Economia
BankItalia finisce sotto inchiesta. Faro della Procura sul caso Bim
I Pm romani che indagano su Veneto Banca aprono un fascicolo sulla Vigilanza dopo un memoriale firmato dall'avvocato Michele Gentiloni, cugino del premier
Una bomba sulla Banca d'Italia, già sotto il fuoco delle critiche per le responsabilità di vigilanza (assieme alla Consob) dopo i casi Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti e quelli nordestini con Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Una bomba che azzera con molta probabilità le speranze di riconferma di Ignazio Visco per un secondo mandato al timone di Palazzo Koch e che, secondo alcuni, spiana la strada a Lucrezia Reichlin, economista italiana che insegna alla London School of Economics ed ex Bce (ora siede nel Cda di UniCredit come consigliere indipendente), per Via Nazionale. Proprio ora che con l'uscita di Matteo Renzi da Chigi, l'economista napoletano succeduto a Mario Draghi iniziava a intravedre qualche possibilità di reincarico.
La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d'indagine sulla vigilanza della Banca d'Italia, indagine affida dal procuratore capo Giuseppe Pignatone ai sostituti Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, già titolari dell'indagine su Veneto Banca. La notizia è riportata dal Fatto Quotidiano e, secondo quanto scrive il giornale, fa seguito a un memoriale depositato il 30 giugno scorso dall'avvocato Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, per conto del suo assistito Pietro D'Aguì, ex amministratore delegato di Banca Intermobiliare, cacciato dal gruppo nel 2012.
Per il momento, nel registro degli indagati non è stato iscritto nessuno dei vertici di Via Nazionale, ma oltre a Visco, nel mirino pare siano finiti il capo del "Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria" della Banca d'Italia Carmelo Barbagallo e l'ispettore Emanuele Gatti, autore delle indagini sul Banca Intermobiliare, boutique finanziaria controllata da Veneto Banca e in via di cessione dopo il crack dell'istituto nordestino.
La Procura di Roma ha acceso un faro su ipotesi di reato in ispezioni della vigilanza che a questo punto appaiono sospette. Ispezioni a seguito delle quali Pietro D'Aguì fu cacciato e la Vigilanza impedì la cessione dell'istituto per 562 milioni a una cordata capeggiata dallo stesso D'Aguì. Bim oggi è invece in vendita per circa 100-150 milioni (capitalizza circa 190 milioni ed è oggetto delle manifestazioni d'interesse di quattro fondi; Attestor e Warbur Pincus sarebbero i favoriti per l'acquisto) con grosso danno per i soci.
Un passaggio del memoriale dell'avvocato Gentiloni - scrive il Fatto - riguarda "'l'ispezione compiuta da Gatti sulla Bim nel 2012, per la quale l'avvocato Gentiloni raccomanda alla procura la valutazione degli errori compiuti' e il ruolo di Barbagallo 'nella fase successiva all'ispezione'. In quell'ispezione Gatti diagnosticò una riduzione di due terzi del capitale di vigilanza, portandolo a soli 157 milioni contro i 435 indicati nella semestrale 2012. A fine 2012 il bilancio Bim (quotata in Borsa) indicava il patrimonio di vigilanza a 322 milioni, il doppio di quanto calcolato da Gatti, senza che nessuno abbia sollevato obiezioni. Nel frattempo però, sulla scorta dell'ispezione di Gatti e dell'istruttoria di Barbagallo, il governatore Visco ha scritto alla Bim ordinando perentoriamente di revocare i poteri a D'Aguì". Mossa che stona con quanto lamentato spesso da Banca d'Italia nei casi di banche finite sotto stress finanziario e cioè di non aver mai avuto il potere di rimuovere i banchieri sospetti.
(Segue...)