Fondo Atlante, Padoan pressa le assicurazioni. Il Tesoro vuole 1,5 mld
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Sul Fondo Atlante, il veicolo da 5-6 miliardi che verrà impiegato per le ricapitalizzazioni, allegerire il sistema dalla grana dei non performing loans (Npl) e altre eventuali operazioni "bancarie" (come quelle dei 4 istituti di credito salvati), il ministro Pier Carlo Padoan vuole chiudere presto. La deadline fissata è quella del 28 aprile quando sul mercato arriverà l'aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza, istituto in cima alla lista delle preoccupazioni del Tesoro e di BankItalia, non solo per le necessità di capitale, ma anche per la mina non performing loans (e per le conseguenze sistemiche che la bomba nordestina potrebbe innescare). Aspetti che l'amministratore delegato di UniCredit Federico Ghizzoni che deve accompagnare PopVicenza sul mercato per raccogliere denaro fresco conosce bene.
Ma pare che al momento le assicurazioni, che pure hanno partecipato al summit con i banchieri, Padoan, Ignazio Visco e i vertici di Cdp per il lancio del fondo come Generali, Axa, Allianz, UnipolSai e Cattolica, non rispondano all'appello, essendosi prese il tempo, come le piccole banche, per valutare l'affidabilità di un investimento che, si vocifera fra gli addetti ai lavori, difficilmente potrà offrire dei ritorni interessanti. Senza contare le questioni delicate per le compagnie assicurative in termini di nuove regole di Solvency II sugli investimenti azionari e gli acquisiti, anche tramite fondi, di Npl.
E' normale, quindi, come il mercato nelle scorse sedute di Borsa ha già subodorato, che gli operatori finanziari non si affrettino e non facciano carte false per aprire il portafoglio e contribuire alla dotazione finanziaria del fondo. Nelle ultime 24 ore il Tesoro ha investito l'Ania, la Confindustria delle imprese assicurative, per chiedere alle compagnie di raccogliere e contribuire complessivamente con almeno 1,3 miliardi. Somma che Padoan vorrebbe salisse fino a 1,5 miliardi di euro per arrivare ai 6 miliardi inizialmente previsti per far fronte agli aumenti di capitale di PopVicenza e Veneto Banca e iniziare a smobilizzare almeno una ventina di miliardi di Npl in modo da aggredire il monte di 360 miliardi di crediti che a vario grado risultano deteriorati di cui 200 miliardi circa sono rappresentati da sofferenze (lorde).
Il pressing di Padoan, rivelano alcuni addetti ai lavori ad Affaritaliani.it, è alto perchè conti alla mano la latitanza e le tempistiche che stanno mostrando le assicurazioni non garantirebbero il lancio nei tempi nel fondo con quella dotazione tale da dare un segnale chiaro al mercato che non perde occasione per vendere i titoli bancari in Borsa e cerca di fare affari con gli Npl, mettendo sul piatto pochi cents e contribuendo ad alimentare diffidenza nei confronti degli attivi dei gruppi italiani.
Tirando un po' le somme, UniCredit e Banca Intesa parteciperanno circa con un miliardo a testa. Ubi Banca con 200 milioni, le banche medie e medio-piccole con altri 800 milioni. Poi ci saranno i 500 milioni a testa di Cdp, delle Fondazioni bancarie e del veicolo pubblico Sga, la vecchia bad bank del Banco di Napoli. Fanno in tutto 4,5 miliardi. Manca la quota delle compagnie assicurative, che pare siano diventate l'ago della bilancia per far sì che l'operazione possa esser almeno confezionata e presentata dal governo come un successo o rivelarsi un autentico flop. Come la Gacs, il veicolo pubblico tirato fuori da Padoan dopo mesi di trattativa con Bruxelles per affrontare il capitolo sofferenze.