Economia
Ex Ilva, il nuovo piano vira sull'idrogeno: 4,7 mld e stop al carbone
"Bernabè ha ammesso che l'azienda non ha i soldi. Con gli impianti sotto sequestro, nessuno ti elargisce un fido di 3-400 milioni per far girare il circolante"
Ex Ilva, obiettivo totale decarbonizzazione
"Il nuovo obiettivo - spiegano le fonti sindacali - è la totale decarbonizzazione della fabbrica e, per questa, c’è bisogno di dieci anni per attuarla”. Rispetto al piano presentato tempo addietro solo da ArcelorMittal, quello nuovo cui sta lavorando la società Acciaierie d'Italia, fatta dal pubblico Invitalia e dal privato ArcelorMittal, prevede una produzione di acciaio mista: parte col ciclo integrale, rifacendo l'altoforno 5, il più grande d'Europa spento dal 2015, e parte, per 2,5 milioni di tonnellate, col forno elettrico alimentato dal Dri.
Il forno elettrico ora rimane, ma costituisce una tappa intermedia del percorso, collocata dal 2024 al 2025. Oggi al Mise è stato annunciato che si è al lavoro per formare la società che gestirà l'impianto di preridotto. Società che sarà partecipata dallo Stato e da altri privati, ma non da ArcelorMittal. Non sono stati dati numeri produttivi ma l'ex Ilva "ridisegnata" dovrebbe puntare a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Quali sono, però, i problemi di una transizione di dieci anni? Le fonti sindacali li riassumono così ad AGI. Anzitutto i soldi.
"Dismettere nell'arco di dieci anni il ciclo integrale e puntare tutto sull'idrogeno, richiede investimenti per 4,7 miliardi. Per i sindacati, oggi "è emerso chiaro che questi soldi vanno trovati perché in Acciaierie d'Italia non c’è un privato che mette li metta, visto che la corporate ArcelorMittal ha fatto uscire dal perimetro del gruppo, attraverso il deconsolidamento, la parte italiana".