Economia

Bce, inflazione giù al 2% nel 2025. Tassi, conto alla rovescia per il taglio

di Redazione

Le guerre in Ucraina e Medio Oriente continuano però a rappresentare "fonti di rischio". Il bollettino economico

Bce, inflazione giù al 2% nel 2025. Tassi, conto alla rovescia per il taglio

Il Consiglio direttivo della Bce è "determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2 per cento nel medio termine" e le decisioni future assicureranno "che i tassi di interesse di riferimento della BCE restino sufficientemente restrittivi finché necessario". Lo si legge nel Bollettino economico di marzo della Banca centrale europea.

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"Se una valutazione aggiornata circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell'inflazione di fondo e l'intensità della trasmissione della politica monetaria dovesse rafforzare ulteriormente la fiducia del Consiglio direttivo in una stabile convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo, sarebbe allora opportuno ridurre l'attuale livello di restrizione della politica monetaria - spiegano gli esperti di Francoforte - In ogni caso, per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, senza vincolarsi preventivamente a un particolare percorso di fissazione dei tassi".

Nella riunione dell'11 aprile scorso la Bce ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento, e le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine. "L'inflazione ha continuato a diminuire - si legge nel bollettino - trainata dall'andamento più contenuto dei prezzi degli alimentari e dei beni. La maggior parte delle misure dell'inflazione di fondo è in calo, la dinamica salariale è in fase di graduale moderazione e le imprese stanno assorbendo parte dell'incremento del costo del lavoro nei loro profitti. Le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e i rialzi dei tassi di interesse stabiliti in precedenza continuano a gravare sulla domanda, contribuendo a ridurre l'inflazione. Tuttavia, le pressioni interne sui prezzi sono forti e mantengono elevata l'inflazione dei servizi".

La Bce rileva che "l'economia è rimasta debole nel primo trimestre del 2024", mentre "le indagini congiunturali indicano una ripresa graduale nel corso di quest'anno, trainata dai servizi". "Nei prossimi mesi - si legge inoltre nel bollettino - ci si attende che l'inflazione oscilli intorno ai livelli attuali, per poi diminuire fino a raggiungere l'obiettivo del 2 per cento il prossimo anno, per effetto della più debole crescita del costo del lavoro, del dispiegarsi degli effetti della politica monetaria restrittiva perseguita dal Consiglio direttivo e del venir meno dell'impatto della crisi energetica e della pandemia. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine restano sostanzialmente stabili, collocandosi perlopiù intorno al 2 per cento". Da Francoforte sottolineano infine che "i rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso.

L'espansione economica potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. Anche un indebolimento dell'economia a livello mondiale o un ulteriore rallentamento del commercio internazionale graverebbero sulla crescita dell'area dell'euro. La guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio geopolitico. Ciò potrebbe indurre una perdita di fiducia riguardo al futuro in famiglie e imprese e produrre interruzioni negli scambi internazionali. La crescita potrebbe essere più elevata se l'inflazione diminuisse più rapidamente delle attese e se l'incremento dei redditi reali comportasse aumenti della spesa maggiori del previsto, oppure se l'espansione dell'economia mondiale fosse più forte delle aspettative. Tra i rischi al rialzo per l'inflazione figurano le accresciute tensioni geopolitiche, soprattutto in Medio Oriente, che potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e di trasporto nel breve periodo, causando interruzioni nel commercio mondiale. Inoltre, l'inflazione potrebbe collocarsi su livelli più elevati del previsto se le retribuzioni aumentassero più di quanto atteso o i margini di profitto evidenziassero una tenuta superiore. Al contrario - spiega il bollettino - l'inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda più di quanto atteso o nel caso di un deterioramento inaspettato del contesto economico nel resto del mondo"