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Economia
Btp Italia,Alloatti (Hermes):"Flop?Colpa di WS.L'Ue non inciderà sullo spread"
LaPresse

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Chiusura dello spread su livelli che non si vedevano da aprile 2013 e raccolta del Btp Italia che, dopo i primi due giorni, si ferma a circa 650 milioni. Un flop. In più, già domani potrebbe arrivare la procedura d'infrazione delle Commissione europea nei confronti del nostro Paese. Cosa sta succedendo sui mercati? Siamo di fronte a uno scenario che rischia di avvitarsi per la sostenibilità del nostro debito pubblico? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Filippo Alloatti, senior credit analyst di Hermes Investment Management, asset manager britannico da specializzato strategie di investimento per gli investitori istituzionali.

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Cosa sta succedendo sul mercato secondario, dove oggi in apertura lo spread fra i Btp decennali e i Bund di pari scadenza si è allargato fino a oltre 330 punti base, un livello che non si vedeva da inizio 2013? A cosa è dovuta la voltatilità nella seduta odierna?
"Più che a fattori endogeni specifici inerenti alla situazione italiana, la volatilità di oggi è legata alla debolezza generale dei mercati finanziari. Ieri, a causa del tech, c'è stata una chiusura fortemente negativa di Wall Street, debolezza che persiste che si è riverberata sul mercato europeo. C'è il rischio di un raffreddamento della congiuntura, rallentamento confermato da alcuni dati macro su cui attecchisce pure la difficoltà di trovare un'intensa fra Stati Uniti e Cina sul fronte commerciale". 

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E se guardiamo all'orizzonte nazionale? 
"Ovviamente, il Btp Italia non sta andando benissimo. Nei primi due giorni sono stati assorbiti dagli investitori soltanto 650 milioni di euro. Un po' pochino rispetto alle attese che erano di 3-8 miliardi di euro. Un andamento su cui influisce anche la querelle fra l'Italia e la Commissione europea sulla legge di bilancio del nostro Paese. Domani arriverà la decisione dell'esecutivo comunitario dopo la nuova risposta dell'Italia sulla manovra: il mercato attende l'apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo nei confronti di Roma. I numeri sulle privatizzazioni, anche quelli forniti dal governo Conte, sono sempre un po' aleatori". 

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Filippo Alloatti, senior credit analyst di Hermes IM

Per il nostro Paese, però, si prospettano tempi lunghi per l'arrivo della multa...
"Sì. I tempi dell'apertura della procedura d'infrazione non giovano molto all'andamento degli asset nazionali sui mercati. Fino a gennaio-febbraio, gli investitori non riusciranno a definire e a prezzare l'importo dell'ammenda nei confronti dell'Italia".  

Quindi se è già scontata, domani lo spread non dovrebbe esplodere quando verrà comunicata l'apertura della procedura d'infrazione...
"No, l'allargamento del differenziale sta già prezzando lo scenario peggiore per l'Italia. Poi, il mancato idem sentire fra Roma e Bruxelles si innesta in un momento molto difficile per i mercati finanziari, dove allo stato attuale c'è poca liquidità. Fattori concomitanti che spingono gli investitori a scegliere gli asset più sicuri. Anche per questo i rendimenti dei sicurissimi bund tedeschi e dei titoli decennali americani sono scesi molto". 

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Fattore, quindi, che ha contribuito all'allargamento odierno dello spread nelle ultime due sedute...
"Esatto. Da qualche tempo il decennale tedesco gira sotto i 50 punti base. Un rendimento che è molto basso".

Questa mattina, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha spiegato che "dopo la decisione della Commissione europea sulla manovra lo spread scenderà". E' d'accordo?
"Il differenziale fra titoli di Stato si ridurrà se si verificherà un miglioramento o una stabilizzazione dei dati sulla situazione macroeconomica. Gli investitori vogliono vedere come saranno i numeri sulla crescita italiana del quarto trimestre. Lo scenario da evitare è quello di un segno meno davanti al Pil per gli ultimi tre mesi dell'anno. Di fronte a un'economia che rallenta, credo che l'Italia e l'Unione europea alla fine vogliano trovare una soluzione che consenta a entrambe le parti di salvare la faccia. Con un Pil in recessione, sarebbe difficile per il governo Conte dare la colpa di tutto a Bruxelles. Quindi, credo che il governo Conte possa anche rivedere le stime sul 2019". 

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Lo Stato italiano può reggere questi tassi di interesse? Ci sono implicazioni sulla sostenibilità del debito?
"Domanda da un milione di dollari. Un fattore di conforto è che la durata media del debito italiano è alta: secondo i dati forniti a luglio dal Ministero dell'Economia, si aggira intorno a 6,8 anni. E' un cuscinetto di salvaguardia. Questo significa che l'aumento del costo del debito è graduale. Per il problema della sostenibilità, poi, più che il costo degli interessi sono rilevanti le prospettive della crescita e l'andamento dell'inflazione. Un Pil, che secondo la maggior parte degli uffici studi internazionali, aumenterà di circa dell'1% - una performance non scoppiettante - e un'inflazione analoga renderebbero sostenibile il fardello del debito. Se, al contrario, la crescita dovesse scendere di molto sotto l'1%, per i mercati diventerebbe un problema e, a causa del sentiment, gli investitori reagirebbero. Così, si verificherebbe un avvitamento dello spread".   

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Visto l'andamento dei primi due giorni dedicati agli investitori retail, come potrebbe chiudersi la raccolta finale del Btp Italia?
"Paradossalmente dipenderà molto da come reagirà Wall Street, un fattore esogeno. Al netto della decisione di Bruxelles sulla legge di bilancio del governo Conte, lo scenario di mercati febbricitanti non aiuterà la raccolta. Il momento difficile del tech sul Nasdaq e, quindi, la congiuntura attuale pesano maggiormente sulla raccolta del Btp rispetto ai fattori endogeni dell'Italia".   

Secondo alcuni analisti, le implicazioni del flop della raccolta del Btp Italia 2022 potrebbero essere molto significative per il prossimo anno, contribuendo ad aumentare l'incertezza su chi assorbirà gli oltre 250 miliardi euro di emissioni lorde che il Tesoro dovrà collocare. E' d'accordo?
"Parzialmente. E' vero che c'è un rischio di amplificazione per le scadenze del 2019. Ma c'è ancora tempo: per esempio, non sappiamo ancora come la Bce uscirà dal quantitative easing a fine anno. Scenario su cui l'Eurotower si è lasciato un margine di discrezionalità visto il momento difficile della congiuntura. Inoltre, c'è ancora la possibilità che il governo italiano possa ricucire con Bruxelles sulla legge di bilancio. Non è detto, quindi, che l'ombra del Btp Italia si protragga su tutto il calendario delle emissioni del prossimo anno. C'è tempo per Roma per rimediare e per trovare strategie alternative".

Il governo, quindi, non si trova di fronte in maniera inconsapevole, come invece qualche osservatore sostiene, a un precipizio pericolosissimo...
"Non voglio sottovalutare i rischi, ma l'esecutivo del nostro Paese è consapevole che la corda non vada tirata fino a un certo punto". 
 

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