Economia
Armi Colombia, un indagato svela dettagli. D'Alema finisce nel mirino dei pm
La Procura di Napoli fa sul serio sul caso. Vuole la verità sulle provvigioni per la mediazione, poi saltata, con il governo di Bogotà
Armi alla Colombia, rotto il silenzio in procura. Trema l'ex premier
Nuovo capitolo sull'inchiesta sulla compravendita di armi con la Colombia. La Procura di Napoli sta indagando sul caso che coinvolge anche Massimo D'Alema (non indagato). Si cerca di far luce sull’affare, poi saltato, nel quale l'ex premier si sarebbe adoperato per la vendita di armamenti di Leonardo e Fincantieri al governo di Bogotà. Un business da 4 miliardi di euro, 80 milioni sarebbero stati il prezzo delle mediazioni, almeno stando alle parole dello stesso D'Alema, registrato tre mesi fa a sua insaputa mentre parlava con un mediatore colombiano. Ieri nella sede della polizia postale di Napoli sono iniziate le fasi preliminari dell’incidente probatorio sul sequestro di telefonini e dispositivi disposto a carico dei pugliesi Emanuele Caruso e Francesco Amato, indagati per sostituzione di persona e truffa, e a carico di Giancarlo Mazzotta e suo figlio Paride, non indagati.
Particolare attenzione, tra le dichiarazioni di Caruso, - prosegue il Giornale - sarebbe stata prestata dai pm alle percentuali dei contratti di mediazione, mai perfezionati, che D’Alema avrebbe voluto strappare a Leonardo e Fincantieri. L’ex premier, che non aveva alcun mandato ufficiale a negoziare per conto delle partecipate, e aveva indicato nello studio legale Robert Allen di Miami il soggetto attraverso cui far passare le mediazioni: "Tutti i compensi che Allen riceverà da Fincantieri e Leonardo saranno suddivisi al 50% con la parte colombiana". I pm potrebbero volerne saperne di più.