Economia

ArcelorMittal non chiude del tutto. “La soluzione è nelle mani di Conte"

Angelo Maria Perrino

Non è del tutto chiusa, per i vertici di ArcelorMittal, la vicenda ex Ilva, nonostante la richiesta di recesso contrattuale presentata oggi al tribunale di Milano. Alla domanda: ”C’è’ ancora qualche possibilità che si rimedi alla rottura totale e definitiva e il negoziato ArcelorMittal-governo si riapra?”, Affaritaliani.it si sente rispondere che “solo alla morte non c’è’ rimedio”.

Buio fitto però sul merito del confronto. "La soluzione è nelle mani dell’Avvocato Conte”, è in sostanza la sintesi. Insieme con una postilla: non era mai stata fissata tra il presidente del Consiglio Conte e Lakshmi Mittal e Aditya Mittal, padre e figlio, ceo e cfo, una seconda riunione, dopo la prima del 6 novembre, quando il gruppo franco-indiano si limitò ad annunciare il suo abbandono senza avanzare nessuna richiesta. 

In particolare viene smentito che Arcelor abbia chiesto di tagliare 5 mila persone. Semplicemente alla domanda del governo: "Se fate solo il freddo, quanti operai sono in esubero?”, fu risposto: 5 mila.

La riunione in sostanza, secondo le fonti Arcelor, si chiuse senza alcuna ipotesi negoziale sul tavolo e senza un appuntamento successivo tra Conte e i Mittal, con una specie di “non perdiamoci di vista”.

Ecco perché ora la multinazionale si è come messa alla finestra e segue gli eventi, non escludendo di accedere al tavolo negoziale qualora il governo italiano elabori una proposta in grado di recepire le obiezioni ed eliminare le problematiche che sono state evidenziate. Tra le quali è tutt’altro che secondaria la questione dello scudo penale, la cui eliminazione era stata fortemente e ufficialmente contestata da ArcelorMittal, si fa osservare, con uno specifico comunicato ufficiale il 26 giugno, nel quale si faceva esplicito riferimento al “Decreto crescita” e si denunciava che senza le famose tutele, eliminate in Parlamento, “non sarebbe possibile per nessuna società” proseguire nelle attività aziendali e ambientali  previste dagli accordi. Ma quella protesta, che già suonava come un allarme e quasi un ultimatum per chi voleva intendere, fu ignorato, si lamenta, nei palazzi romani.

Ci sarà mai dunque un incontro chiarificatore? La risposta è’ sempre la stessa, cioè in sostanza: "dipende dall’avvocato Conte e da quel che ha da dirci”.

In altre parole se il premier, recepite le osservazioni critiche che hanno indotto Arcelor-Mittal a ritirarsi e mollare l’affare, riuscirà a mettere insieme una proposta convincente, che tenga conto delle osservazioni critiche palesategli a chiare lettere, aprendo così la trattativa. 

“Ma se l’avvocato Conte non fissa l’incontro, evidentemente al momento non ha nulla da dire e da mettere sul tavolo” è in estrema sintesi la risposta che Affaritaliani.it registra.

Insieme con un’osservazione che è una deduzione politica intuitiva e logica: "Conte non fissa l’incontro perché’ non può’ dire nulla, a causa delle divisioni nei Cinquestelle, registrate ancora oggi, e non solo nei Cinquestelle...”.

Per ora.

Ma evidentemente non è’ detta l’ultima parola.