Economia

Alitalia, come risolvere la crisi infinita? Troviamo il Marchionne di Ita

di Giampiero Latini

Da quando sono stati scelti personaggi che non venivano dall’interno della compagnia, è iniziato il costante declino che ha portato gli innumerevoli fallimenti

Siamo l’unica nazione del G8 (ma forse del G20) senza una compagnia aerea degna di questo nome e di bandiera. Questo avviene nonostante siamo, forse, la nazione al mondo che abbiamo avuto il maggior numero di emigranti.

L’ultimo presidente che ha tenuto in nero i conti Alitalia è stato Umberto Nordio, che finisce il suo incarico nel 1988. Da quel momento il buio. Anzi il rosso (quello dei conti di bilancio). Nordio veniva dal mondo della navigazione. Non era un politico, o quanto meno, non solo un politico. Era un manager, che sapeva che cosa faceva e che cosa voleva dire gestire una compagnia aerea. In una compagnia aerea non ci si improvvisa manager.

Bisogna crescere dentro. Ricordo un aneddoto, raccontato dai vecchi della compagnia di bandiera. Quando negli anni ottanta, cambiò la società di certificazione di bilancio, per scadenza naturale dei termini di permanenza della vecchia, la Deloitte assunse la carica. Società di grande esperienza contabile, con dei professionisti di grande levatura. Dedicò immediatamente il personale migliore a questo nuovo cliente. Ma, ironia della sorte, credevano (giustamente tranne questa eccezione) che la contabilità fosse sempre uguale. Ogni tipologia di società ha impianti contabili uguali. Tutte le società seguono le stesse regole.

Eccetto le compagnie aeree. Qui quando si vende si accende un “debito” della società. Si un debito. Il famoso prepagato. Diventerà ricavo solo al momento in cui il passeggero volerà. Fino a quel momento esiste solo un “debito” della compagnia aerea di far volare il passeggero. Questo è solo una delle grandi differenze che una compagnia aerea, ha rispetto a tutti gli altri settori di business. Immaginiamo una società con centinaia (se non forse migliaia) di sedi in giro per il mondo a distanze enormi da Roma. Ogni sede, anche la più piccola è un centro contabile.

Ricordo che negli anni in cui c’era ancora la lira, una variazione del cambio nel quarto decimale di lira rispetto al dollaro faceva cambiare il bilancio Alitalia. Poteva fare utile o perdita. Perché tutto il carburante si paga in dollari. I leasing aerei si pagano in dollari. L’importanza del quarto decimale, vecchi ricordi.

Immaginiamo una società di migliaia di dipendenti. Sparsi nei 5 continenti. Gestire una società siffatta non è facile. Soprattutto se non si viene da quel settore. Ma a discapito di tutto questo, dall’epoca Nordio, abbiamo privilegiato politici a capo dell’Alitalia. Personaggi che non venivano dall’interno della struttura. E abbiamo iniziato il costante declino che ha portato la società a innumerevoli fallimenti. Mai dichiarati, ma tecnicamente avvenuti. Abbiamo tamponato e cambiato presidente, innumerevoli volte. Non serve farne i nomi.  Forse, sono stati personaggi che avrebbero voluto gestire qualcosa di diverso e si sono trovati, invece, catapultati in una realtà che dire elefantiaca è dire poco.

(Segue: Alitalia, ancora ci troviamo a ragionare se il problema è gli esuberi o la flotta)