Economia

Filiera alimentare: investimenti su droni e treni per ridurre l'inquinamento

La filiera alimentare italiana punta su droni e treni per ridurre le emissioni. Anche se in ritardo sull'Europa, il 72% delle industrie è pronto per il cambio.

Filiera alimentare: si punta sulla sostenibilità 

La filiera alimentare italiana, anche se in ritardo sul resto d'Europa, punta su un cambio di passo verso la sostenibilità. Secondo l’ultimo rapporto Coop, il 42% di chi fa la spesa si dice intenzionato ad acquistare prevalentemente prodotti sostenibili. Più ancora di quelli salutari, preferiti solo dal 38% dei consumatori. Secondo il SOle 24 Ore la sensibilità green è entrata da tempo tanto nel carrello della spesa quanto nelle strategie di chi coltiva i campi e guida le industrie alimentari. E proprio la sostenibilità ambientale è anche al centro delle nuove strategie europee del Green Deal e del Farm to Fork. Eppure, stando ai dati del Food Sustainbility Index, sviluppato dall’Economist Intelligence Unit con Fondazione Barilla, l’agricoltura italiana è solo la 27esima più sostenibile al mondo e la 14esima in Europa.

Filiera alimentare: le sfide delle aziende con treni e droni 

Diverse aziende hanno lanciato numerosi progetti per andare incontro alle richieste dei consumatori più sensibili, tra le quali Barilla. Come fa sapere il Sole 24 Ore, oltre a puntare sulla filiera corta e sulla materia prima 100% made in Italy di un numero sempre maggiore di prodotti, dallo scorso marzo la multinazionale di Parma fa viaggiare il 70% delle confezioni di pasta e di sughi diretti in Germania non più su una gomma ma su rotaia. Grazie a questo progetto Barilla conta di immettere nell’atmosfera 6mila tonnellate di Co2 in meno all’anno. 

Anche Muller, per esempio, ha appena lanciato il nuovo vasetto di yogurt sempre più sostenibile da 500 grammi realizzato in Destopot, un materiale ottenuto rivestendo un sottile involucro interno di plastico con uno esterno in cartoncino, in modo da ridurre del 60% il contenuto di plastica rispetto ai vasetti tradizionali. Conserve Italia, invece, per i suoi succhi di frutta a marchio Yoga, Valfrutta e Jolly Colombani, si muove su due direttrici: quanto utilizza le bottiglie tradizionali, da in modo che la percentuale di plastica riciclata con cui sono prodotte raggiunga il 50%, cioè il massimo consentito dalla legge italiana. E quando invece sceglie di usare i brik monodose, utilizza il brevetto Tetra Crystal con più carta e meno plastica e alluminio, realizzato per l’86% con materiali provenienti da fonti vegetali.

Dal Sole 24 ore si apprende che tra i produttori di acque minerali è invece ormai diffusa la pratica del Light weitghting cioè l’alleggerimento del perso, per ridurre quanto più possibile la quantità di plastica di ogni singola bottiglia. Grazie a questa filosofia, fa sapere Mineracqua, l’Italia oggi è il paese con le bottiglie e i tappi più leggeri in Europa. L’azienda ha anche lanciato un progetto di riforestazione, grazie al quale verranno piantati 14mila alberi nelle aree particolarmente vulnerabili del Paese. 

E per ultimo il lattificio sardo Arborea, si è concentrato sul risparmio idrico e grazie alla tecnologia dei droni è riuscito a ridurre del 20% l’utilizzo dell’acqua e del 30% quello dei concimi e dei pesticidi. Il risparmio energetico può essere anche ottenuto diminuendo la quantità di carburante necessario per approvvigionarsi di materie prime, ovvero adottando una filiera corta. Come ha fatto Venchi, che grazie a un accordo di filiera con Ascopiemonte- l’organizzazione di produttori di frutta a guscio regionale- si rifornisce di nocciole Igp a chilometro zero per almeno il 50% della sua produzione.