Economia

Caro-energia, Draghi: "Pronte misure". Un'azienda su 10 pronta a licenziare

di Marco Scotti

Il premier Draghi: "Il governo è impegnato a trovare nuove risorse per mettere in campo misure strutturali contro il caro-energia"

Cna: un’azienda su dieci dovrà ridurre l’organico e il 7,6% darà una sforbiciata alle retribuzioni

È vero, l’Italia è al momento la locomotiva d’Europa con una crescita definitiva per il 2021 di circa il 6,5%. Ma è altresì innegabile che il prezzo delle bollette sia salito talmente tanto da mettere a repentaglio il 2022. Non possiamo aspettarci un altro anno con una crescita così dirompente, questo era già assodato. Ma ora rischiamo di sacrificare un punto di Pil sull’altare della crescita folle dei costi.

Dunque, soprattutto le imprese definite “energivore”, cioè che hanno elevati consumi di elettricità, rischiano di dover pagare un conto salatissimo. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, il conto per le aziende dovrebbe passare dai 20 miliardi del 2021 ai 37 di quest’anno, con un incremento di oltre l’80%. E attenzione, perché anche il commercio rischia un salasso passando da 11,4 a 20 miliardi di bollette.

Draghi si è affrettato ad annunciare interventi significativi con un decreto ad hoc che dovrebbe ridurre l’impatto su famiglie e imprese. E il presidente di Arera Stefano Besseghini ha provato – non riuscendoci del tutto – a rasserenare gli animi. “La primavera - ha detto - sarà sicuramente un primo momento di attenuazione della pressione sui costi per un effetto stagionalità. I prezzi in prospettiva nel 2022 sono più bassi della situazione attuale, ma lo scenario geopolitico internazionale avrà un impatto, sarà importante seguire sempre le dinamiche di questo mercato molto nervoso”. 

In attesa di comprendere meglio le nuove tassonomie europee e di considerare eventuali supporti da altre fonti di approvvigionamento – che però ovviamente non potranno portare effetti immediati – bisogna fare i conti. Dunque: secondo Assofond le imprese dei settori energivori hanno un ruolo chiave nel tessuto italiano, generano 88 miliardi all’anno di valore aggiunto, esportano il 55% del fatturato e danno lavoro a 350mila persone.

Prendiamo ad esempio le vetrerie di Murano: in molti, all’accrescere dei costi dell’energia, hanno dovuto optare o per la chiusura dell’azienda o per una sorta di joint venture con altre imprese simili per riuscire a contenere i costi e mantenere attiva la produzione. Analoghi allarmi arrivano da Assocarta (con alcuni quotidiani che hanno già dovuto aumentare il prezzo di copertina) e Assovetro, con il direttore di quest’ultima, Walter Da Riz, che ha ricordato come il comparto di lavoro a oltre 60mila persone che rischiano adesso di rimanere a casa. Un imprenditore navigato come Alberto Bombassei proprio ai microfoni di Affaritaliani.it.

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