Alitalia, il ministro Carlo Calenda: "Va venduta prima del voto"
Calenda rileva che "i potenziali acquirenti hanno rallentato", perchè temono "un quadro che non è ancora definito"
Alitalia va venduta prima delle elezioni. A sollecitarlo e' il ministro dello Svilupp economico, Carlo Calenda, secondo cui "la speranza di venderla prima del voto non e' finita". Il ministro rileva che i potenziali acquirenti hanno rallentato" perche' temono "un quadro che non e' ancora definito". Per Calenda, comunque, "non si possono continuare a buttare soldi pubblici", dice intervenendo a 'Omnibus' su La7.
Tre i punti fondamentali, secondo l'inquilino del dicastero di via Veneto: "Primo, Alitalia e' stata scassata prima dal pubblico prima e poi dal privato non viceversa. Secondo, bisogna saper fare bene i mestieri e gestire una compagnia aerea e' un mestiere complicato. Terzo, Alitalia non e' una compagnia di bandiera".
Per Calenda, "dobbiamo guardare la realta' con occhi trasparenti e non possiamo pensare di imporre alla realta' i nostri sogni". Infine, Calenda torna sull'accordo bocciato dai lavoratori prima che Alitalia venisse posta in amministrazione controllata. "Ne avevano il diritto", conclude, "ma ai diritti corrispondono anche responsabilita'". E dice ancora: "Ho fatto ieri il punto con i commissari e il mio impegno resta in tal senso", di chiudere prima del voto.
Il problema Alitalia però si chiama "forza lavoro", circa 11 mila dipendenti che le compagnie che vogliono rilevare l'aviolinea italiana finita in amministrazione controllata vogliono ridurre. Dipendenti gestiti dal più alto numero di sigle sindacali che un’impresa possa vantare.
Il nocciolo del problema è tutto qui. Un grande problema sociale che si scontra con un problema di tipo economico. L’equilibrio potrebbe essere trovato e con l’equilibrio pure l’utile solo a patto di grandi sacrifici e tagli. Il 30% di riduzione di occupati, sono alcune stime in circolazione, potrebbe essere un numero indicativo. Un’enormità, però, ed un pesante dramma sociale.