Economia
Cimbri, Unipol: “Verso un uso intelligente dei dati ma serve regolamentare”
Dal webinar “Data Vision & Data Value” allestito da Unipol, emerge che la protezione e gestione evoluta dei dati è uno strumento per creare valore condiviso
Unipol, “Data Vision & Data Value”: dalla Corporate Social Responsibility alla Corporate Digital Responsibility.
Gli italiani temono per la sicurezza delle informazioni memorizzate sui propri dispositivi digitali? Sì.
Questo è quanto emerge dai risultati del “Focus sulle paure digitali” dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza Demos&Pi - Fondazione Unipolis, presentati nel corso del webinar “Data Vision & Data Value” organizzato dal Gruppo Unipol.
Al tavolo di discussione hanno partecipato Carlo Cimbri, Group CEO Unipol, Agostino Santoni, Amministratore Delegato CISCO, Michael Wade, Professore di Innovazione e Strategia alla IMD Business School e Marisa Parmigiani, Head of Sustainability and Stakeholder Management Unipol Group.
Unipol, “Data Vision & Data Value”: la responsabilità sociale nell’era digitale
Michael Wade, Professore di Innovazione e Strategia alla IMD Business School, ha introdotto: “Tra digitale, business e sostenibilità ci sono dei punti di intersezione: privacy, protezione dati, inclusione e diversità digitale. Nel digitale, infatti, c’è un ciclo di vita dei dati che, inizialmente, prevede che vengano catturati da un dispositivo e poi ridotti a elemento di bassissimo livello. Questi sistemi vengono poi riuniti. Tutto finisce in un database venduto in aree del mondo e poi ancora rivenduto. La fine della vita del dato prevede che esso venga scartato o riciclato originando un nuovo flusso di dati. Il ciclo di vita di un prodotto fisico è paragonabile proprio a un flusso di dati".
"Quando tocchiamo questi temi", ha continuato Michael Wade, "ci confrontiamo con problematiche di etica e sostenibilità: la cattura dei dati deve essere fatta in sicurezza. Oggi serve un punto di vista olistico, a 360 gradi. La Corporate Digital Responsibility (CDR) ha a che fare con la responsabilità sociale, economica, ambientale e tecnica. Questo concetto rientra nel più ampio della Corporate Social Responsibility (CSR). La Corporate Digital Responsibility può essere definita come un set di pratiche, prassi e comportamenti che aiutano le organizzazioni a usare dati e tecnologie digitali in conformità con la società. Unipol deve proteggere la privacy dei dipendenti e dei clienti. Ma come gestire questa CDR? C’è poco progresso in materia. I consumatori di oggi sono responsabili, quasi parlano con i normatori. Importante è capire che non saremo giudicati solo sull’etica ma sugli standard etici del futuro. Le società devono prendere sul serio queste problematiche. Siate proattivi. Oggi Unipol sta implementando questa visione olistica”.
Osservatorio Europeo sulla Sicurezza Demos&Pi - Fondazione Unipolis, "Focus sulle paure digitali”
Dal già citato studio "Focus sulle paure digitali" presentato da Marisa Parmigiani, Head of Sustainability and Stakeholder Management Unipol Group, emergono sei dati:
- Un italiano su due considera non sicure le informazioni memorizzate sui propri dispositivi digitali
- L’insicurezza digitale è maggiormente radicata al Sud e tra coloro che si affidano alla rete per ragioni di lavoro
- Un italiano su tre non accede mai al web, il 23% è always on
- Il 68% degli utenti ritiene che gli acquisti online siano sicuri
- Il 62% degli intervistati ritiene che Governo e forze dell’ordine controllino una parte delle proprie attività in Rete, ma lo accetta in nome della sicurezza
- Quasi tre persone su quattro pensano che una parte dei dati digitali sia monitorata da imprese pubblicitarie e per il 59% ciò è considerato un rischio per la privacy
Unipol, “Data Vision & Data Value”: le esperienze di Unipol e di CISCO
Il Gruppo Unipol ha istituito la “Data Ethics Task Force” che ha il compito di comprendere l’impatto sugli stakeholder della valorizzazione dei dati personali sottesa a progetti avviati o da avviare, o ad attività di business.
Carlo Cimbri, Group CEO Unipol, ha affermato: “Le assicurazioni sono nativamente delle grandi utilizzatrici di dati. Con l’avvento di internet e dei social, la popolazione è entrata a far parte del mondo virtuale ingigantendo i dati. Siamo alle prese con delle sfide: come possiamo utilizzare i dati in maniera più intelligente ed efficace per dare un ritorno ai nostri clienti? Saper usare i dati intelligentemente significa proporre prodotti tagliati su misura evitando astrazioni statistiche. I dati costituiscono un fatto positivo, sono un ritorno per il consumatore che si traduce in termini di maggiore correttezza e di minor costo. Questo ha risvolti di natura etica: andiamo a effettuare una prestazione di precisione.
Più il digitale diventa parte integrante e necessaria della vita delle persone, più le persone sceglieranno di entrare a farne parte. Ma se vogliamo proteggere la nostra privacy, dobbiamo essere consapevoli che il livello di protezione dati oggi è a rischio.
La sicurezza fisica dei dati pone delle sfide. La complessità deriva dalla quantità. Oggi acquisiamo miliardi di dati. La mole di dati dovrebbe stilarli dentro contenitori più grandi, i cloud, i quali pongono problemi nuovi: non possiamo fare più affidamento solo sulla geolocalizzazione dei server.
Unipol ha adottato un approccio olistico che rientra nel solco del nostro modo di fare assicurazione con una vocazione alla tutela delle proprie persone. Abbiamo una visione chiara della nostra missione sociale che si basa su un approccio che guarda a rispetto, protezione, ritorno dell’informazione, comprensione, sharing e creazione di valore. Ma c’è la necessità di una regolarizzazione", ha concluso Carlo Cimbri.
"Entro il 2025 prevediamo la circolazione di 163 zettabyte di dati e 50 miliardi di abitanti della rete. I database subiscono attacchi cyber ogni giorno, circa 80 miliardi. Sono grandi numeri, per questo servono una piattaforma di connessione reti e una forte attenzione al tema della sicurezza. CISCO ha preso una posizione forte: l’i-privacy è un diritto dell’uomo e dobbiamo difenderla con sicurezza e trasparenza. Le nostre piattaforme tecnologiche devono avere tutte quattro caratteristiche: devono essere semplici, aperte, programmabili e intrinsecamente sicure. Ma qual è il limite tra sicurezza e privacy? La sicurezza e la privacy non devono essere in concorrenza. Devono essere partner nel guidare l’evoluzione del settore, devono accompagnare il ciclo di vita dei nostri prodotti. La sicurezza è by default e by design. La privacy deve entrare a far parte della cultura aziendale. I nostri clienti e collaboratori valorizzano la privacy che, ormai, è diventata uno strumento competitivo nel settore. Lo scopo di CISCO è alimentare un futuro inclusivo per tutti. E in questo il ruolo della CSR è fondamentale. Il digitale non deve dividere ma unire”, ha dichiarato Agostino Santoni, Amministratore Delegato CISCO.