Economia
Dop e Igp, un patrimonio da 15,2 miliardi che fa crescere il Made in Italy
Secondo Ismea-Qualivita l'export delle eccellenze raggiunge il 21% delle vendite all'estero del settore. Emilia Romagna regione leader, Campania prima al Sud
Con 822 prodotti registrati a livello europeo con le certificazioni Dop, Igp e Stg (523 tra Dop e Igp solo nel comparto vino) su 3.036 nel mondo, l’Italia mantiene il suo primato alla produzione che per la prima volta supera i 15,2 miliardi di euro per un contributo del 18% su quello complessivo del settore agroalimentare nazionale. Se quest’ultimo ha visto crescere il proprio valore del +2,1%, il settore delle Dop e Igp ha ottenuto un risultato migliore pari al +2,6%. E continua a crescere l’export delle Ig made in Italy che raggiunge gli 8,8 miliardi di euro (+4,7%) pari al 21% dell’export agroalimentare italiano. Bene anche i consumi interni nella Gdo che continuano a mostrare trend positivi con una crescita del +6,9% per le vendite Food a peso fisso e del +4,9% per il vino. A delineare il quadro della situazione è stato il Rapporto Ismea-Qualivita2018, l’indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp e Stg. “A distanza di sedici anni dal primo rapporto Ismea-Qualivita sulle Dop e Igp -spiega Raffaele Borriello, direttore generale dell’Ismea- assistiamo alla crescita esponenziale di un sistema, oggi vero e proprio traino della crescita dell’agroalimentare italiano e fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo. Quello delle Ig, è solo uno dei primati italiani. La nostra agricoltura è prima in Europa per valore aggiunto, per numero di aziende biologiche, e ai primissimi posti per l’export mondiale di prodotti come il vino, la pasta e l’olio”. Restano tuttavia le ombre. Il comparto delle Ig è fragile e bisognoso di attenzione: le aziende sono mediamente piccole, poco strutturate e ancor meno aggregate. In molti casi non esistono i Consorzi di tutela o sono comunque poco strutturati ed efficaci nelle attività di promozione e gestione per le quali si sono costituiti. Le prime dieci produzioni, che detengono nel Food e nel Wine rispettivamente con l’81% e il 58% del fatturato sono controbilanciate da una polverizzazione di piccole realtà che non trovano le forze per affacciarsi fuori dai confini nazionali. Chi è grande ha difficoltà a organizzare e contingentare l’offerta, chi invece è troppo piccolo di prodotto non ne ha abbastanza.
Le potenzialità di crescita del comparto sono però enormi e solo in parte attenuate da alcuni segnali negativi sul fronte geopolitico e dal rischio di deriva neo-protezionistica associato alla strategia aggressiva di Donald Trump sul fronte commerciale. Solo in parte attenuate, perché la forza del made in Italy e dei suoi segni distintivi, come rileva Mauro Rosati, direttore della Fonfazione Qualivita, è tale che il sistema delle Ig nazionali può uscire indenne o addirittura rafforzato da questa nuova stagione della globalizzazione. “La vera sfida, come spesso accade in Italia, è soprattutto interna e passa per la nostra effettiva capacità di aggregare, organizzare e fare sistema. Soprattutto per sviluppare un TurismoDop come nuova proposta di incontro interattivo con il mondo rurale”.
Il Rapporto rileva inoltre che nel Food l’Emilia Romagna ha un peso economico di 2,7 miliardi di euro, seguono Lombardia (1,5 mld), Veneto (385 mln) e Campania (366 mln). Nel Wine invece il Veneto è leader con 1,2 miliardi di euro, seguita da Toscana e Piemonte, rispettivamente con 442 e 352 milioni di euro. La Campania dei prodotti a marchio europeo si conferma prima regione al Sud per fatturato con un trend di crescita del 6,9% (2017 su 2016) e con un peso del 4% sul totale nazionale. I produttori di Dop e Igp in Campania sono 7.184, ripartiti in 3.321 per il food e 3.863 per il wine. “Questi dati -commenta Gennarino Masiello (nella foto), vice presidente nazionale di Coldiretti e numero uno dell’organismo campano- dimostrano in maniera inequivocabile che esiste un valore aggiunto nella tracciabilità. In termini produttivi, se la media della crescita nazionale è del 2,6%, fa ben sperare il dato della Campania che è più del doppio. Tuttavia le potenzialità produttive della regione e lo straordinario patrimonio agroalimentare che possiede riservano ancora ampi margini di crescita. Quello che emerge in maniera chiara è che i consumatori italiani, europei e mondiali scelgono in maniera crescente gli alimenti con una carta d’identità trasparente. Per questa ragione Coldiretti porta avanti con decisione la petizione europea #EatOriginal #StopCiboAnonimo, che chiede alla Ue di introdurre l’obbligo di origine nelle etichette”.