Economia
Covid, Inps: nel 2020 Cig aumentata da 1,4 a 18,7 miliardi di euro
Il presidente della Cassa integrazione guadagni (Cig), Pasquale Tridico, ha rivelato i dati 2020 riguardanti la situazione dell'Inps e i danni del Covid-19
"La Cassa integrazione guadagni (Cig) ha visto aumentare, con i provvedimenti in deroga, i pagamenti di oltre 13 volte, passando da 1,4 miliardi di euro nel 2019 a 18,7 miliardi nel 2020, a seguito dell'aumento di quasi 11 volte il numero dei beneficiari, passati da 620mila nel 2019 a 6 milioni e 700mila lavoratori coperti da Cig nel solo 2020, con un valore medio pro capite della prestazione pari a 2.788 euro". Lo ha rivelato, durante la presentazione del rapporto annuale dell'Inps, il presidente dell'Istituto, Pasquale Tridico, spiegando che "si è trattato di un fenomeno che ha riguardato tutti i lavoratori, se si considera che i dipendenti in cassa a zero ore, inizialmente pari alla metà dei beneficiari nel primo lockdown, con il 45% ad aprile 2020, sono calati come incidenza al 9% nel luglio 2020 fino a raggiungere il 7% nel febbraio 2021".
Dai dati, ha precisato Tridico, emerge che metà dei dipendenti è stato in cassa per un massimo di tre mesi, mentre la recessione "appare contemporaneamente come generalizzata e transitoria". Il gruppo di dipendenti per i quali la sospensione dal lavoro risulta "massiccia" è, infatti, identificabile come il gruppo collocato in Cig per almeno 10 mesi e con una quota complessiva di Cassa superiore al 60% delle ore lavorabili: si tratta di 310.000 dipendenti, per i quali il numero di ore integrate nel periodo osservato ha superato quota 1.000.
"Se ci focalizziamo sulle aziende stabilmente presenti nel periodo pandemico da marzo 2020 a febbraio 2021, pari a 1.267.000 imprese, il 43% (pari a 541.000 imprese) non ha mai usufruito di Cig, il 18% (227.000 imprese) ha fatto ricorso alla Cig esclusivamente nella fase più severa del lockdown nella primavera 2020 e il 17% (211.000 imprese) ha avuto qualche trascinamento comunque esauritosi nel corso del 2020", ha aggiunto Tridico, aggiungendo che "vi è quindi un residuo 22% (288.000 imprese), che corrisponde al 26,5% dell'occupazione, facente ancora ricorso alla Cig e che presumibilmente non è riuscita ancora a risollevarsi dalla crisi pandemica”.
"Non appena la fase emergenziale, come tutti auspichiamo, andrà a chiudersi, occorrerà che si concentrino le risorse, in futuro più scarse, sui casi di maggior bisogno. Occorrerà altresì riequilibrare non solo i sussidi, ma anche la distribuzione delle tutele, in un contesto dove l'area del lavoro povero e del lavoro precario va pericolosamente allargandosi", ha commentato Tridico, spiegando che "la presenza dei poveri da lavoro, i working poor, identificati come coloro che nell'anno hanno un reddito da lavoro non nullo, ma guadagnano meno del 60% del reddito mediano. La percentuale di poveri da lavoro osservati negli archivi Inps, cumulando le diverse prestazioni, è pari al 26% nel 1990 e sale al 32,4% nel 2017".
“Nei primi cinque mesi dell'anno registriamo importanti segnali di ripresa del tessuto produttivo. Infatti, al 31 maggio 2021, le entrate contributive riferite a tutto il settore privato (aziende, lavoratori autonomi, liberi professionisti e lavoratori domestici) sono aumentate di 4,5 miliardi di euro, con un incremento sul 2020 di oltre nove punti percentuali, ha aggiunto il presidente del Cig, sottolineando come "siamo confidenti che, nel corso dell'anno, la sostenuta ripresa economica in atto riporti le entrate contributive dell'Inps ai livelli del 2019, consentendoci di superare in un solo anno gli effetti finanziari negativi della pandemia”.
“Per effetto del crollo dei contratti stagionali e a tempo determinato registrato nel 2020, le entrate contributive dell'Istituto si sono ridotte, rispetto al 2019, di 11 miliardi di euro. L'aumento della spesa per integrazioni salariali e la contrazione delle entrate contributive hanno determinato un peggioramento del risultato finanziario di competenza dell'Istituto, che è passato da +6,6 miliardi di euro del 2019 (il miglior risultato degli ultimi 11 anni) a -7,1 miliardi di euro del 2020”, ha commentato Tridico, aggiungendo che, sul piano contabile, la maggior parte della spesa per prestazioni Covid-19 è stata finanziata con stanziamenti a carico della fiscalità generale, una parte importante è rimasta tuttavia a carico del bilancio dell'Istituto. In particolare, la Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti, il Fondo di integrazione salariale e gli altri Fondi di solidarietà di settore hanno finanziato interventi di integrazione salariale per una spesa complessiva pari, nel 2020, a 7,3 miliardi di euro.