Economia

Economia del mare e logistica, in Italia traffico merci in calo del 25%

Eduardo Cagnazzi

Affaritaliani anticipa i dati dell'Osservatorio Covid sui trasporti marittimi di Srm. Contrazioni per i porti di Genova, La Spezia, Trieste e Gioia Tauro

Secondo il primo Osservatorio Covid 19 sui trasporti marittimi e sulla logistica redatto da Srm -Centro studi legato ad Intesa Sanpaolo, che Affaritaliani è in grado di anticipare, i porti italiani subiranno nel corso del 2020 una perdita di traffico stimata tra il 20 e il 25%. Il traffico ro-ro dovrebbe calare in tonnellate del 14%, mentre il peso dei traffici subirà una contrazione del 22%. L’ondata di cancellazioni di carichi e scarichi di merci (il cosiddetto blank sailing) avrà un impatto anche sui porti italiani che si trovano sulla rotta Asia-Mediterraneo. Le prime stime rilevano infatti un calo sui traffici portuali pari a 90-100 milioni di tonnellate di merci e 2 milioni di teu in meno rispetto al 2019. Tra i porti che subiranno le maggiori contrazioni vi sono Genova, La Spezia, Trieste e Gioia Tauro, serviti oggi dalle linee dirette con l’Estremo Oriente. Ma la crisi dei volumi movimentati toccherà l’intero sistema portuale italiano che rappresenta il 9% del Pil. Per quanto riguarda il trasporto marittimo internazionale, gli analisti di Srm rilevano che il traffico container globale perderà il 7% in teu, mentre i transiti per Suez caleranno del 4%. Cifre maggiori per Shangai e Rotterdam che perderanno rispettivamente il 18 e il 15% di merci in teu. La conferma che l’epidemia sta rappresentando sempre più una minaccia per il trasporto via mare. L’Osservatorio di Srm riporta anche delle rilevazioni del World Trade Organisation secondo cui il commercio internazionale di merci si contrarrà molto di più  nel 2020 rispetto alla crisi finanziaria globale del 2008-2009 con un range al ribasso del 13-32%. Una stima tanto ampia a causa dell’elevata incertezza dell’impatto economico della pandemia. Che, pertanto, resta elevata.

Secondo gli analisti della società olandese Sea-Intelligence, mantenendo i noli stabili e con un calo della domanda di trasporto del 10%, il valore della perdita dei traffici dovrebbe oscillare tra  6 e 8 miliardi di dollari. Se invece  non si riuscisse a limitare il calo dei noli e le tariffe del trasporto dovessero crollare, come negli anni post 2008, le perdite stimate per lo shipping salirebbe a 23 miliardi di dollari.

Massimo Deandreis, direttore generale di Srm, rileva che trasporti marittimi e logistica sono un settore strategico per guidare la ripresa del Paese quando l’emergenza sanitaria sarà finita. “Ricordiamo, infatti, che gli investimenti in logistica e portualità hanno un elevato fattore moltiplicativo: 1 euro di investimenti ne generano quasi 3 di domanda aggiuntiva. Inoltre, le analisi ci mostrano che i Paesi che hanno un sistema logistico-portuale più performante ed efficiente (come ad esempio la Germania) sono anche quelli che stanno gestendo in modo più ordinato la crisi e organizzando con efficacia la fase di ripartenza. E questo deve indurre ad una riflessione seria sull’importanza di investire in logistica anche come elemento di tenuta del Paese nelle emergenze”.

Per Alessandro Panaro, responsabile Maritime&Energy di Srm sottolinea a sua volta: “Il Covid–19 ha portato alla luce nuovi fenomeni e ha accentuato le nostre debolezze a livello portuale e logistico. Siamo di fronte ad un’importante riduzione dei volumi containerizzati e, di conseguenza, del nostro import-export via mare. Secondo scenari che abbiamo ipotizzato, si stima che il trasporto marittimo container stia registrando una diminuzione in valore pari al 25%-35% del totale. Inoltre, circa 7 milioni di Teu sinora sono andati persi per le cancellazioni delle rotte. Le sfide da affrontare per il futuro sono e saranno quindi numerose e complesse. Occorre ripartire da alcuni punti fermi: attuare una spinta alla digitalizzazione dei processi logistici, ridurre drasticamente la burocrazia che rallenta gli investimenti infrastrutturali e lavorare sul rafforzamento dei porti, soprattutto del Mezzogiorno, in chiave di attrazione di investimenti manifatturieri”.