Economia

Filiera turistica in Sicilia, Srm: "Più offerta integrata e mercati esteri"

Eduardo Cagnazzi

Tre gli scenari rilevati dal centro studi collegato a Intesa Sanpaolo. Una spinta alla ripresa solo nel prossimo biennio con l'aumento della domanda straniera.

La crisi da pandemia taglia del 62,5% la domanda turistica in Sicilia nel 2020. Un calo più contenuto delle presenze turistiche italiane (-36,6%) rispetto a quelle straniere (circa -86%) e con un impatto negativo sul Pil regionale del -0,84% (Italia -1,48%). Le speranze di una ripresa sono riposte al turismo domestico, come rileva un’indagine di Srm (centro studi collegato a Intesa Sanpaolo) presentato oggi a Palermo.  Secondo l’indagine, in un contesto macro-economico che si prevede in miglioramento, il turismo affronterà una sfida rilevante. Dai tre scenari elaborati da Srm, che si distinguono per la velocità della ripresa, emerge una crescita della domanda turistica nell’isola con valori tra 7,1, 9,4 e 11,4 milioni di presenze, rappresentando rispettivamente il 47%, il 62,5% e il 75,1% del potenziale espresso nel 2019. In particolare, si prevede una ripresa più veloce del turismo domestico rispetto a quello internazionale. In termini di valore aggiunto, si stima che in Sicilia la ripresa della domanda turistica possa far recuperare tra 99,4 milioni, 270 milioni e 406,8 milioni di euro a seconda delle tre ipotesi considerate, con un relativo impatto sulla ricchezza totale dell’area tra lo 0,12%, lo 0,34% e lo 0,51% (si ricorda che il peso della filiera turistica sul totale dell’economia regionale è del 9,6%). Il recupero della ricchezza nella regione si presenta più contenuto rispetto al dato nazionale sia per la più debole ripresa della domanda straniera, sia per un minore effetto moltiplicativo di ricchezza del turismo locale (ogni presenza aggiuntiva sul territorio genera 71,5 euro di valore aggiunto, mentre in Italia supera i 103 euro). Le prospettive per l’immediato futuro lasciano ben sperare in un biennio in recupero, conseguenza di una serie di fattori positivi, tra cui il graduale rientro dell’emergenza sanitaria, anche grazie alla campagna vaccinale in programma. Sia nel breve che nel medio-lungo periodo, il settore turistico siciliano dovrà adeguare la propria offerta per poter intercettare una domanda in profonda trasformazione. Tra le priorità da affrontare per le imprese del settore c’è quella di adeguare le strutture ai protocolli sanitari, con particolare attenzione alla salubrità degli ambienti. Per riconquistare il turismo internazionale sarà necessario puntare su politiche di marketing forti e coordinate, orientate sia agli aspetti digitali che a quelli sostenibili, su una riqualificazione dell’offerta di prodotti e servizi, per valorizzare al massimo la fascia medio-alta della domanda nazionale e straniera.

Lo scenario più ottimistico                                                                                                                                                      Per il 2021 si stimano 11,4 milioni di presenze turistiche, con un recupero della domanda del 2019 del 75%, meno del dato nazionale (76,8%) e meridionale (79%). In riferimento alla provenienza, la spinta del turismo domestico è in linea con quella nazionale e meridionale (91% contro 90,1% Italia e 91,5% Mezzogiorno), mentre quella relativa alla componente internazionale si presenta meno vivace (59,5% contro 63,7% Italia e 60% Mezzogiorno). Il minor recupero della domanda internazionale, unito a una debole capacità propulsiva del turismo locale, ridimensiona, rispetto all’Italia e al Mezzogiorno, la positività dell’impatto economico generato dalla crescita delle presenze. In particolare, l’impatto positivo sulla spesa turistica è di circa +7,5 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (recupero del 71,4% sul 2019, Italia 73,9% e Mezzogiorno 75,9%). Tale incremento favorirebbe una crescita di 2,8 miliardi di euro del fatturato del settore (recupero del 69% rispetto al 2019, Italia 70,3% e Mezzogiorno 72,2%).

