Fatturati ai massimi da due anni. Cresce l'ottimismo delle imprese Ue
Giù l'ottimismo in Italia a causa dell'incertezza politica, ma gli indicatori economici hanno fatto registrare incrementi significativi. I dati dell'Ibr
Il 2017? Potrebbe essere l'anno della svolta: l'economia potrebbe tornare a marciare a pieni ritmi sostenuti. Dopo la Confindustria, che ieri ha pubblicato la sua indagine flash, anche i dati dell’ultimo International Business Report (Ibr), realizzato su base trimestrale da Grant Thornton, mostrano che la maggior parte delle imprese a livello mondiale ha iniziato il 2017 in un clima di ottimismo. Tutto ciò è particolarmente evidente tra le imprese delle principali economie mondiali, inclusi Stati Uniti e Cina.
Globalmente, la rilevazione, che si basa su oltre 10 mila interviste con imprenditori e manager, indica il livello di ottimismo a fine 2016 si attestava al 38%, 5 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente.
Allo stesso modo, la percentuale di imprese a livello globale che prevedeva un incremento dei ricavi nel 2017 ha raggiunto nell’ultimo trimestre dello scorso anno la percentuale più alta nell’ultimo biennio.
I dati relativi all’ultimo trimestre 2016 sono positivi per tutta l’Eurozona, anche se si segnalano maggiori incertezze per i Paesi che hanno stretti legami commerciali con il Regno Unito (Polonia e Irlanda), come conseguenza delle negoziazioni dopo il referendum sulla Brexit. Mentre le prospettive per il nuovo anno sono particolarmente positive per Spagna (+27 punti), Francia (+20 punti) e Paesi Bassi (+10 punti).
Sempre in Eurolandia, le aspettative sull’andamento della redditività sono aumentate di 5 punti (37%) e le attese sulle esportazioni registrano un aumento di 2 punti (24%), come le intenzioni di investimento, in crescita in tutti i settori: impianti e macchinari +9 punti (47%), nuove costruzioni +4 punti (19%) e ricerca e sviluppo +1% (23%).
Sebbene di poco inferiore alla media globale (29%, + 1 punto rispetto al periodo precedente), le imprese europee hanno fatto registrare un netto incremento (+10 punti) delle previsioni delle imprese per quanto riguarda l’occupazione: Regno Unito (+18 punti), Italia (+16 punti), Paesi Bassi (+14 punti), Germania (+13 punti), Francia (+10 punti) e Spagna (+8 punti).
L'andamento di queste macrovariabili non fa che sostenere l’ottimismo delle imprese Ue che, secondo l'International Business Report, cresce di 6 punti percentuali (34%) e di 10 punti nell’Eurozona (37%).
E l'Italia? Il nostro Paese non va decisamente in controtendenza, l’ottimismo è infatti calato di 14 punti percentuali rispetto al trimestre precedente attestandosi al 12%. Trend che ci accomuna all'Irlanda (-22 punti).
Il dato riflette il clima di incertezza politica dopo le dimissioni di Matteo Renzi, tuttavia gli indicatori dell’andamento economico hanno fatto registrare incrementi significativi, con previsioni su ricavi (52%, in crescita di 4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente), redditività (48%, in crescita di 16 punti) e export (28%, in crescita di 16 punti) tutti in crescita.
"Nonostante le buone notizie a livello globale, non si può ignorare che l’Italia vive ancora in uno stato di pessimismo generale anche se i singoli indicatori economici sono in crescita", spiega Alessandro Dragonetti, managing partner e head of tax di Bernoni Grant Thornton.
"Le cause di questa situazione a luci e ombre - spiega ancora Dragonetti - vanno ricercate nella crisi del debito pubblico che ha investito l’Europa dal 2009 e, soprattutto, nell’instabilità politica italiana che non consente di prefigurare alle imprese uno scenario sufficientemente sicuro e certo per effettuare piani di investimento significativi per il futuro".