Bollette, il trucco dei colossi tlc. Stop ai 28 giorni? Pronti i rincari
Telecomunicazioni/ Dal 4 aprile 2018 le bollette di telefonia fissa e mobile e pay-tv tornano alla cadenza mensile, ma i rincari resteranno
Bollette a 28 giorni addio: con l'approvazione della Legge di Bilancio 2018 per gli operatori di telefonia fissa e mobile e della pay-tv si torna all'antico, ossia a 12 bollette mensili ogni anno (e non 13, una ogni 28 giorni). Gli operatori hanno 120 giorni di tempo dalla data di conversione in legge del decreto, avvenuta lo scorso 30 novembre, per adeguarsi alla nuova disposizione di legge, ossia fino al 4 aprile prossimo, con la previsione di un indennizzo forfettario di 50 euro per i consumatori (maggiorato di un euro per ogni di fatturazione illegittima) in caso di variazione degli standard minimi stabiliti dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Per chi non si adeguerà, le sanzioni sono state raddoppiate e vanno ora da 240.000 a 5 milioni di euro. Nelle "nuove" bollette, le compagnie telefoniche dovranno anche specificare se la fibra arriva in casa (Ftth) e all'armadio (Fttc) e in quest'ultimo caso non potranno più usare la parola "fibra" nelle offerte pensate per i consumatori. Tutto bene quel che finisce bene?
Non è detto, perché come noto da tempo (secondo voci di stampa mai smentite l'amministratore delegato di Telecom Italia-Tim, Amos Genish, avrebbe già informato al riguardo il top management dell'ex monopolista telefonico italiano a fine ottobre) Telecom Italia avrebbe già annunciato ai propri clienti business che dal primo gennaio tornerà tariffe mensili ma il costo annuale, finora "spalmato" su 13 fatture, rimarrà lo stesso.
Il che significa, naturalmente, che i singoli canoni mensili (ridotti da 13 a 12) aumenteranno, di fatto "congelando" i rincari che si erano registrati col passaggio inverso, dalle fatturazioni mensili a quelle a 28 giorni, come già aveva anticipato Affaritaliani il 24 ottobre scorso (http://www.affaritaliani.it/economia/tim-verso-il-rincaro-delle-tariffe-bolletta-su-del-10-su-fisso-dati-rumors-506151.html?). Di che cifre stiamo parlando? Per Telecom Italia si tratterebbe di quasi 250 milioni all'anno (oltre 20 milioni al mese), che potrebbero tradursi in un "repricing" delle tariffe, verso l'alto, attorno al 10%.
Dato che il mercato italiano è di fatto controllato da tre gestori (a fine giugno Wind Tre aveva il 32,1% dei clienti, tallonata da Tim e Vodafone, entrambe col 30,2%), le mosse di Tim verranno probabilmente imitate rapidamente dai suoi concorrenti, senza che scoppi alcuna guerra "al ribasso" coi tre gestori pronti a offrire sconti. Tim stessa ha già fatto notare, anzi, che di sconti ce ne sono stati molti, forse persino troppi, negli anni precedenti: dal 2012 al 2016 i prezzi dei servizi di telecomunicazione in Italia sono infatti calati di oltre 14 punti percentuali, ovvero del 5,6% nel solo 2016 (rispetto al 2015), secondo i dati dell'Osservatorio Agcom.
Anche di rimborsi non se ne vedranno molti, probabilmente: chi sperava che la legge imponesse un rimborso per tutte le fatture "illegittime" inviate in questi anni è rimasto deluso, perché la legge parla di sanzioni solo per chi non si adeguerà entro la data stabilita, quindi gli eventuali 50 o più euro potranno essere richiesti solo se anche dopo il 4 aprile Wind Tre, Vodafone, Tim o Sky dovessero continuare a inviare fattura ogni 28 giorni, cosa assai improbabile. Insomma, ancora una volta il legislatore più che cercare di tutelare in modo puntuale i consumatori, ha di fatto sanato la situazione all'insegna del "chi ha avuto, ha avuto": per evitare ulteriori "bis" in futuro occorrerebbe, come chiede da tempo Adiconsum, una modifica dell'articolo 70 del Codice delle Comunicazioni elettroniche.
E' questo articolo, infatti, che consente la modifica unilaterale delle condizioni contrattuale, avendo così dato modo agli operatori di cambiare (legittimamente) la priopria fatturazione da mensile a 28 giorni fino all'emanazione della nuova norma recepita dalla Legge di Bilancio 2018. O forse sarebbe necessaria una maggiore concorrenza, anche se la tendenza alla concentrazione del mercato dimostra che non è facile ipotizzare la presenza di un numero di gestori superiore a quello attuale, o una maggiore consapevolezza dei consumatori di quelli che sono i costi e di quello che è il reale valore delle tante offerte commerciali nel settore delle telecomunicazioni.