Economia
Ex-Ilva, servono cinque miliardi per la decarbonizzazione. Il piano
L'ad Morselli richiama l'attenzione sul ruolo cruciale che l'Italia deve svolgere in questa rivoluzione industriale
Ex-Ilva, servono 5 miliardi: il piano
Nella città di Terni, le Acciaierie d'Italia, precedentemente note come Ilva, rappresentano una pietra miliare dell'industria siderurgica. Fondate nel 1885 dallo Stato italiano, queste acciaierie simboleggiano la lunga tradizione industriale del paese. Tuttavia, la questione della decarbonizzazione e della sostenibilità sta ora emergendo come un tema centrale per l'amministratore delegato, Lucia Morselli. Lo riporta l'Economia del Corriere. In un recente seminario sulla decarbonizzazione dell'industria siderurgica tenutosi nel sito industriale di Taranto, Morselli ha sottolineato la necessità di un impegno significativo da parte delle istituzioni per sostenere la transizione verso l'acciaio verde. La domanda cruciale che si pone riguarda chi debba sostenere finanziariamente questo processo di decarbonizzazione. Morselli, insieme ad ArcelorMittal, l'azionista di maggioranza con il 62%, è convinta che gli Stati debbano intervenire, richiamando l'attenzione sul ruolo cruciale che l'Italia deve svolgere in questa rivoluzione industriale.
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L'assemblea di Acciaierie d'Italia del 23 novembre è destinata a essere un momento chiave, dove la società dovrà affrontare la questione fondamentale di chi sosterrà finanziariamente la decarbonizzazione. Il memorandum d'intesa firmato dal governo italiano e ArcelorMittal impegna il governo a finanziare il piano con 2,27 miliardi, facendo ricorso a fondi europei, mentre i restanti 2,35 miliardi saranno a carico di Acciaierie d'Italia. La questione centrale ora è la proporzione in cui il socio pubblico e quello privato di Acciaierie d'Italia contribuiranno finanziariamente. Questo è il nodo principale da sciogliere, e sarà al centro delle discussioni dell'assemblea. L'azienda deve capire chi metterà immediatamente i circa 300 milioni necessari per continuare l'attività e successivamente i 4,6 miliardi necessari per la decarbonizzazione e il ritorno alla produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio nei prossimi 8 anni.
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La contrapposizione tra le due anime di Acciaierie d'Italia, quella pubblica e quella privata, è evidente. L'assemblea sarà il momento in cui dovranno trovare un punto d'incontro e decidere come raggiungere un equilibrio tra i finanziamenti necessari. Un ulteriore punto di discussione è rappresentato dalle dimissioni del presidente della holding, Franco Bernabè, il cui ruolo sarà parte delle decisioni prese in questa cruciale assemblea. Il ruolo del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, è stato chiamato in causa in questa fase delicata. ArcelorMittal avrebbe chiesto al ministro di "istruire" Invitalia in vista dell'assemblea, al fine di garantire che l'azionista pubblico esprima il volere del governo. Questa mossa è volta a evitare disaccordi tra i vertici del socio pubblico e privato, come accaduto dopo la firma del memorandum. In definitiva, Acciaierie d'Italia si trova ad affrontare una sfida cruciale, bilanciando gli interessi pubblici e privati, e determinando chi porterà avanti l'arduo compito della decarbonizzazione nell'industria siderurgica italiana.