Economia

Coronavirus, Ue-Italia: ecco chi ci dovrebbe salvare...

L'opinione di Gianni Pardo

Un giorno un grande editorialista inserì in un articolo una famosa citazione, veramente appropriata per la tesi che sosteneva. Purtroppo essa non era esatta e i lettori glielo fecero notare. Era sbagliata la persona cui era attribuita, il luogo e il momento in cui era stata pronunciata e perfino il contesto storico le dava un senso diverso da quello che veniva ad avere nell’articolo del giornalista. Questi ammise l’errore con la massima eleganza immaginabile: “Lo dicevo io che qualcuno, da qualche parte, aveva detto qualcosa”.

Una cosa del genere si è verificata ieri a Bruxelles. Ecco come l’Ansa racconta l’avvenimento:

“Tutte le cancellerie Ue sembrano concordare sulla necessità di un Recovery Fund e di un Bilancio pluriennale Ue che procedano in parallelo, spiegano fonti europee. Ma l'ammontare del Fondo, i settori da finanziare e gli strumenti sono da stabilire. In particolare, il tema che si annuncia più controverso, è la ripartizione del Fondo tra prestiti e aiuti a fondo perduto”.

È come se due imprenditori si presentassero da un notaio e il risultato fosse un documento da cui risulta che essi si sono impegnati a stipulare in futuro un contratto di cui non si conosce l’importo, né chi debba versarlo, né a quale titolo, se di liberalità o di mutuo, per finalità ancora da precisare e con strumenti che rimangono ancora da stabilire. Ah beh, come diceva quello.

Quando penso che per stilare questo documento si sono scomodati personaggi importanti come la signora Merkel o Emmanuel Macron, mi rendo conto che, se volessi vendere la mia vecchia automobile del 1998, dovrei quanto meno richiedere la convocazione dell’Assemblea Generale dell’Onu. E non so se basterebbe. Infatti il trasferimento di proprietà di quel catorcio è giuridicamente ed economicamente qualcosa di più serio di ciò che è stato fatto ieri a Bruxelles.