Economia
Ape, M5S sfida il ministro Padoan: acquisti Carichieti a favore dei pensionati
Un emendamento propone la trasformazione in ‘’Banca pubblica dello Stato Italiano’’ per erogare, a tassi calmierati, i prestiti a chi chiederà l'Ape
Se il ministro dell’Economia, Padoan, non ci ha pensato due volte a comprare la Sga-Banco di Napoli per finanziare Atlante, il fondo di salvataggio per le banche in crisi, perché non acquista una delle quattro ‘’good bank” in vendita, facilitando la dismissione delle altre ed evitando un’imbarazzante liquidazione?
A lanciare la sfida è il Movimento Cinquestelle che ha presentato un emendamento alla legge di bilancio, tra i primi firmatari gli onorevoli Alessio Villarosa e Roberta Lombardi, che prevede l’acquisizione da parte dello Stato della Nuova Carichieti per trasformarla in ‘’Banca pubblica dello Stato italiano’’ con la finalità di diventare il ‘’prestatore’’ ufficiale, a tassi calmierati, di chi chiederà l’anticipo pensionistico, Ape.
Attualmente la Banca abruzzese, insieme a Banca Marche, Banca Etruria e Cariferrara - che hanno ereditato le attività in bonis dei quattro omonimi istituti sull’orlo del fallimento - appartiene al cosiddetto “fondo di risoluzione nazionale” che fa capo a Bankitalia. L’operazione, oltre al totale sacrificio degli azionisti e obbligazionisti, ha finora richiesto l’impiego di 3,6 miliardi di euro, di cui 2 attraverso una linea di credito con Banca Intesa-San Paolo, Unicredit e Ubi. Solo quest’ultimo istituto si è però dimostrato interessato a un’acquisizione, ma tutto il pacchetto potrebbe essere considerato troppo oneroso.
La Commissione Ue ha già concesso una proroga alle cessioni, ma se non si trovano compratori entro la nuova scadenza, che è prefissata, anche se non è stata resa pubblica, la liquidazione sarà inevitabile, con ripercussioni negative su tutto il sistema del credito, su Bankitalia e sullo stesso governo.
Così l’iniziativa dei Cinquestelle, oltre che rifondere i cittadini, già penalizzati come risparmiatori, favorirebbe i “pensionandi”, e in più offrirebbe una prima risposta al sollecito dell’Unione Europea sul ritardo nelle quattro cessioni. Secondo l’emendamento M5s, con un esborso di non più di 500 milioni lo Stato potrebbe acquistare Carichieti, che ha una struttura piccola, ma sufficiente per svolgere la principale funzione di erogatore dei prestiti agevolati a chi deciderà di andare in pensione in anticipo, sfruttando le nuove norme della cosiddetta Ape.
Una decisione che, com’è noto, presuppone la richiesta da parte degli aspiranti prepensionati (che dovranno aver compiuto i 63 anni e avere almeno 20 anni di contributi) di un finanziamento personale a banche e assicurazioni private, che glielo erogherebbero subito, perché garantite dai contributi versati dagli stessi e dal reddito pensionistico, ma si farebbero pagare interessi comunque “di mercato”, cioè piuttosto salati; mentre un istituto pubblico, secondo i Cinquestelle, potrebbe essere meno esoso nei costi delle operazioni sia per i cittadini che per un ente creditizio statale, avendo a sua volta la possibilità di finanziarsi sul mercato interbancario o con la Bce, con la forza contrattuale dello Stato e degli enti collegati, come la Cassa depositi e prestiti.
‘’Con la nostra proposta – precisa Villarosa ad Affari Italiani – abbassiamo gli interessi sull’anticipo fino al massimo dell’1,7 per cento. E mettiamo in piedi un fondo di garanzia pubblico che servirà a ridurre il peso dell’assicurazione obbligatoria richiesta per l’Ape. L’anticipo pensionistico – rileva – non è un prodotto in concorrenza con le altre banche, non pensiamo possano esserci problemi in tal senso perché l’intervento si limita a una misura regolata per legge. A meno che il governo non abbia intenzione di usare l’Ape come prodotto commerciale da dare in pasto alle banche.’’
Effettivamente, nello schema di riforma Ape, il ruolo delle banche finanziatrici è senza rischi ma non privo di utili: se a erogare i finanziamenti fosse una banca pubblica, potrebbe farli pagare meno e quel pur minore introito andrebbe a ristoro delle spese sostenute dal sistema pubblico per rifinanziare Carichieti.
L’emendamento M5s prevede infatti anche le modalità secondo le quali la nuova ‘’Banca pubblica dello Stato italiano’’ potrà offrire ai neo-pensionati i tassi d’interesse più bassi, grazie a una provvista di denaro che gli verrà fornita dal ministero alle migliori condizioni possibili, che le banche private non possono avere: condizioni da “stato sovrano”. Quanto al rischio che Bruxelles possa individuare nell’ipotizzata acquisizione di Carichieti un “aiuto di Stato”, la proposta prevede che l’aumento di capitale della piccola banca, necessario per porla nelle condizioni patrimoniali dovute per gestire l’Ape, che dovrebbe essere coperto dallo Stato, sarebbe finanziato con il taglio alla deducibilità degli interessi passivi previsto per le banche ordinarie, che gestendo l’Ape guadagnerebbero un po’ meno dalla deducibilità.
Se il Ministro dell’economia non dovesse accogliere la proposta di acquistare direttamente la Carichieti, e quindi di avere un’altra piccola banca che consentirebbe di completare nel migliore dei modi a favore dei pensionati il progetto Ape, gli risulterà difficile spiegare perché non ha avuto esitazioni, invece, a rilevare l’ex bad bank Sga, sulla quale la Fondazione Banco di Napoli vanta ora una prelazione, se non per scipparne il tesoretto di 600 milioni che custodisce, residuo di una vantaggiosa liquidazione dei crediti incagliati dell’ex Banco di Napoli fallito nel ‘96.
“Abbiamo la necessità di capire – rilevano inoltre i parlamentari Cinquestelle - quale sia politica economica Ue in questi casi. Usa e Regno Unito dal 2008 hanno pubblicizzato numerose banche e assicurazioni per risollevare sistema bancario ed economico. La Ue continua a mettere paletti a Stati come il nostro. E’ il momento di capire quanto sia lungimirante l’Unione. Ricordiamo che in Germania, tanto per fare un esempio, le banche pubbliche sono la grande maggioranza e non vengono minimamente toccate dal bail-in. In Italia tutto questo sembra vietato. Questo emendamento – sottolineano - serve proprio a capire fin dove possiamo spingerci. E vedremo quanto Renzi è in grado di portare avanti una vera battaglia, al di là delle chiacchiere, per riformare a fondo la Ue”.