Economia
Coronavirus, Ue-Italia: ecco chi ci dovrebbe salvare...
Un giorno un grande editorialista inserì in un articolo una famosa citazione, veramente appropriata per la tesi che sosteneva. Purtroppo essa non era esatta e i lettori glielo fecero notare. Era sbagliata la persona cui era attribuita, il luogo e il momento in cui era stata pronunciata e perfino il contesto storico le dava un senso diverso da quello che veniva ad avere nell’articolo del giornalista. Questi ammise l’errore con la massima eleganza immaginabile: “Lo dicevo io che qualcuno, da qualche parte, aveva detto qualcosa”.
“Tutte le cancellerie Ue sembrano concordare sulla necessità di un Recovery Fund e di un Bilancio pluriennale Ue che procedano in parallelo, spiegano fonti europee. Ma l'ammontare del Fondo, i settori da finanziare e gli strumenti sono da stabilire. In particolare, il tema che si annuncia più controverso, è la ripartizione del Fondo tra prestiti e aiuti a fondo perduto”.
È come se due imprenditori si presentassero da un notaio e il risultato fosse un documento da cui risulta che essi si sono impegnati a stipulare in futuro un contratto di cui non si conosce l’importo, né chi debba versarlo, né a quale titolo, se di liberalità o di mutuo, per finalità ancora da precisare e con strumenti che rimangono ancora da stabilire. Ah beh, come diceva quello.
Quando penso che per stilare questo documento si sono scomodati personaggi importanti come la signora Merkel o Emmanuel Macron, mi rendo conto che, se volessi vendere la mia vecchia automobile del 1998, dovrei quanto meno richiedere la convocazione dell’Assemblea Generale dell’Onu. E non so se basterebbe. Infatti il trasferimento di proprietà di quel catorcio è giuridicamente ed economicamente qualcosa di più serio di ciò che è stato fatto ieri a Bruxelles.