Economia
Crisi Mar Rosso, l'Italia perde 95 mln di euro al giorno. Economia a rischio
Confartigianato ha calcolato l'impatto del calo di traffico di navi mercantili tra l'Oceano Indiano e il Mar Rosso sui flussi commerciali dell'Italia
L'Italia paga il prezzo della crisi nel canale di Suez con perdite di 95 milioni di euro al giorno
La crisi nel Mar Rosso, conseguenza della guerra tra Israele e Hamas (in corso dal 7 ottobre), costa cara all’Italia, con danni che ad oggi ammontano a 8,8 miliardi, circa 95 milioni al giorno. Un duro colpo da incassare, risultato dell'allungamento dei tempi di navigazione, che a sua volta ha generato ritardi nelle importazioni ed esportazioni a causa della chiusura del canale di Suez
Confartigianato ha stimato l'entità dell'impatto causato dalla riduzione del traffico delle navi mercantili tra l'Oceano Indiano e il Mar Rosso sui flussi dell'interscambio commerciale dell'Italia con l'Asia, l'Oceania, i paesi del Golfo Persico e del Sud-est dell'Africa. Nello specifico, considerando il periodo tra novembre 2023 e gennaio 2024, corrispondente all'inizio degli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi alle navi mercantili dirette dallo stretto di Bab al-Mandab al canale di Suez, negli ultimi tre mesi, l'Italia ha subito perdite per 3,3 miliardi di euro, equivalenti a 35 milioni al giorno, a causa di esportazioni mancate o ritardate; e 5,5 miliardi di euro (60 milioni al giorno) dovuti al mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri.
Le mancate consegne nei porti del Mar Mediterraneo non hanno conseguenze negative solo a livello nazionale; infatti, l'impatto si estende significativamente anche alle regioni italiane: "Il valore più alto di prodotti trasportati via mare attraverso il Mar Rosso è quello della Lombardia, pari a 12,9 miliardi, seguita da Emilia-Romagna con 9,4 miliardi, Veneto con 5,7 miliardi, Toscana con 4,7 miliardi, Piemonte con 4,2 miliardi e Friuli-Venezia Giulia con 2 miliardi". "Gli effetti della crisi del Mar Rosso, sommati alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio, potrebbero avere pesanti conseguenze sulla crescita economica italiana", avverte il presidente di Confartigianato, Marco Granelli: "E' indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall'attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e la propensione ad investire delle imprese e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell'occupazione".
Inoltre, Confartigianato ha valutato anche gli impatti della crisi sulle micro e piccole imprese italiane, che costituiscono i soggetti più a rischio in Europa. Tali imprese rappresentano il 32,7% dell'export manifatturiero diretto verso i Paesi extra Ue, un valore doppio rispetto alle imprese tedesche. Nel 2023, il flusso di import-export dei settori made in Italy, con una forte presenza di PMI, attraverso il Mar Rosso ammonta a 30,8 miliardi di euro, pari a 1,5 punti percentuali del PIL.
Le esportazioni delle micro e piccole imprese ammontano a 10,8 miliardi di euro, con il settore alimentare che spicca a 4,2 miliardi, seguito da prodotti in metallo (1,8 miliardi), altri prodotti come gioielleria e occhialeria (1,8 miliardi), moda (1,5 miliardi) e legno e mobili (1 miliardo). Un settore chiave dell'export made in Italy verso l'Asia, quello dei macchinari e impianti, con una forte presenza di micro e piccole imprese, ha registrato nel 2023 un valore di 11,6 miliardi di euro per i prodotti transitati attraverso il canale di Suez. La crisi coinvolge anche le piccole imprese nel settore dei trasporti, con 2,5 miliardi di euro di fatturato a rischio nelle 14 province con i 15 principali porti attraverso il Mar Rosso. Il settore conta complessivamente 13.000 imprese, di cui 7.979 sono nel settore dell'autotrasporto merci, 1.136 nel trasporto marittimo di merci e 5.683 nei servizi logistici.