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Economia
Confindustria, il Veneto fa voce grossa. E c’è l’ipotesi di un grande ritorno
Carlo Bonomi, Leopoldo Destro, Antonio D'Amato, Emanuele Orsini

Confindustria, il Veneto si candida. E c’è l’ipotesi “triumvirato”

La corsa alla guida di Confindustria inizia a entrare nel vivo, anche se la sensazione è che il nome “forte” debba ancora emergere. Intanto, però, si schierano le fazioni. L’assemblea di Federmeccanica – che si è tenuta nella sede di H-farm a Roncade (Treviso) – è stata l’occasione per riportare il Veneto al centro della discussione su chi debba sedere sullo scranno più alto di Viale dell’Astronomia. Come riporta anche Nordest Economia, i due “papabili” sono Leopoldo Destro ed Enrico Carraro.

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Ma mentre quest’ultimo si è trincerato dietro un no comment di prammatica, il primo ha invece avvalorato la tesi che vuole un Veneto pronto a prendersi un ruolo centrale all’interno di Confindustria. E per farlo si potrebbe addirittura seppellire l’ascia di guerra tra le varie territoriali (Affaritaliani.it ne aveva dato conto già a luglio, qui). “È chiaro  - ha detto Destro - che il Veneto ambisce ad avere un ruolo importante, un ruolo apicale che non ha mai avuto nella storia di Confindustria. È chiaro che dobbiamo lavorare affinché il Veneto sia un attore protagonista principale per la nuova presidenza di Confindustria”.

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Ma non è l’unico scenario che si sta delineando in Viale dell’Astronomia. Intanto, pare che nella rosa dei probabili al momento un leggero vantaggio ce l’abbia Emanuele Orsini, che inizialmente sembrava voler sfidare Bonomi per la scorsa elezione prima di ritirare la sua candidatura e accontentarsi della vicepresidenza. Il suo nome sarebbe il classico “pannicello caldo” che metterebbe d’accordo tutti quanti. Con un gigantesco malus: manterrebbe Confindustria nella dimensione sempre più tascabile che l’ha resa marginale e lontana parente di quell’associazione che dettava l’agenda economica (e non solo) del Paese.

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L’altro rumor che si rincorre è invece esattamente di segno opposto: serve un nome di garanzia, un grande player che possa riportare in auge Confindustria. E qui la rosa si restringe sostanzialmente a tre nomi, tre giganti dell’industria italiana. Antonio D’Amato, Emma Marcegaglia e Marco Tronchetti Provera. Attenzione: nessuno si immagini che uno di questi tre prenda carta e penna e si metta a scrivere la lettera ai saggi di Confindustria. Il rischio di venire “impallinati” sarebbe altissimo e, al tempo stesso, non si confarebbe alla caratura dei personaggi. Ma se un comitato che vuole evitare la dissoluzione di Viale dell’Astronomia provasse a forzare la mano, di fatto “imponendo” un nome forte, allora le cose potrebbero cambiare.

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Marco Tronchetti Provera, che pure si è chiamato fuori da qualsiasi corsa, sarebbe il nome più indicato. In Pirelli ha lasciato le deleghe operative ad Andrea Casaluci e ora può dedicarsi al suo ruolo più istituzionale. Avrebbe l’autorità e l’autorevolezza per parlare nei consessi più delicati, dai tavoli con il governo fino all’Europa che dovrà erogare fondi e aiutare l’industria con il Pnrr.

Più difficile che venga scelta Emma Marcegaglia che ha condotto una battaglia talmente aspra contro la norma che consente di ricandidarsi che sarebbe strano se decidesse di tornare sui suoi passi. Certo, di fronte a una richiesta formale, le cose potrebbero cambiare. Ma al momento il suo nome è quello meno plausibile. Antonio D’Amato, invece, sembra il più attento a quello che succede in Viale dell’Astronomia: ha iniziato nuovamente a “farsi sentire” e non disdegnerebbe un nuovo mandato.

Qualcuno ha ipotizzato, allora, un modo per evitare anche brutte figure a Carlo Bonomi che esce con le ossa rotte dalla vicenda della sua “non laurea” che ne ha affossato le speranze di diventare presidente della Luiss. Anche in questo caso ha peccato di “ubris”, cioè di tracotanza: ha annunciato urbi et orbi che quello era l’incarico che sognava, abbandonando ogni prudenza e dimenticando che qualche scheletro nell’armadio c’era riguardo al suo percorso professionale. Tanto che qualcuno nei corridoi di Viale dell’Astronomia l’ha un po’ preso in giro: “Ma non poteva farsi dare una laurea ad honorem per risolvere la questione?”.

Dicevamo, una soluzione. Antonio D’Amato al timone (di nuovo) di Viale dell’Astronomia. Un nome gradito anche al governo e capace di instaurare un nuovo dialogo. A quel punto, si libererebbe il posto di presidente della Luiss. E chi potrebbe sedere sul trono dell’università di Confindustria? L’identikit è quello di una figura di garanzia, apprezzata, e – ovviamente – laureata. Ecco perché qualcuno, a mezza bocca, ha sussurrato il nome di Emma Marcegaglia. Anche per cementare una rinnovata pax con D’Amato dopo le frizioni durante la presidenza dell’imprenditore campano.

E Bonomi? Per lui si potrebbe aprire la strada della presidenza del Sole 24 Ore. Non servono lauree, si tratta comunque di un incarico prestigioso e si riuscirebbe a tutelare la faccia di tutti. Fantascienza? Chissà.

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