Economia
Generali, velleità dei consiglieri Crt. Ma pareri legali smontano i desiderata
La nota legale visionata da Affaritaliani.it
Parere legale ad hoc commissionato allo studio Tosetto-Weigmann sulle incompatibilità per i consiglieri Crt con la partecipazione al board delle Generali
Chi saranno quei consiglieri di amministrazione della Fondazione Crt, azionista di pezzi da 90 del sistema bancario assicurativo italiano come UniCredit (con l'1,6%), Banco Bpm (con l'1,78%) e Assicurazioni Generali (1,7%, ma la quota potrebbe esser superiore, fino al 2%), che bramano di far parte della lista probabilmente “lunga” (di maggioranza) che Francesco Caltagirone sta preparando per il rinnovo delle cariche sociali a Trieste e su cui l’ingegnere capitolino alzerà il velo dopo il 10 marzo?
Già, perché secondo quanto Affaritaliani.it ha potuto verificare, qualcuno del board dell’ente di Via XX Settembre a Torino ha richiesto un parere legale ad hoc allo studio Tosetto-Weigmann, griffe sabauda, sulle incompatibilità esistenti in capo ai consiglieri per le cariche di vertice (“funzioni di amministrazione, direzione o controllo”, si legge nella nota) non solo nella banca conferitaria della Crt (UniCredit), ma anche “nelle società concorrenti” di questa “o di società del suo gruppo”.
E il convitato di pietra è proprio la compagnia guidata da Philippe Donnet, in concorrenza sul mercato della distribuzione dei prodotti assicurativi con la banca di Andrea Orcel che, grazie a un accordo di bancassurance con la tedesca (sua azionista) Allianz, piazza le polizze teutoniche ai clienti dai propri sportelli.
E qui i legulei smorzano ogni velleità di doppi incarichi, sentenziando “l’incompatibilità” per gli aspiranti consiglieri delle Generali. Sempre che Caltagirone abbia deciso di gettonarli (per skill tecniche e blasonato curriculum impressiona-fondi) per la propria super-lista nella battaglia primaverile di Trieste, in cui sfiderà il duo Mediobanca e De Agostini. Per i consiglieri della Crt sarebbe bastato prestare attenzione a quanto ben sottolineato in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario il 13 gennaio da parte del presidente dell’Acri (nonché numero uno dell’ente cugino piemontese Compagnia SanPaolo) Francesco Profumo. Ovvero che "i componenti degli organi delle fondazioni non possono esercitare funzioni negli organi delle banche, nè in società di queste concorrenti, grazie alla presenza di rigide disposizioni statutarie e legislative che evitano l'interlocking directorate e assicurano l'autonomia e l'indipendenza delle società bancarie partecipate".
Avrebbe evitato agli interessati committenti il dover aprire poi il proprio portafoglio per i pareri legali. Ma chi sono gli indiziati? All'ombra della Mole, ma anche altrove, si fanno i nomi non soltanto della vicepresidente Caterina Bima, notaio e moglie dell’ex vicepresidente del Csm ed ex viceministro dell’Economia Michele Vietti, ma anche dell’altro vice di Giovanni Quaglia, Maurizio Irrera, ordinario di diritto commerciale all’Università di Torino e avvocato, che ha studiato a fondo il tema governance del Leone e di Marco Giovannini, ingegnere romano ex presidente e amministratore delegato di Guala Closures prima dell'arrivo di Investindustrial di Andrea Bonomi.
@andreadeugeni