Economia

Coronavirus, spinta per la febbre dell'oro. Il mercato ora vede quota 1.700$

Il metallo giallo ai massimi da sette anni

Sui mercati è corsa ai beni rifugio. In particolare sull'oro che dopo una grande cavalcata nel 2019 ha sfondato la soglia psicologica dei 1.600 dollari, soglia oltre la quale ci si aspetta che il rialzo prosegua. Dopo aver toccato un nuovo massimo da 7 anni a questa parte, negli scambi mattutini l'oncia cede 37 dollari a quota 1.640 dollari. Nel corso della seduta di lunedì il metallo giallo aveva segnato un picco a 1.688 dollari, sui massimi dal gennaio del 2013.

Il trend rialzista è strettamente legato - secondo gli analisti finanziari - alla corsa ai beni rifugio che scatta in presenza di situazioni di grande incertezza come quella scatenata dall'improvvisa e forte diffusione del coronavirus.

"L'analisi di fondo è che molti investitori stanno riducendo l'esposizione ai titoli azionari - ha detto Michael McCarthy, chief market strategist di Cmc Market - e aumentando invece quella ai beni rifugio. L'impatto sull'economia globale significa anche che rimarremmo con ogni probabilità in un ambiente di bassi tassi di interesse più a lungo del previsto". 

"L'oro è riuscito finalmente a guadagnare una notevole forza di spinta - ha commentato in una nota ai clienti Jeffrey Halley, senior market analyst di Oanda - ed è probabile che presto l'oro tenterà di superare la soglia dei 1.700 dollari l'oncia, man mano che continuano le notizie sulla diffusione del coronavirus".

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Secondo Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, società ginevrina di asset management, l'oro è peraltro destinato a continuare a crescere anche oltre l'immediato. "Ci troviamo ora in un contesto in cui le politiche monetarie hanno meno spazio di manovra e l'inflazione e stabile - spiega in una nota - ma l'oro continua a sovraperformare la maggior parte di listini. Ad esempio, si noti come quest'anno la performance sia superiore rispetto a quella dell'S&P 500: +6,59% contro un +4,41% dell'indice azionario americano. Due le possibili spiegazioni. Da un lato, tra tassi bassi delle obbligazioni e prezzi alti delle azioni, risulta più difficile ricercare valore nelle asset class tradizionali, quindi alcuni investitori potrebbero aver aggiunto in portafoglio una posizione nel metallo prezioso per impiegare la liquidità (che in diversi casi e sottoposta a tassi negativi). Ma dall'altro lato, gli stessi potrebbero temere seriamente gli effetti del coronavirus, anticipando una possibile discesa dei profitti nel corso del 2020 e scegliendo, pertanto, l'oro come bene rifugio".