Economia

Banca Popolare Vicenza, nel piano 500 esuberi e chiusura di 100 filiali

500 esuberi, chiusura di 100 filiali (quasi un sesto dei circa 650 sportelli complessivi) e fondo di solidarietà per incentivare l'uscita dei dipendenti. La bufera che si è abbattuta sulla Banca Popolare di Vicenza presieduta dall'imprenditore del vino Gianni Zonin e guidata ora da Francesco Iorio, con la Guardia di Finanza che ha fatto partire una serie di acquisizioni presso la sede della banca e i suoi uffici (indagati dalla procura di Vicenza tutti i vertici dell’istituto di credito, compresi Zonin e l’ex amministratore delegato Samuele Sorato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza) si arricchisce, secondo quanto riferito dall'Ansa, di un nuovo capitolo: la scure del nuovo piano industriale al 2020 che verrà presentato domani, secondo le indiscrezioni, dovrebbe abbattersi sui 5.500 dipendenti della banca berica e sulla rete.

Le nuove strategie che passano anche attraverso l'atteso aumento di capitale da 1,5 miliardi e il processo di quotazione in Borsa della banca, sarà esaminato per l'approvazione domani mattina dal consiglio d'amministrazione. Il bilancio 2014 dell'istituto si è chiuso con una perdita di 758,5 milioni di euro, in gran parte per svalutazioni degli attivi (600 milioni di riduzione degli avviamenti) e rettifiche su crediti complessivamente pari a 868 milioni di euro. Il patrimonio era debole. Solo in extremis PopVicenza aveva superato lo scoglio degli stress test della Bce, lo scorso, ottobre, disponendo poche ore prima del risultato finale la conversione di un bond da oltre 250 milioni di euro.

Oltre a un fondo di solidarietà per incentivare l'uscita dei dipendenti in esubero, si ipotizza anche della presenza di un secondo fondo che, secondo fonti sindacali, potrebbe essere utilizzato come ammortizzatore per la riduzione volontaria delle ore di lavoro. Misure che hanno allarmato immediatamente i sindacati. "Se i 600 esuberi del gruppo Banca Popolare di Vicenza dovessero essere confermati, ci troveremmo di fronte alla solita beffa confezionata ad arte contro i lavoratori", ha commentato il segretario nazionale della Fabi, Giuliano Xausa, alla vigilia della presentazione del piano industriale.

A suo avviso servono "proposte di rilancio" e non "l'ennesimo bagno di sangue a danno dei lavoratori". "Riteniamo inaccettabile che le colpe di una gestione tutt'altro che trasparente dell'istituto vengano fatte pagare ancora una volta ai dipendenti. Contrasteremo in tutte le sedi  questa politica selvaggia di taglio al costo del lavoro. Mandare a casa 600 addetti vuol dire eliminare il 10% dell'attuale organico della banca, impoverendone risorse e professionalità. Riteniamo che in mai come in questo momento al gruppo servano proposte chiare di rilancio e una visione industriale a largo respiro, non l'ennesimo bagno di sangue a danno dei lavoratori e dell'istituto stesso", ha concluso il sindacalista.