Economia
Enel, gli analisti chiedono una riconferma dei vertici: ecco perché
Il mercato preoccupato dal gossip sui vertici delle grandi aziende partecipate dallo Stato
Enel, il mercato chiede continuità
“Il mercato a scatola chiusa non compra nulla, per questo motivo sta dando indicazioni per il mantenimento dell’attuale gruppo dirigente in Enel”. Ad Affaritaliani.it un analista di un primario fondo – che per ovvie ragioni preferisce rimanere anonimo – prova a fare chiarezza sulla vicenda dell’azienda entrata nel vortice del toto-nomine. Da quando è apparso chiaro che la coalizione di centro-destra avrebbe prevalso in maniera piuttosto netta (e che ad essa sarebbe toccata la gestione delle nomine delle partecipate come Eni, Enel, Terna, Poste e Leonardo) si sono moltiplicate le voci e le pressioni – anche a mezzo stampa – per parlare di chi si sarebbe seduto su quelle prestigiose poltrone.
La scorsa settimana la Lega ha cannoneggiato contro Eni ed Enel chiedendo discontinuità, facendo seguito a quanto detto da Matteo Salvini a inizio gennaio. Per quanto riguarda Enel, in particolare, uno dei temi maggiormente scandagliati è quello relativo al debito, il cui totale ha comunque iniziato a scendere già a partire dal quarto trimestre dello scorso anno. Il punto, in effetti, è che i parametri adottati dalla politica per giudicare determinate aziende diverga molto da quelli impiegati dal mercato. Rimanendo nel tema del debito, ad esempio, fino al 2019 Enel aveva un rapporto con l’Ebitda intorno a due volte e mezza, contro una media del settore che era intorno a tre volte.
Tant’è che proprio il mercato aveva chiesto all’azienda di aumentare la leva e di portarla su un valore analogo a quello dei competitor. Rispondere positivamente alle richieste che provengono dalla comunità finanziaria non significa soltanto comportarsi da azienda quotata in Borsa, ma anche garantire migliori ritorni agli azionisti se si raggiungono gli obiettivi richiesti. E l’azionista principe di Enel è proprio il Ministero del Tesoro. Tra l’altro, la duration media del debito è di sette anni e mezzo, con circa l’80% che è a tasso fisso e che quindi non risente delle dinamiche degli incrementi dei tassi medesimi a seguito degli interventi della Banca Centrale.