Economia

"Trump ha aggiunto un altro deficit agli Usa, quello cognitivo. I dazi? Un assist alla Cina per nuove alleanze"

Europa e Cina reagiscono ai super dazi e sferrano un altro colpo nella guerra commerciale. Trump sta puntando troppo in alto senza una strategia chiara? Parla Giuliano Noci, esperto di Cina e prorettore al Politecnico di Milano

di Rosa Nasti

Dazi, parla Giuliano Noci: "Le tariffe sono un’ossessione politica di Trump: così favorisce la Cina nelle alleanze"

È partita la reazione a catena. Dopo che gli Stati Uniti hanno alzato i dazi sui prodotti cinesi fino al 104% e la Cina ha risposto con tariffe dell’84% sulle merci americane, anche l’Unione Europea è entrata nel pieno della partita, annunciando contromisure al 25%.

Ma dietro questo braccio di ferro, si apre il solito interrogativo: Trump ha un piano o sta improvvisando? In molti parlano di un’azzardo senza strategia, e di una mossa che rischia di isolare gli Usa. Per altri – nonostante le critiche, anche interne – il tycoon sa bene dove va a parare. Affaritaliani.it ne ha parlato con Giuliano Noci, esperto di Cina e prorettore al Politecnico di Milano.

Quali potrebbero essere le conseguenze economiche e politiche dei superdazi al 104% contro la Cina? Per quanto tempo può reggere questo botta e risposta prima che diventi controproducente per entrambe le parti?

Le misure tariffarie imposte da Trump sono estremamente gravi, persino più pesanti di quelle viste durante la Grande Depressione del ’29. Ma c'è un aggravante: oggi il commercio internazionale pesa circa tre volte di più rispetto ad allora. Quindi, in un mondo profondamente interconnesso, le ripercussioni economiche di una simile strategia, nella situazione attuale, sono pesanti. Tutte le proiezioni parlano di recessione, o comunque di un drastico calo del Pil. E non serve essere un genio per capirlo. Io credo che quello che sta facendo Trump non abbia nulla di economico: è piuttosto l’ossessione politica di un uomo che vuole affermare una supremazia americana in chiave neo-imperialista.

Il paradosso è che a pagarne il prezzo maggiore saranno proprio gli Stati Uniti, che sarà il Paese più penalizzato da questo tipo di operazione. Il vero danno? La perdita di credibilità. Gli Stati Uniti hanno 36mila miliardi di debito: un livello che può essere gestito solo se il Paese è credibile. Ma se questa credibilità viene meno, quel debito diventa una bomba nucleare economica.

Paradossalmente, essere nel mirino di Trump può rendere Pechino più “simpaticamente” accettabile agli occhi di altri Paesi?

La situazione geopolitica ed economica è critica, ma allo stesso tempo può trasformarsi in uno straordinario assist per la Cina,  che potrebbe diventare il paese più stabile al mondo. Pechino si troverà servita su un piatto d’argento l’opportunità di ricoprire quel ruolo che un tempo spettava agli Stati Uniti.

Lo dimostra, per esempio, anche il cambio di tono nei rapporti con Bruxelles: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che fino a poco fa definiva la Cina un “rivale sistemico”, ora parla di dialogo strategico con il premier cinese Li Qiang, proprio per riallacciare i fili dell’interesse commerciale.

Quindi i dazi americani potrebbero in realtà favorire la Cina nel costruire nuove alleanze, soprattutto in Asia e in Europa?

La Cina ha già avviato diversi dialoghi con Giappone e Corea del Sud, Paesi che storicamente non sono proprio i migliori amici di Pechino, per creare un'area di libero scambio. Stiamo assistendo alla nascita di una coalizione contro Trump e gli Stati Uniti, e questo non è certo un buon segno per Washington.

Parlare di un vero e proprio asse Europa-Cina è improbabile, ma è ormai chiaro che non ci sarà più un asse Europa-Stati Uniti. Non è un caso la missione ufficiale in India di Ursula von der Leyen, accompagnata da quasi tutti i commissari europei. L'Europa, a questo punto, deve voltare le spalle agli Stati Uniti e iniziare a guardare a Est, verso la Cina e l'India.

Quali strumenti ha ancora a disposizione la Cina in caso di un’ulteriore escalation commerciale?

La Cina non può permettersi di perdere la legittimità derivante dalla forza percepita dal popolo. Con un miliardo e mezzo di persone da gestire, Pechino non può arretrare. Se Trump alza l’asticella, Pechino sarà costretta a fare lo stesso. Ma se entrambi continuano ad alzare l'asticella, la situazione potrebbe evolvere in problemi giganteschi. 

Molti Paesi finora hanno evitato scontri frontali con Washington e sembrano orientati al negoziato. Trump ha detto che sono anche disposti a “baciargli il culo”. È davvero così anche per l’Ue?

Io credo che l’Europa sbaglierebbe a muoversi in questa direzione. Il Vecchio Continente deve agire in modo unitario, senza farsi travolgere dalla logica dell’ordine frammentato. Certo, ci sono Paesi pronti a baciargli la "pantofola" ma è un atteggiamento fuori luogo e controproducente. Da Trump, quei Paesi si porteranno a casa molto poco.

Trump dà l’impressione di voler forzare la mano senza sapere bene dove vuole arrivare. È una lettura che condivide?

Trump sta regalando agli Stati Uniti un terzo deficit (oltre a quello commerciale e di bilancio ndr.) il deficit cognitivo. Il presidente è completamente fuori fuoco, e sbaglia l’analisi. Non è vero che l'Europa ha un avanzo commerciale: accanto agli scambi di merci fisiche c'è anche uno scambio di servizi, e se consideriamo entrambi gli aspetti, sono gli Stati Uniti ad avere un avanzo commerciale.

Trump non tiene conto del fatto che le economie sono fortemente interconnesse. Imponendo dazi, crea una tassa per i suoi consumatori, aumentando l'inflazione nel suo Paese. E a tutto ciò si aggiunge la perdita di credibilità che sta accumulando, con tutti i problemi di gestione del debito pubblico che ne derivano. A mio parere, è ossessionato da alcune dimensioni politiche e non ragiona più secondo canoni razionali.

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