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Economia
Cattaneo il miglior manager: Gamberale racconta Telecom,il libro di Napoletano

Il migliore manager della storia di Telecom dopo la privatizzazione? Flavio Cattaneo, unico vero dirigente che opera per l'azienda di telefonia, a differenza di altri privati come Emilio Gnutti e Roberto Colaninno che l'hanno invece caricata di debiti non per finanziare gli investimenti, ma per ripagare la scalata fatta tutta a leva. Tant'è che Cattaneo alla guida del gruppo è durato poco. 

Il giudizio è di Vito Gamberale (nella foto in alto), ex amministratore delegato di SIP che nel 1995 crea Telecom Italia Mobile e che lascia l'ex monopolista alla fine del 1998 come direttore generale dopo l'ingresso degli Agnelli nell'era della privatizzazione da parte del primo governo Prodi. Manager che l'ex direttore del Messaggero e del Sole 24 Ore Roberto Napoletano intervista nel suo libro "Il Cigno nero e il Cavaliere bianco" (società editrice La Nave di Teseo).

L'AUTORERoberto Napoletano è stato direttore del “Sole 24 Ore” (dal 2011 al 2017) e di tutte le testate del gruppo (Radio 24, l’agenzia di stampa Radiocor, l’informazione web e specializzata), e direttore editoriale del gruppo multimediale 24 Ore. Dal 2006 al 2011 è stato direttore del “Messaggero”. Tra i suoi libri: Se il Sud potesse parlare (2001), Padroni d’Italia (2004), Fardelli d’Italia (2005), Promemoria italiano (2012), Viaggio in Italia (2014).

Il volume, in uscita domani nelle librerie, si propone di rileggere gli anni della tremenda crisi economica italiana ed europea e nel capitolo dedicato alla storia recente del capitalismo nazionale, che Affaritaliani.it pubblica integrale, Napoletano ripercorre, con alcuni retroscena (come il colloquio e la lettera di dimissioni da Telecom presentata all'epoca da Gamberale a Mario Draghi, dg del Tesoro e la successiva telefonata del premier Prodi), la progressiva ritirata delle grandi famiglie italiane che hanno fatto l'industria tricolore dalle stanze dei bottoni. Ritirata che ora ha lasciato spazio ora alle scorribande dei capitali stranieri. Nello specifico i francesi di Vivendi, socio di controllo nel capitale del colosso telefonico, uno dei gioielli degli anni '90 dell'industria del nostro Paese . 

"Ma com'è possibile che in Italia ogni volta che c'è un manager di successo questo si dimette e nessuno si chiede perchè?", si domanda Gamberale che poi aggiunge: "Ogni volta c'è dietro una tresca opaca, il successo disturba, non piace, a maggior ragione non piace l'indipendenza".

Napoletano accende i riflettori sui meccanismi sottostanti e sui retroscena che hanno portato alla moria del capitalismo di relazione, al termine del quale tutte le grandi famiglie industriali italiane che orbitavano intorno alla Mediobanca di Cuccia e di Maranghi abdicano nei confronti di grandi gruppi stranieri.

Per fortuna, rimangon la forza e la vitalità delle piccole e medie imprese a costituire il tessuto connettivo dell'economia italiana. E storie di successo come quella della Fiat di Sergio Marchionne. Un manager su cui i vecchi Gianni e Umberto Agnelli erano stati lungimiranti.

"Ricordo una telefonata con Umberto Agnelli e la sua risposta a una mia domanda molto diretta: 'Chi è questo Marchionne?' 'E' l'uomo che salverà la Fiat', disse. E aveva ragione. Se non ci fosse stato lui tutte le grandi famiglie del nord sarebbero sparite", racconta Napoletano. 

Copertina napoletano interna
 

CLICCA QUI PER LEGGERE IL CAPITOLO "SE IL CAPITALISMO PRIVATO DELLA RENDITA SI MANGIA TUTTO" DEL LIBRO DI ROBERTO NAPOLETANO

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