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Economia
Brunello di Montalcino 2018 di Argiano è il Wine of The Year di Wine Spectator
Uva da vino

Brunello di Montalcino 2018 di Argiano è il "Wine of The Year" 2023

Il Brunello di Montalcino, ancora una volta, sul tetto del mondo, con una delle sue griffe più prestigiose: è il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano, cantina dell’imprenditore brasiliano André Santos Esteves, e guidata da Bernardino Sani, il "Wine of The Year", il vino n. 1 al mondo secondo la celebre rivista "Wine Spectator". Un primato che bissa, dunque, quello storico, del Brunello di Montalcino 2001 Tenuta Nuova di Casanova di Neri, nel 2001, e che vede l’Italia del vino al top della classifica, per la quinta volta, dopo il Solaia 1997 di Antinori, nel 2000, il Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido, nel 2018, e l’Ornellaia 1998 di Tenuta dell’Ornellaia, nel 2001 (oggi di Frescobaldi, all’epoca di Lodovico Antinori, ndr).

Con il Brunello di Montalcino 2008 di Argiano al n. 1, dunque, salgono a tre, come già nel 2022, i vini italiani in “Top 10”, con il Taurasi Radici Riserva 2016 di Mastroberardino al n. 5, ed il Chianti Classico Marchese Antinori Riserva 2020 di Antinori al n. 7. Lunedì 13 novembre, invece, sarà svelata la “Top 100” by Wine Spectator nella sua interezza.

“Emozionato, felice e orgoglioso per questo riconoscimento - commenta a caldo, a WineNews, Bernardino Sani - che arriva, esattamente, dopo dieci anni di duro lavoro iniziato nel 2013, con l’arrivo della famiglia Esteves, partendo dalla ristrutturazione dei vigneti, con la mappatura e la zonazione dei vigneti di Brunello, e proseguito con un forte lavoro in cantina per produrre vini territoriali e far emergere la forza di questo meraviglioso territorio. Sono senese, ho sempre lavorato intorno a Montalcino e credo fermamente che il Brunello di Montalcino sia tra i migliori vini al mondo, qualcosa di eccezionale. Sono molto contento poi che il riconoscimento sia andato all’annata 2018, che alcuni hanno minimizzato, mentre, secondo me, è una grande annata che è riuscita a trasmettere l’eleganza di un territorio che è anche storia, arte, cultura e bellezza”.

Un vino quello della Tenuta di Aragiano che vanta una delle citazioni in assoluto più illustri: quella del poeta Giosuè Carducci, primo italiano Premio Nobel per la Letteratura, che, a fine Ottocento, scriveva “mi tersi con il vin d’Argiano, il quale è buono tanto”, ospite nella Villa rinascimentale, progetto del grande architetto Baldassarre Peruzzi, e della contessa Ersilia Caetani Lovatelli, all’epoca “signora” di una delle più antiche tenute e cantine del territorio, poi appartenuta ad un’altra contessa, Noemi Marone Cinzano. E che, oggi, continua ad essere un “unicum”, grazie alla nuova proprietà dell’imprenditore brasiliano Andrè Esteves, nella lista dei milionari di “Forbes” , collezionista di vini ed arte rinascimentale, appassionato dell’Italia, e che ne ha fatto una vera e propria cantina-museo, tra opere d’arte e i più grandi vini italiani e francesi, a partire dalle Riserve storiche di Brunello.

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