Economia
Governo, Serra ad Affaritaliani.it: "Con Lega e M5S boom del debito"
Il renziano Davide Serra, Ceo del Fondo Algebris, fa il punto sullo scenario politico dopo il primo giro di consultazioni al Quirinale e...
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
CERNOBBIO - "Chiunque arriverà a Palazzo Chigi dovrà migliorare i dati sul Pil e sull'occupazione già in crescita e, allo stesso tempo, ridurre il debito. Proprio come ha fatto Matteo Renzi. Negli ultimi quattro anni Lega e M5S hanno votato insieme in Parlamento nel 63% dei casi, la più alta percentuale di qualsiasi altra forza politica. Ora, quindi, devono prendersi la responsabilità di governare il Paese e accantonare le promesse fatte in campagna elettorale, perché irrealizzabili". Il renziano Davide Serra, amministratore delegato del Fondo Algebris intervistato da Affaritaliani.it a Cernobbio al workshop Ambrosetti, fa il punto dello scenario politico dopo il primo giro di consultazioni al Quirinale.
L'INTERVISTA
Algebris Investments ha appena comprato un portafoglio costituito da crediti non performing secured (per la maggior parte classificati a inadempienza probabile) da Creval per un valore lordo di libro di oltre 245 milioni di euro, ad un prezzo superiore al 43% del valore di libro lordo. Un prezzo molto alto rispetto alle cifre chein media circolano sul mercato, ha fatto notare qualche operatore…
“Algebris investe analizzando prestito per prestito. Chi commenta il numero senza aver radiografato ogni singola posizione, proprio come fa il mio team, non comprende il reale valore dell’asset sottostante. E’ alquanto irrazionale in questi casi adottare un approccio ‘un tanto al kilogrammo’”.
Quali altre operazioni di cessione di crediti in sofferenza Algebris ha messo nel mirino?
“Tutto ciò che è secured, real estate, Nord Italia, grandi volumi e grosse posizioni lo guardiamo. Negli ultimi quattro anni abbiamo acquistato 45 portafogli da ben 32 banche. Non c’è player del sistema bancario italiano che non abbiamo radiografato. Siamo il primo team per analisi di Npl in Italia e in quattro anni investiremo quasi due miliardi di euro di equity che è come fare una ricapitalizzazione di due miliardi del sistema bancario”.
In occasione dell’aumento di capitale del Creval, di cui Algebris ha acquisito portafogli di sofferenze, qualche commentatore ha ritirato in ballo il termine “aumenti baciati 2.0”, come avvenuto in Carige in cui la banca ha ottenuto delle sub-garanzie del proprio aumento di capitale da alcuni soggetti interessati ad acquistare i suoi Npl…
“Abbiamo quattro strategie diverse. Algebris investe in equity, credito, Npl e global macro e ogni strategia fissa i suoi obiettivi. Nel caso di Carige abbiamo sottoscritto un contratto sub-underwriting, senza comprare alcuna azione di un’operazione che è andata a buon fine e senza portare a casa nessun Npl. Nel caso del Creval, invece, abbiamo guardato all’investimento nell’equity ritenuto interessante e poi abbiamo valutato anche gli Npl. Essendo investitori diversi, ogni fondo di Algebris ha una strategia propria. Sono tutti soggetti in conflitto d’interesse. In alcuni casi, dove c’è più valore nei bilanci, apriamo più dossier, in altri invece scartiamo tutti i fronti”.
Lo scenario politico per la formazione del nuovo governo in Italia è molto complesso. In più, dalle urne sono usciti vincitori alcuni schieramenti che in passato hanno assunto posizioni euroscettiche. Perché i Btp sui mercati non stanno accusando il colpo?
“Le banche centrali stanno continuando a stampare moneta e a comprare titoli di Stato ogni mese, comprimendo quindi lo spread. Appena in autunno smetteranno di farlo, il differenziale Btp-Bund tornerà ad allargarsi”.
Chi vorrebbe come presidente del Consiglio? Come si evolverà la situazione dopo il secondo giro di consultazioni?
“E’ troppo difficile prevederlo. Siamo un Paese che guadagna 100 e che da 40 anni spende 103, portando il debito a un livello molto elevato. I due partiti che hanno vinto le elezioni non vogliono spendere solo 3 all’anno, ma con flat-tax, reddito di cittadinanza e revisione della legge Fornero almeno il 5-7. C’è un piccolo problema: nessuno investitore poi presterà più i soldi all’Italia. Al netto di grossi tagli alla spesa, Lega e M5S non riusciranno a rispettare i loro programmi elettorali perché non ci sono le risorse per farlo. Chi voglio a Palazzo Chigi? Per fare una metafora calcistica, gli investitori non tifano per l’allenatore, ma guardano alla squadra”.
Può spiegare?
“Guardano la situazione economica del Paese. Chiunque venga ha tre numeri con cui cimentarsi: i 22 milioni di posti di lavori che sono diventati 23, il Pil salito a due trilioni di euro e il rapporto debito/Pil che deve rimanere costante o scendere. Chiunque arriverà a Palazzo Chigi dovrà migliorare queste cifre”.
Facendo i nomi dei partiti, gli investitori sarebbero più contenti di vedere una coalizione M5S-Lega o M5S-Pd?
“Anche qui, osservo i numeri. Negli ultimi quattro anni Lega e M5S hanno votato insieme in Parlamento nel 63% dei casi, la più alta percentuale di qualsiasi altra forza politica. Su tre leggi, due le hanno votate in maniera identica”.
E quindi?
“Penso che sia corretto e democratico, visto che sono i due partiti che hanno vinto le elezioni, che ora M5S e Lega si assumano la responsabilità di governare, avendo votato in passato in maniera simile per i due terzi della produzione legislativa delle Camere. Visto che gran parte delle promesse elettorali sono irrealizzabili, però, il mio timore è che i 5 Stelle vogliano coinvolgere in una coalizione il Pd per poi affibbiargli la responsabilità di ciò che non riusciranno a fare”.
Lei è stato un grande sponsor di Matteo Renzi, il vero sconfitto delle elezioni. Come ha fatto il Pd a passare dal 40,8% delle Europee del 2014 al 18,7% delle Politiche, perdendo circa cinque milioni di voti?
“Non sono un politologo, ma anche qui guardo i numeri. Negli ultimi 40 anni, i governi in media hanno creato circa 200 posti di lavoro al giorno nelle aziende. Nei quattro anni di esecutivo Renzi-Gentiloni, invece, circa 800. Il numero più alto della storia del Paese da fine anni ’70. Il Pil, che per 20 anni è stato a livello zero e che negli ultimi 10 ha perso circa 10 punti, durante gli ultimi due governi ha guadagnato al contrario quattro punti. Sono le cifre più belle che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi 40 anni. Il tutto con il debito finalmente in discesa. Il resto non riesco a leggerlo, ma il nuovo premier dovrà far meglio”.
Nel 2019, bisognerà trovare il successore di Mario Draghi alla guida della Bce: chi vorrebbe come nuovo presidente? In pole ci sono il presidente della Banca Centrale di Finlandia Erkki Liikanen e quello della Bundesbank Jens Weidmann...
“Preferirei il presidente della Banca Centrale di Francia Francois Villeroy de Galhau, di madrelingua tedesca perché nato in Alsazia e che rappresenterebbe l’asse franco-tedesco, elemento portante dell’Europa. In più, a differenza di Weidmann, Villeroy de Galhau è un vero banchiere centrale e in Bce è già stato fatto un errore chiamando un politico come lo spagnolo Luis de Guindos a sostituire come vicepresidente il portoghese Vítor Constancio”.