Economia

Atlantia, l’offerta Perez su Autostrade? E' solo un bluff, ecco perché

di Marco Scotti

Il tempismo "sospetto" del patron di Acs e guarda caso il fondo Tci esulta...

Non è un caso che il fondo Tci, che detiene una quota intorno al 10% di Atlantia, si è affrettato ad annunciare che accoglie positivamente l’offerta (o presunta tale) di Florentino Perez e che auspica che il consiglio di amministrazione della holding agisca nell’interesse di tutti gli azionisti. Un messaggio strano perfino per chi è abituato per policy a giocare su più tavoli: i fondi, per definizione, devono cercare di strappare il massimo guadagno, altrimenti non svolgerebbero al meglio il loro lavoro. Ma questa volta sembra di essere di fronte a un’intemerata più che a un qualcosa di concreto. E mantenendo la metafora pokeristica, non si può che pensare a un bluff.

A chi fa comodo? A tutti quelli che non sono convinti della bontà dell’offerta della cordata di cui fa parte Cdp. Perché c’è chi pensa che concessioni fino al 2038 e la possibilità di rivedere le tariffe valgano ben di più degli oltre 18 miliardi – compresi i debiti. 

Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha preferito trincerarsi dietro un “no comment” che la dice lunga sullo sbigottimento che circola tra gli addetti ai lavori. Quello di Perez risulta essere un attacco che si fonda su un tentativo di disturbo, magari per provare a ripensare la governance di Abertis, dove Atlantia è il socio di maggioranza con il 50%+1 delle azioni e Acs con il 30%. 

Quello che invece andrebbe indagato meglio è per quanto ancora la cordata di Cdp avrà voglia di aspettare. I Benetton hanno voglia di uscire, la Fondazione Crt pure ma gli altri sembrano preferire una strategia attendista che potrebbe diventare alla lunga controproducente. E se alla fine a saltare fosse il banco?