Economia

Atlantia, ora pure le grane spagnole. Le richieste di Acs in Abertis. Rumors

Luca Spoldi

Il patron di Acs-Hochtief, che pochi mesi prima del crollo del Morandi si accordò per spartirsi il controllo di Abertis, potrebbe mettersi di traverso se non...

Benetton senza pace: mentre il tracollo di M5S alle elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna contribuisce a far calare i timori di una revoca delle concessioni autostradali in campo ad Autostrade per l’Italia (tanto che il titolo Atlantia limita i danni all’1,4% di perdita rispetto al -2,2% segnato da Piazza Affari, affondata dai timori circa le ricadute sulla crescita mondiale dell’epidemia di coronavirus), dalla Spagna continuano a giungere voci di una crescente insofferenza di Florentino Perez (patron di Acs, oltre che del Real Madrid).

Abertis, principale gestore autostradale spagnolo attraverso la controllata Autopistas ma con interessi rilevanti anche in Francia (Sanef), Brsile (Arteris), Cile (ViasChile, Autopistas Central ed Emovis) e Puerto Rico (Metropistas e Autopistas de Puerto Rico), oltre che in Italia (A4 Holding), era nato nel 2003 dalla fusione tra Acesa Infraestructuras e Aurea Concesiones de Infraestructuras (Acs). Nel maggio 2018 Hochtief, controllata tedesca di Acs, lanciò un’Opa su Abertis, su cui avevano messo gli occhi anche i Benetton con Atlantia, a 18,36 euro che vide la consegna di oltre 780,3 milioni di titoli (pari al 78,79% del capitale).

CASTELLUCCI PEREZ FERNANDEZ
 

A seguito di un accordo tra Perez e i Benetton, dopo l’operazione da oltre 14,3 miliardi di euro Abertis, delistata (operazione che portò al 98,7% la partecipazione detenuta nel capitale del gestore autostradale spagnolo), venne ceduta ad una Newco che come azionisti vedeva (e vede tuttora) Atlantia col 50% più un’azione, Acs col 30%, Hochtief col 20% meno un’azione. Atlantia acquistò in particolare il 24% della società tedesca (per 2,5 miliardi di euro circa) sottoscrivendo poi la sua quota del capitale della Newco (7 miliardi di euro in tutto), ricevendo da un pool di banche guidato da Unicredit, Bnp Paribas e Credit Suisse finanziamenti per complessivi 14 miliardi (in parte direttamente, in parte alla Newco).

Ad agosto di quello stesso anno, tuttavia, crollava il Ponte Morandi e questo accadeva prima della creazione, ai primi di ottobre 2018, di Abertis holdco (la Newco controllata al 50% più un’azione da Atlantia) e di Abertis Participaciones, ceduta da Hochtief ed in cui era racchiuso il 98,7% di Abertis. Un doppio livello necessario, si disse all’epoca, per garantire “una presa più che salda” di Atlantia su Abertis, “in grado di blindare il controllo”, alla luce dell’obiettivo di creare un campione globale delle infrastrutture che potesse ripagare l’ingente sforzo fatto (17 miliardi in tutto tra equity della Newco e finanziamenti effettivamente erogati).

Tuttavia le intese sulla governance permettono a Perez di porre una serie di veti per gli investimenti oltre 80 milioni decisi dall’amministratore delegato, nominato da Atlantia. Inoltre sulle operazioni con parti correlate e sul modello di integrazione con Abertis gli spagnoli hanno diritti di veto e finché il futuro di Autostrade per l’Italia è in forse (fosse anche solo per quanto riguarda l’eventuale, da molti ritenuta probabile, apertura del capitale a investitori terzi graditi al governo italiano come il fondo infrastrutturale F2i) Perez potrebbe mettersi di traverso se non otterrà una “compensazione” per il diminuito valore della parte italiana della partnership.

Partnership che di fatto non è ancora decollata a livello operativo, testimoniata dal fatto che nei paesi in cui sia i Benetton sia Perez sono operativi (Italia e Cile) ciascuno ha per ora mantenuto separate e distinte le proprie attività. Abertis, peraltro, non è certo in una fase di stallo e anzi sta partecipando alla gara per la concessionaria autostradale portoghese Brisa. Ma se fino a prima di quel maledetto crollo i Benetton potevano mettere sul piatto della bilancia anche la loro reputazione, ora questo fattore è venuto meno e Perez non è il tipo di socio dormiente che possa far passare la cosa sotto silenzio senza chiedere un riequilibrio dei poteri operativi.

Se pensare a uno scioglimento dell’alleanza, ossia di Abertis Participaciones e Abertis holdco, con restituzione pro-quota della partecipazione in Abertis ai tre soci, è probabilmente eccessivo (salvo si giunga effettivamente alla revoca delle concessioni autostradali in Italia, cosa che farebbe svanire l’obiettivo di dar vita a un campione delle infrastrutture quanto meno europeo), non di meno la possibilità che Perez chieda di contare di più nella gestione del gruppo, magari con la nomina di nuovi amministratori, sul mercato non sembra poter essere esclusa.

Anche se non dovrebbe avere immediate conseguenze in termini economici per la holding dei Benetton, impegnata in questi giorni in riflessioni circa l’opportunità di trasformarsi in una holding di partecipazione pura scendendo al 50% o meno del capitale di ciascuna partecipata, Autostrade per l’Italia e Abertis comprese.