questo grande padre del neorealismo. “Ma Luchino Visconti è stato anche un grande romanziere: tutti i suoi film sono romanzi, non tanto perché derivati da opere letterarie, ma perché sapeva raccontare come si racconta in letteratura” ha aggiunto Rondi “Nell’immediato dopoguerra e per qualche tempo dopo è stato l’autore che meglio ha saputo coniugare la letteratura con il cinema”.

L’intervista completa è sul sito www.siae.it