Economia

Bce archivia il low profile di Draghi. Le stoccate di Lagarde a Trump

Alle stoccate di Trump, Mario Draghi ha sempre risposto in maniera british, senza cadere nella polemica. "Non rientra nel mandato della Bce agire sui tassi di cambio", ha più volte replicato il numero uno dell'Eurotower alle critiche di The Donald, che con una raffica di tweet ha più volte accusato l’Europa e la Cina di concorrenza sleale sui cambi. 

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Christine Lagarde, invece, che andrà a sostituire Draghi a novembre alla tolda di comando Bce, sembra avere il freno a mano meno tirato. Così mentre il tycoon newyorkese, che ha ingaggiato un braccio di ferro con Pechino per limitare l’influenza gli effetti negativi della politica economica di Pechino sull’economia Usa, continua a contestare la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell, Lagarde ha stigmatizzato senza remore il comportamento della Casa Bianca, difendendo l'indipendenza dei banchieri centrali.

"Quando ero a capo del Fmi, nei paesi in cui ho visto un governatore di una banca centrale legata ad aspirazioni o imperativi politici, non è andata bene", ha spiegato la Lagarde, in un'intervista esclusiva con l'AFP a Washington.

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E mentre l’economia americana conserva comunque una certa forza, nonostante sia inserita all’interno di un trend globale di rallentamento, il direttore generale in uscita (a novembre andrà a sostituire Draghi) del Fondo Monetario ha lanciato poi l’allarme sulla crescita globale "fragile" e "minacciata", oltre che dagli attriti commerciali e dalla Brexit, anche da una eccessiva dipendenza dagli sforzi delle banche centrali (Trump ha ripetutamente incalzato, al limite della stalking via social, il numero uno della Fed per spingerlo a procedere con corposi tagli dei tassi d'interesse e si è detto più volte deluso per la gestione della politca monetaria da parte di Powell).

Definendo l'espansione "piuttosto mediocre", Lagarde ha esortato i leader a dialogare per cercare di "risolvere le incertezze nel mondo", in riferimento soprattutto alle tensioni protezionistiche che pesa sul commercio in tutto il mondo, o alla Brexit, che oscura il futuro in Europa. 

"Che si tratti di relazioni commerciali, Brexit, minacce tecnologiche, questi sono problemi creati dall'uomo che possono essere affrontati dall'uomo" ha aggiunto. Alla domanda se potrà fare di più per convincere i leader quando siederà sulla poltrona dell’Eurotower, la Lagarde ha assicurato che continuerà "sicuramente ad essere determinata a garantire che ci si concentri sulla creazione di posti di lavoro, produttività e stabilità". Ma, ha sottolineato, le istituzioni monetarie dovevano essere "prevedibili" e "attenersi a fatti e dati economici"; "c'è abbastanza incertezza in tutto il mondo per non aggiungere incertezza su ciò che farà una banca centrale”.

Le parole del numero uno dell'organismo di Washington arrivano dopo che ieri anche l’Ocse ha sottolineato come l'economia globale sia "sempre più fragile e incerta” e ha lanciato un vero e proprio appello ai governi perché rilancino un Pil mondiale che dovrebbe crescere appena del 2,9% quest'anno, i minimi dalla crisi finanziaria del 2008-2009. Si tratta di 0,3 punti in meno rispetto alle stime rilasciate dall'organizzazione con sede a Parigi solo a maggio. Nel 2020, inoltre, il Pil globale dovrebbe salire del 3%, ovvero 0,4 punti in meno di quanto stimato in primavera.