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Economia
Governo, Confindustria: rischio crescita zero nel terzo trimestre. L'allarme

"Nel terzo trimestre l'economia appare ancora debole, dopo che nel secondo il Pil era risultato piatto". Lo scrive il Centro studi di Confindustria descrivendo nell'ultima congiuntura un'Italia "bloccata". "Accanto alla conferma di alcuni segnali di miglioramento, perdura una lunga serie di dati negativi, che riflettono anche uno scenario globale non brillante e con rischi al ribasso", afferma l'associazione degli imprenditori che vede l'industria "in affanno", l'export e gli investimenti a rischio e qualche segnale di recupero solo per i servizi e i consumi.

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La situazione non è rosea, soprattutto guardando al contesto internazionale: la Germania è in panne, evidenzia il Centro Studi, gli Usa non crescono come dovrebbero, la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina pesa sulle prospettive del commercio mondiale, il Vecchio Continente potrebbe essere segnato dalle conseguenze di una hard Brexit e dai Paesi in via di sviluppo non arriva più grande slancio. In questo quadro, gli indicatori annunciano una flessione degli investimenti nel terzo trimestre (dopo il +1,9% nel secondo). Gli ordini interni dei produttori di beni strumentali sono scesi a livelli molto bassi a luglio-agosto.

La fiducia delle imprese manifatturiere è calata ancora in agosto, ai valori del 2015. Meglio sembrano invece andare i consumi. Dopo un secondo trimestre a crescita zero, per i consumi lo scenario e' migliorato. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo hanno recuperato a luglio-agosto, pur su bassi valori. La fiducia delle famiglie è rimasta su discreti livelli in agosto, dopo il balzo a luglio, specie per un maggiore ottimismo sull'economia.

L'aumento dell'occupazione (+1,2% nei primi 7 mesi) sostiene il reddito. Confindustria nota quindi il calo del rendimenti dei titoli di Stato ma non si accontenta. "In agosto - si legge nella congiuntura - è proseguita la discesa del tasso sul Btp decennale, fino a 1,01%. Una tendenza comune agli altri paesi dell'Eurozona: il trend calante dei rendimenti, innescato dalla Bce, e' partito da giugno.

Ma lo spread sovrano sui rendimenti italiani resta troppo alto: il tasso in Germania e' scivolato a -0,74%, in Francia è a -0,42%, in Spagna appena sopra lo zero (0,12%). Lo spread continua a pesare sulla competitivita' delle aziende italiane, anche se il calo del Btp potrebbe contribuire ad arginare la stretta sul credito in Italia, originata nel 2018 proprio dai tassi alti: i prestiti sono in calo (-0,9% annuo a giugno), con un costo fermo ai minimi (1,4%)" .

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