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Economia
Attilio Ventura, l'uomo che ha traghettato la Borsa verso la modernità
Attilio Ventura (2018)

Addio Attilio Ventura, l'uomo che ha traghettato la Borsa nella modernità

Con Attilio Ventura se n'è andato anche uno degli ultimi protagonisti della Borsa di un tempo, quella perfettamente riassunta nell'immortale distico "panino e listino" da Giuseppe Turani. Erano gli anni in cui Piazza Affari diventava mainstream, accessibile a tutti, in cui la Milano da bere esemplificava l'Italia che voleva lasciarsi alle spalle gli anni di piombo e le crisi con gli arabi. Erano in realtà gli anni del maxi-debito, dei baby boomers che banchettavano mangiando ogni risorsa presente e futura, immaginando un domani in cui avrebbero percepito le pensioni anche i "baby". Erano gli anni in cui l'Italia scivolava verso il baratro, ma lo faceva con allegria e leggerezza. E Attilio Ventura è stato il protagonista di una Borsa che non c'è più, quella della "sala delle grida" in cui le contrattazioni si facevano di persona, con matita e tacucino e non nascosti dietro a un monitor. Ventura nel 1985 è entrato a far parte dell'organo direttivo come vice presidente, ascendendo successivamente a presidente fino a guidare il Consiglio della Borsa. Ed è stato uno degli ultimi rappresentanti di una generazione cresciuta nella cosiddetta "sala delle voci forti," che successivamente ha lasciato spazio all'era dell'informatizzazione.

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L'universo di Ventura è simile a quello di altri pionieri di Piazza Affari come Aldo Ravelli, Giambattista e Alberto Foglia, Renato Cantoni, Urbano Aletti, Isidoro Albertini, Massimo Boffa e Giuseppe Scandellari. "La mia vita seguiva un corso molto ordinato e borghese", raccontava Ventura nel 2021 in un'intervista al “Sole 24 Ore”. "Mia madre apparteneva alla famiglia Lentati, produttrice di copricapi. Mio padre, Riccardo, figlio di un avvocato di Catanzaro, si era trasferito al Nord nel 1921, trovando impiego presso l'ispettorato dell'ufficio italiano cambi della Banca d'Italia di Pavia. Dopo l'8 settembre 1943, si era nascosto per sette mesi a Roma in una casa sull'Aventino, insieme a Pietro Nenni, che sarebbe diventato suo amico fraterno. La prima volta che, con il ritorno della democrazia, Nenni andò a Parigi per un incontro diplomatico, mio padre gli regalò uno smoking", racconta Ventura.

"La nostra casa era in via Ravizza. Frequentavo il Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Mi sono diplomato in ragioneria al San Carlo". La svolta è arrivata quando ha deciso di studiare negli Stati Uniti, dove ha lavorato per quattro mesi presso il più grande intermediario finanziario americano: Merrill Lynch Pierce Fenner Smith. Successivamente è tornato in Italia, si è laureato e ha svolto la pratica presso Gastone Tedeschi, all'epoca presidente della Borsa. "Negli anni Sessanta", afferma, "si è intensificato il legame tra Piazza Affari e Wall Street. Nessuno conosceva l'inglese. Tranne me. E quindi sono stato coinvolto in una serie di viaggi che hanno ampliato i miei orizzonti. Ho stretto amicizia con Richard Grasso, all'epoca responsabile delle relazioni esterne della Borsa di New York e che, dal 1998 al 2003, avrebbe assunto la carica di presidente e amministratore delegato".

Attilio Ventura ha vissuto la trasformazione di un'epoca, le mutazioni dettate dall'informatica e le grandi e piccole evoluzioni della sua professione. Ha assistito all'esordio di numerosi giovani, affascinati dal mondo finanziario e in cerca di chiavi per decifrare i suoi segreti. Nel 2021, un passaggio cruciale nella storia di Piazza Affari è avvenuto con l'acquisizione del gruppo Borsa Italiana da parte della Borsa paneuropea Euronext, che controlla i listini di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo. L'anno scorso si è discusso della possibilità di abbandonare la storica sede di Palazzo Mezzanotte per soluzioni più economiche, ma il rinnovo del contratto d'affitto ha garantito alla Borsa di mantenere la sua sede nel cuore di Milano.

Ventura aveva un anno in più dell'amico e compagno fraterno di Borsa e di alta montagna Ettore Fumagalli, scomparso solo tre mesi fa. Ai suoi funerali, nella basilica milanese del Corpus Domini, Ventura aveva preso la parola per ricordare storie e aneddoti dell'epoca d'oro degli agenti di cambio, di cui era diventato il decano. Lo sapeva e, alla fine delle esequie, aveva detto: "Il prossimo sono io". In realtà, Attilio non si è più ripreso dalla morte di Ettore. L'aveva presa proprio male e dopo meno di due settimane un problema cerebrale lo ha costretto a un ricovero da cui non è più riuscito a recuperare.

Presidente del Comitato direttivo degli Agenti di cambio dal 1988 al 1992 e poi, fino al 1997, presidente del Consiglio di Borsa, futuro cda dell'attuale Borsa spa: con lui scompare l'ultimo pezzo di una Piazza Affari che non c'è più, quella delle grida nel salone di Palazzo Mezzanotte che proprio Ventura, con Fumagalli e qualche altro mostro sacro del listino, ha contribuito a trasformare in un mercato telematico e immateriale, scrivendo le leggi che hanno introdotto le "Sim" e decretandone così la fine a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso. Per quel mercato azionario un po' selvaggio, poco vigilato e quasi off-limits per il risparmio di massa (che preferiva i Bot), Ventura è stato a lungo un protagonista delle operazioni più delicate di quegli anni. E pure misteriose: insieme con altri 5 o 6 agenti del suo calibro faceva parte dell'"angolo dei cervelli": "Poco prima delle 13", raccontava lui stesso divertito, "ci mettevamo in circolo a parlare, in mezzo alle grida. E tutti ci guardavano per cercare di capire cosa sarebbe successo sul mercato". Infatti, se un procuratore di Ventura si metteva a comprare o vendere un certo titolo, tanti facevano poi lo stesso. Anche se, in verità, non sapevano il perché.

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