Scenario meno ottimistico                                                                                                                                                          Per il 2021 si stimano circa 9,4 milioni di presenze turistiche, con un recupero della domanda del 2019 del 62,5%, minore del dato nazionale (65,4%) e meridionale (67,4%). Anche in questo caso, si riscontra una maggiore vivacità nella ripresa della domanda domestica, quasi in linea con quella nazionale e meridionale (80,8% contro 81,7% Italia, mentre 80,9% Mezzogiorno), rispetto a quella estera, più distante dalle altre aree geografiche considerate (44,5%, Italia 49,5%, Mezzogiorno 45,7%). L’ impatto positivo sulla spesa turistica è di circa +6 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (recupero sul 2019: 57,5%, Italia 61,9%, Mezzogiorno 62,9%). Tale incremento favorirebbe una crescita di 2,3 miliardi di euro del fatturato del settore (recupero del 55,8% rispetto al 2019, Italia 59,2%, Mezzogiorno 60%). • Scenario 3 (meno ottimistico) Per il 2021 si stimano 7,1 milioni di presenze, riconquistando quasi la metà della domanda turistica del 2019, recupero inferiore al dato nazionale e meridionale (52,3% e 53%). La componente domestica recupera quasi il 70% sul 2019 (Italia 71,7%, Mezzogiorno 69,4%), mentre quella internazionale appena il 24% (Italia 34%, Mezzogiorno 26,4%). L’impatto positivo sulla spesa turistica annuale è di +4,6 miliardi di euro (recupero sul 2019: 43,5%, Italia 50,7% Mezzogiorno 50,1%) con una spinta del fatturato del settore di 1,7 miliardi di euro (recupero del 42,6% rispetto al 2019, Italia 48,9%, Mezzogiorno 47,6%).

Pierluigi Monceri, direttore regionale Lazio, Sardegna, Sicilia, Abruzzo e Molise di Intesa Sanpaolo rileva che dopo il periodo di difficoltà le imprese siciliane del comparto nei prossimi mesi avranno diverse occasioni per ripartire e la Banca continuerà a sostenerle, offrendo loro assistenza nella delicata fase di ripianificazione delle attività.” Il nostro Gruppo, sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, ha messo in campo misure nazionali significative per le aziende dell’industria turistica: un plafond da 2 miliardi di euro a sostegno della liquidità e un accordo con Federalberghi che ha permesso la sospensione fino a 24 mesi delle rate dei finanziamenti in essere. Nel 2020 abbiamo concretamente sostenuto l’interno sistema produttivo siciliano. Basti pensare che abbiamo erogato finanziamenti a medio-lungo termine a famiglie e imprese, compresi gli interventi per il Covid-19, per oltre 1,5 miliardi di euro. Abbiamo inoltre concesso circa 30.000 moratorie per un debito residuo di oltre 2 miliardi e favorito oltre 15 accordi regionali di filiera”.

A sua volta, Massimo Deandreis, direttore generale di Srm (nella foto), sottolinea che gli scenari 2021 in Sicilia “indicano una ripresa della domanda complessiva, spinta in particolar modo da quella domestica, mentre la piena ripresa delle presenze straniere, in particolare quelle più “lontane”, sarà destinata a essere raggiunta tra la fine del 2022 e il 2023. I dati dello scenario base prevedono infatti un recupero di circa il 62,5% delle presenze effettive del 2019 (pari a circa 9,4 milioni). Dall’analisi emergono spunti a cui guardare con attenzione ma anche con relativa fiducia. Il Covid ha accelerato le trasformazioni del contesto competitivo evidenziando ad esempio il valore della tecnologia e del digitale, della qualità dell’offerta sanitaria, della sostenibilità e della diversificazione dell’offerta turistica come fattori rilevanti per il rilancio dell’intera filiera”.