Economia

Compagnie aeree, col Covid 143 mila tagli. A rischio 2 mila occupati Alitalia

di Luca Spoldi

Il conto totale dell'epidemia sul lavoro nel trasporto aereo

L’annuncio più clamoroso sinora è stato quello di Lufthansa: a causa della crisi del comparto aereo scatenata dalla pandemia di Covid-19, l’aerolinea tedesca taglierà 22 mila posti di lavoro a tempo pieno in tutto il mondo (ma la cifra sale a 26 mila considerando tutte le posizioni eliminate), nonostante aiuti di stato per 9 miliardi di euro. Air France-Klm prevede invece di tagliare 7.500 posti di lavoro entro il 2022, mentre Airbus (colpita dal crollo dei nuovi ordini e dal ritiro anticipato delle flotte di A380 a partire dalla stessa Air France) lascerà a casa 15 mila lavoratori. Si noti che il governo francese ha già stanziato 15 miliardi di euro di aiuti per il settore. 

Air France & KLM vertical stabilizers
 

Fuori dall’area dell’euro le cose non vanno meglio con l’eccezione della Svizzera, dove per ora Swiss non sembra voler licenziare nessuno. In compenso Rolls Royce, principale produttore di motori per aerei al mondo, ha annunciato 8 mila tagli, IAG, holding cui fano capo British Airways, Iberia e Vueling, prevede di dover tagliare fino a 12 mila dipendenti, mentre la scandinava Sas farà a meno di 5 mila lavoratori ritenendo che al traffico aereo serviranno almeno tre anni per tornare ad una normalità “pre-crisi”. 

La low cost irlandese Ryanair a sua volta annuncia 3 mila tagli e riduzioni di stipendio sino al 20% per coloro che manterranno il posto. La britannica EasyJet prevede di tagliare tra 4 e 5 mila dipendenti (tra cui 700 piloti) e sta iniziando a tagliare anche gli scali serviti (i primi a saltare saranno Londra Stansted, Newcastle e Southend in Gran Bretagna). Virgin Atlantic, l’aerolinea controllata al 51% da Sir Richard Branson (l’altro 49% è in mano a Delta), taglia a sua volta 3 mila lavoratori e rinuncia a volare da e per Gatwick. 

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In Medio Oriente Kuwait Airways ha deciso di ridurre il personale di 1.500 unità, Emirates potrebbe arrivare a 30 mila tagli (accelerando il ritiro dei propri A380) mentre Ethiad e Qatar Airways per ora non sembrano voler procedere a tagli. In Australia Qantas ridurrà l'organico invece di 6 mila unità e manterrà a terra un centinaio di aerei, nel tentativo di risparmiare 9 miliardi di euro in tre anni e sopravvivere così alla crisi. 

Negli Usa, nonostante i 53,7 miliardi di aiuti offerti da Trump alle compagnie proprio per evitare licenziamenti in massa a ridosso delle elezioni presidenziali di novembre, Boeing è in grande affanno e pur avendo riattivato la produzione del 737-Max ha già annunciato 12 mila esuberi, di cui 6.770 rappresentati da “uscite non volontarie”.

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American Airlines ha rivisto il pacchetto di “incentivi” per i propri dirigenti che escono spontaneamente dall’azienda (fino a 9 mesi di retribuzioni e 2 anni di copertura sanitaria) e prevede di tagliare 5 mila dipendenti dopo il 30 settembre. United Airlines a sua volta ha sapere che dopo tale data potrebbe ridurre di 3.400 unità i suoi dipendenti, Southwest e Delta hanno già proposto pacchetti per una separazione volontaria ad assistenti di volo e addetti al servizio clienti.

Di fronte a uno scenario così impietoso, con quasi 143 mila posti di lavoro destinati a svanire nei prossimi anni, in Alitalia è finalmente pronta la Newco (nella quale il Tesoro è pronto a iniettare fino a 3 miliardi di euro) e sono stati nominati i nuovi vertici (sulla poltrona di Ceo sale l’attuale Chief business officer della compagnia, Fabio Lazzerini e presidente sarà l'ex Poste Francesco Caio). Secondo le ultime indicazioni, la flotta dovrebbe essere rinnovata per garantire risparmi sui costi di gestione e ridursi dagli attuali 113 a poco più di 100 aerei (ma si partirà con 92 veivoli, di cui 20 per il lungo raggio, 60 per il medio raggio e 12 per il corto raggio).


 

Confermata l’intenzione di focalizzarsi sempre di più, compatibilmente con l’evolversi dello scenario epidemiologico del Covid-19, sul medio e lungo raggio, mentre il corto raggio e il low cost, finora presidiato da Alitalia CityLiner, potrebbe essere tagliato, anche se resta l’ipotesi di integrare alcuni asset di Air Italy. Ad oggi, con appena il 10% dei voli “regolari” attivati, per Alitalia vi è il rischio di 2 mila esuberi e i sindacati sono già sul piede di guerra.

Ma nel momento in cui in tutto il mondo restano a terra quasi 143 mila dipendenti del settore, nonostante una settantina di miliardi di euro di aiuti di stato stanziati, sarà difficile riuscire a fare molto di più che limare la cifra, salvo che l’emergenza Covid-19 non scompaia rapidamente lasciando spazio a una ripresa del trasporto aereo che per ora nessuno è in grado di ipotizzare.