Economia
Generali, Calta in Cda sul piano. Bardin assente. Analisti: masse gestite +7%
"La battaglia tra soci? Una sconfitta per il Paese"
"Riteniamo che Generali identificherà la crescita per linee esterne di questa divisione come prioritaria all`interno della strategia di M&A del gruppo", hanno proseguito ancora dalla Sim milanese. Crescita che secondo quanto riferiscono ad Affaritaliani.it fonti vicine ai soci del Leone dovrebbe partire dal mercato statunitense. Il piano dovrà inoltre fornire maggiore dettaglio in merito all`integrazione di Cattolica e alle sinergie che la società riterrà in grado di sviluppare.
"Riteniamo infine che Generali, anche alla luce della solida posizione di solvency e del successo delle iniziative avviate nel precedente piano in merito all'aumento delle rimesse di cassa alla holding e alla riduzione del debito, goda di buona flessibilità nella gestione del capitale, sia da dedicare all'M&A che alla remunerazione degli azionisti", hanno concluso gli esperti.
Intanto, in un pezzo a firma della columnist Rachel Sanderson, Bloomberg accende un faro sulle contrapposizioni tra i soci di Generali e, in particolare tra Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone e il management di Mediobanca guidata dall'amministratore delegato Alberto Nagel, “il primo ministro italiano Mario Draghi vuole rendere il suo paese più attraente agli investitori esteri. Ma una lotta di potere in corso che coinvolge il suo più grande assicuratore, il suo uomo più ricco e il suo più potente banchiere d'investimento non è un bel vedere”, ha scritto Sanderson secondo cui la “faida", come viene definita nell'articolo, “è una sconfitta per l'Italia dal punto di vista degli investimenti”.
Inoltre, "la battaglia su Generali rischia anche di destabilizzare un istituto che possiede 70 miliardi di euro di debito sovrano italiano - e anche una significativa partecipazione di titoli francesi e tedeschi. Si sa che Draghi vuole restare fuori dalla situazione. Ma può farlo?", si è chiesta l'autrice del pezzo. "E' intrigante - ha proseguito - vedere i fondatori-proprietari miliardari che fanno sentire il loro peso. Sia Del Vecchio che Caltagirone hanno avuto un successo significativo nei loro campi, ma questo non significa che tale talento sia trasferibile. Non c’è nessuna garanzia che diventeranno dei capi di banca eccezionali. Sembra anche, beh, sconveniente. Trasponete il contesto altrove e capirete cosa intendo. Quale sarebbe la reazione se Elon Musk o Jeff Bezos decidessero di volere il controllo delle maggiori istituzioni finanziarie statunitensi perchè pensano di poterle gestire meglio?", ha concluso.
Ovviamente dal fronte opposto, le osservazioni che si fanno è che lo schieramento dei pattisti si affiderà a primari nomi del settore che possono garantire al Leone una crescita maggiore, soprattutto dimensionale e di market cap, in grado di recuperare il gap con i competitor Allianz e Axa.