Economia
Boom, da Luigi Berlusconi a Andrea Guerra: naufraga l'Amazon della fotografia
La start up, finanziata da Luigi Berlusconi, Andrea Guerra e Nerio Alessandri, ha chiuso il 2022 con un rosso "choc" di 21,8 milioni
Boom Image Studio fa sboom: da Spa diventa Srl. Nel 2022 perdite non ripianate per 7,4 mln. Il forte disavanzo è dovuto alla svalutazione dell'investimento nella tedesca LemonOne
Sono rimasti a mani vuote tanti “vip”, da Andrea Guerra a Nerio Alessandri mentre a Luigi Berlusconi sono rimaste in mano solo briciole da quella che doveva essere l’“Amazon della fotografia”, la start up che avrebbe rivoluzionato il mondo della comunicazione commerciale. Stiamo parlando di Boom Image Studio (Bis), società italiana specializzata nella creazione di contenuti fotografici per grandi marchi come D&G, Luxottica, Glovo e Westwing, fondata a Milano nel 2018 da tre giovani imprenditori, Federico Mattia Dolci, Giacomo Grattirola e Jacopo Benedetti.
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La società ha chiuso il bilancio 2022 con ricavi stabili a 2,9 milioni di euro e costi per 4,1 milioni ma l’ultima riga ha visto un rosso “choc” di 21,8 milioni dopo che negli anni precedenti erano state accumulate perdite non ripianate per 7,4 milioni. Il forte disavanzo del 2022 è dovuto alla svalutazione di 14 milioni dello sfortunato investimento nella tedesca LemonOne, attiva nello stesso settore di Bis, il cui 95% fu acquisito a fronte dell’emissione, da parte di Bis, di warrants che attribuivano agli ex-soci di LemonOne il diritto di sottoscrivere azioni, di diversa categoria, della società acquirente, a determinate condizioni. Ma le cose non sono andate bene perché la non brillante situazione di Bis (che non s’è vista rinnovare il ricco contratto con Deliveroo e non ha ottenuto finanza-ponte da Atempo Growth) e quella critica di LemonOne hanno portato quest’ultima alla liquidazione.
Di qui la cura drastica presa dall’assemblea dei soci di Bis che ha deliberato di ripianare tutte le perdite prima azzerando le riserve e poi azzerando il capitale per successivamente ricostituirlo a 100 mila euro. Una decisione che ha visto alcuni azionisti astenuti e il voto contrario di Alessandri che con la sua Alfin aveva l’1,9%. Favorevoli gli altri soci come il fondo United Ventures (39%), Guerra (col 5,3% e allora nel consiglio d’amministrazione), Berlusconi (0,005%) e VC Partners Invest 1, veicolo di investimento controllato da Vintage Capital srl, guidato da Stefano Siglienti, Luca Riboldi (capo degli investimenti di Banor Sim), la Viris di Enzo Ricci e tanti altri. Il punto è che dopo la cura drastica quasi tutti i soci hanno deciso di smobilitare e hanno ceduto il 99,99% alla Pixel Moda (controllata dalla cipriota Bella Tec) che crea contenuti per l’e-commerce.
Bis s’è così trasformata da spa in srl, il consiglio d’amministrazione (Guerra compreso) s’è dimesso ed è stato nominato un amministratore unico. Contestualmente il capitale è stato ridotto a 10mila euro di cui 9mila 995 in capo a Pixel Moda e un euro ciascuno in capo a Berlusconi, Federico Giuppani, Cristiane Pessoa, la Viris e Vc Partners Invest. Insomma, Boom ha fatto “sboom” e questo spiega perché già un anno fa molti fotografi che lavoravano per l’azienda si lamentavano di non essere stati pagati.