Economia

La Fed sta per provocare il collasso globale dei corporate bond. Niente paura, è solo un cigno nero

Dal petrolio che torna drasticamente a 100 dollari al barile, al rublo russo che segna un +20% rispetto al basket euro-dollaro. E dalle Olimpiadi in Brasile che fanno da volano per la ripresa degli Emergenti, fino al collasso dei mercati obbligazionari. Ispirandosi alle teorie dell'epistemologo ed ex trader Nassim Nicholas Taleb, come ogni anno Saxo Bank, gruppo danese leader nel trading online, si esercita con i "cigni neri" ovvero le ipotesi catastrofiche e improbabili, ma sempre possibili. Da non ignorare, quindi, dato il loro potenziale destabilizzante sui mercati globali. Scenari sviluppati in un contesto che secondo Steen Jakobsen, capo economista di Saxo, "si sta avvicinando alla fine della paralisi che ha dominato la risposta politica alla crisi finanziaria globale", anche se "il quantitative easing e altre forme di intervento hanno fallito", mentre "la Cina è in una fase di transizione e le tensioni geopolitiche sono più che mai complesse e fragili. Il costo marginale del denaro sta salendo e di conseguenza anche volatilità e incertezza".

E' in questo scenario che Saxo Bank ha elaborato le proprie previsioni shock. Ecco quali sono:
1) La direzione del cambio euro-dollaro? E' 1,23. In un contesto europeo di imponente surplus di partite correnti, il basso livello di inflazione, secondo le leggi economiche, dovrebbe indicare una moneta piu' forte e non piu' debole. Siamo tornati di nuovo alle origini, a una politica monetaria statunitense che reagisce ribassando il dollaro, e quindi a una crescita globale. Il cerchio della corsa verso il basso e' completo: un dollaro piu' debole come risultato diretto della politica di tassi d'interesse degli Stati Uniti.

2) Il rublo: +20% per la fine del 2016. Entro la fine del 2016, un'impennata nella richiesta del petrolio e l'innalzamento dei tassi della Fed ad un ritmo impropriamente lento porta il rublo russo a crescere di circa il 20% contro il basket euro-dollaro.

3) Gli unicorni della Silicon Valley ritornano a terra. Il 2016 sembra profumare un po' come il 2000 nella Silicon Valley, con sempre piu' start-up che rimandano quotazioni e business model concreti per raccogliere ulteriori partner, nel tentativo di raggiungere la massa critica.

4) Le Olimpiadi scatenano la ripresa degli emergenti guidata dal Brasile. La stabilizzazione, gli investimenti per le Olimpiadi e qualche modesta riforma dovrebbero veder risollevarsi il sentiment in Brasile, con le esportazioni dei mercati emergenti incentivate dalle deboli valute locali. Il risultato: le azioni dei mercati emergenti avranno dunque un'ottima annata, sovraperformando rispetto a obbligazioni e azioni straniere.

5) I Democratici riconquistano la presidenza e il Congresso con una vittoria schiacciante. Nel Congresso il Partito Repubblicano passerebbe da una posizione di forza a una drammatica debolezza, mentre i prossimi quattro anni vedrebbero ampliarsi la frattura derivante dalla sua guerra interna sulla direzione delle future politiche. Questo porterebbe il Partito Democratico a una vittoria schiacciante grazie al successo di una campagna get-out-the-vote che porta alle urne i Millennials, frustrati dallo stallo politico e dalle scarse prospettive occupazionali degli ultimi otto anni.

6) L'agitazione nell'Opec scatena un breve ritorno ai 100 dollari al barile. Con il basket greggio Opec ai minimi del 2009, il malessere tra i membri piu' deboli (come tra i piu' ricchi) del cartello a proposito della strategia supply-and-rule continuerebbe a crescere al diffondersi delle difficolta' tra i 12 componenti. Adeguatamente incoraggiato, l'Opec potrebbe quindi sbaragliare il mercato con un aggiustamento al ribasso della produzione rompendo la spirale ribassista del prezzo che rimonterebbe in una veloce ripresa, di fronte agli investitori affannati per rientrare lunghi sul mercato. Il prezzo si riporterebbe cosi' un'altra volta sull'orizzonte dei 100 usd al barile.

7) L'argento rompe le catene dell'oro per un +33%. Il 2016 vedrà una rinnovata fiducia nell'argento. La spinta politica per ridurre le emissioni di anidride carbonica, incentivando le energie rinnovabili, contribuira' ad accrescere la domanda di metalli industriali, dato il loro utilizzo nei pannelli solari. Di conseguenza l'argento potrebbe innalzarsi di ben un terzo, lasciandosi alle spalle gli altri metalli.

8) Una Fed aggressiva vede il collasso globale dei corporate bond. La fine del 2016 potrebbe spingere il presidente della Fed, Janet Yellen, verso una politica aggressiva, con una serie di violenti rialzi dei tassi, scatenando imponenti svendite su tutti i principali mercati obbligazionari all'aumentare dei rendimenti. Con le poste di bilancio di banche e broker destinate al trading obbligazionario e al market making quasi del tutto scomparse, mancherebbe proprio una delle componenti vitali di un mercato funzionante. L'assimilazione tardiva di tale consapevolezza porterebbe tutto il mercato buy-side a fuggire su una strada senza ritorno di panic-selling, mentre i piu' avanzati modelli di rischio sbanderebbero in modo analogo.

9) El Nino scatena un'ondata inflazionistica. Il prossimo anno el Nino battera' ogni record, generando carenza di umidita' in diverse aree del sudest asiatico e siccita' in Australia. La produzione agricola globale ne risentira' negativamente e i rendimenti gia' in calo sulle materie prime legate all'agricoltura porranno un freno all'offerta, proprio mentre la domanda stara' ancora crescendo sulla scia dell'espansione economica globale. Il risultato sarebbe un'impennata del 40% sul Bloomberg Agriculture Spot Index, con una piu' che necessaria pressione inflazionistica.

10) L'ultima risata della diseguaglianza sul lusso. Di fronte alla crescente diseguaglianza e alla disoccupazione sopra il 10%, l'Europa sta considerando l'introduzione di un reddito minimo universale per assicurare a tutti i cittadini, occupati o meno, la capacita' di soddisfare i propri bisogni essenziali. In una societa' piu' egualitaria che promuove altri valori, la domanda di beni di lusso declina sensibilmente, facendo collassare il settore.